Salta al contenuto principale

Dakar 2019: Dutto e Gonçalves, quando la tenacia non basta

La 5ª tappa della Dakar 2019 è stata segnata da diversi abbandoni. Due in particolari sono più difficili da accettare di altri: l’esclusione del pilota paraplegico Nicola Dutto a causa di un paradossale fraintendimento con la direzione gara, e il ritiro di Paulo Gonçalves dopo aver lottato per cinque giorni contro il dolore
Una gara spietata
Solo il giorno prima aveva definito meravigliosa la sua esperienza in Perù. Nicola Dutto era un pilota di motorally anche prima dell’incidente del 2010 che l’ha reso paraplegico ma, dal 2012, anno in cui ha ripreso a correre grazie a una moto attrezzata per le sue esigenze, è diventato una sorta di supereroe.
Nonostante la disabilità, infatti, il cuneese ha partecipato a diverse competizioni, proprio come faceva prima dell’infortunio, migliorando progressivamente le sue prestazioni tanto da prendere seriamente in considerazione la possibilità di prendere parte alla regina delle corse. Così, dopo due anni di allenamento, il 6 gennaio scorso Nicola ha coronato il sogno di calcare il palco di Lima e partire per la Dakar 2019.
Grazie a una KTM appositamente modificata – con un telaio multitubolare, una gabbia contenitivo per le gambe e i comandi sul manubrio – Dutto, affiancato da tre ghost riders col compito di aiutarlo durante le cadute, ha dimostrato di essere in perfetta forma, guidando bene e superando le difficili dune peruviane, comprese le zone col terribile fech-fech.
Per Nicola sono state quattro giornate estenuanti, portate a termine con soddisfazione assieme agli spagnoli Víctor Rivera, Pablo Toral e Julián Villarrubia, entusiasti di far parte di un’impresa così importante e ambiziosa, che sembrava avere ottime chance di arrivare fino al traguardo di Lima. Invece giovedì sera, a causa di un malinteso con i commissari, la loro favola è stata bruscamente interrotta.
Durante il primo giorno della tappa marathon Arequipa-Montegua, i quattro motociclisti hanno portato a termine la prima parte della speciale: 405 chilometri di tratto selettivo intervallati da una neutralizzazione. Ma al chilometro 70 la moto dell’apripista si è spenta nel fech-fech e, dopo due ore di tentativi per rimetterla in moto, gli altri sono stati costretti a lascarlo e proseguire in tre. Dutto, accompagnato dagli altri due ghost riders, ha proseguito la corsa ma a questo punto è stata la moto di un altro di loro a dare segni di malfunzionamento e il pilota cuneese ha deciso di usare la possibilità (offerta a tutti almeno una volta durante la gara, secondo quanto era stato comunicato) di proseguire verso il bivacco per riparare il mezzo e ripartire con la tappa successiva. Quindi hanno raggiunto il punto di controllo dove è stato detto loro che la scelta era legittima e consentita, elemento che è stato ribadito anche in una telefonata della direzione di gara.
Al bivacco, però, il direttore di gara ha squalificato immediatamente Dutto dalla Dakar a causa della sua decisione di abbandonare il tracciato e di fare un tratto di strada asfaltata per raggiungere il campo. Venerdì mattina, poi, è arrivata un’altra comunicazione ufficiale che sosteneva che Nicola era ancora in gara; ma, a quel punto, le moto del pilota e dei suoi accompagnatori erano già sul camion e i concorrenti non hanno avuto modo di presentarsi alla partenza in tempo per riprendere regolarmente la competizione.
L’amarezza di Nicola è indescrivibile, sia perché l’annuncio dell’esclusione è arrivato come un fulmine a ciel sereno, sia perché il pilota si era reso conto di avere le capacità per portare a termine il rally. Una beffa che non ha intenzione di perdonare alla ASO che con questa decisione perde non solo il pilota mentalmente più forte di quest’anno, ma anche la possibilità di scrivere la storia.
Nello stesso giorno è arrivata un’altra brutta notizia. Nonostante si tratti di una vicenda completamente diversa, dispiace sapere che anche un altro concorrente che ha stretto i denti per cinque giorni si è dovuto ritirare. Si tratta di Paulo Gonçalves, il portoghese di HRC che, solo un mese fa, è stato sottoposto a un intervento chirurgico in cui gli è stata asportata la milza, ma che ha fatto di tutto per riprendersi in tempi record ed essere ai nastri di partenza della 41ª edizione della gara. Portoghese, 39 anni, campione del mondo FIM Cross-Coutry Rallies 2013 e medaglia d’argento alla Dakar 2015, “Speedy” Gonçalves stava disputando la gara per la 12ª volta e, malgrado non avesse recuperato totalmente la forma fisica, giorno dopo giorno si era assistito a un graduale miglioramento delle sue prestazioni; la sua forza di volontà, però, non è bastata. Alla 5ª tappa e ultima parte della marathon, Paulo, dopo 155 chilometri di speciale, è stato vittima di una caduta piuttosto seria, che gli ha causato una probabile frattura alla mano oltre a un lieve trauma cranico. Trasportato al bivacco in elicottero, non ha potuto fare altro che constatare, per la quinta volta nella sua carriera dakariana, la fine della corsa. Un duro colpo anche per Honda che, dopo Joan Barreda, perde un altro dei suoi alfieri.

Aggiungi un commento