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eCub, lo scooter elettrico su base Honda

Shanghai Customs ha creato un prototipo elettrico partendo da un classico Honda Cub. L’intento è di conquistare il promettente mercato delle due ruote a emissioni zero. L’eCub ha motore posteriore abbinato alla frenata rigenerativa e batterie agli ioni di litio che consentono un'autonomia di circa 50 km. L’erogazione della potenza e della coppia sono personalizzabili in base allo stile di guida preferito
Un’idea di Matthew Waddick
In attesa che Honda debutti in modo ufficiale nel mondo delle due ruote elettriche, a qualcuno è venuta l’idea di trasformare il celebre scooter Cub in un mezzo a batterie. La proposta arriva dalla Cina, è più precisamente dalla Shanghai Customs (SC), azienda specializzata nella customizzazione di motociclette e da un po’ di tempo impegnata pure nella conversioni di moto tradizionali in elettriche. Una scelta indotta dalla possibilità di entrare in un mercato promettente, quello dei veicoli a emissioni zero. In molte città della Cina le moto sono vietate per ragioni di sicurezza e di inquinamento e nella stessa Shanghai per ottenere una targa si devono sborsare 450.000 yuan (circa 57.200 euro), mentre per una licenza per un ciclomotore a batterie basterebbero circa 50 yuan (42 euro). Differenza di rilievo che Matthew Waddick, titolare della Shanghai Customs, vuole sfruttare per commercializzare quello che è ribattezzato SC eCub. Si tratta di un ciclomotore elettrico ricavato modificando l’Honda Cub, o meglio il clone cinese costruito da alcune aziende locali dopo la scadenza del brevetto Honda. Un modello estremamente diffuso nel paese asiatico e con un telaio che si presta bene alla conversione. L’intenzione di Waddick è di creare un modello dallo stile attrattivo e di buona qualità per competere con l’agguerrita concorrenza interna fatta di scooter realizzati per lo più con le vecchie e poco efficienti batterie al piombo. Un controsenso visto che in Cina si producono le componenti per la maggior parte delle moto elettriche di qualità del mondo, materiale che Waddick vuole utilizzare per la eCub. Il prototipo in fase di sviluppo è equipaggiato con un motore nel mozzo posteriore da 2 kW e batterie con celle agli ioni di litio da 1,2 kWh della Panasonic Sanyo. Il sistema prevede tre livelli di frenata rigenerativa pensati per ridurre gli spazi d’arresto salvaguardando l’uso dei freni e per prolungare l’autonomia. Un espediente che ha consentito a Waddick e ai suoi collaboratori di raggiungere l’obiettivo previsto di 50:50, ossia una velocità di 50 km/h e un’autonomia di 50 km. Altra soluzione di interesse adottata è la possibilità di programmare l’erogazione di potenza e coppia dell’eCab in base allo stile di guida desiderato. La trasformazione ha richiesto numerose modifiche pure alla ciclistica con l’adozione, tra l’altro, di sospensioni regolabili e di pneumatici da 18x3,25”. Aggiornato anche l’impianto elettrico riducendo il voltaggio da 60 a 12V per fare funzionare le luci a Led e gli indicatori di direzione. Ora si tratta di perfezionare il tutto e avviare la produzione con la speranza che la risposta del mercato sia positiva.
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