Salta al contenuto principale

Food delivery, Di Maio incontra i riders delle consegne su due ruote

Il neo vicepremier nonché Ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha incontrato a Roma i riders impegnati, in bici e in motorino, nella consegna di cibo a domicilio. Abbandonati, senza tutele né contratti, i ciclo-fattorini dei principali brand di food delivery rappresentano oggi quei lavoratori della gig economy privi di qualsiasi diritto sindacale. “Il governo - dice Di Maio - può portare i colossi che gestiscono i fattorini al tavolo. Sarà il primo atto del ministero”
Diritti minimi e una paga dignitosa
Simbolo di una generazione abbandonata senza tutele e contratto”, una delegazione di fattorini impegnati nella consegna di cibo a domicilio è stata convocata dal Ministro del Lavoro Luigi Di Maio per fare il punto sui diritti della categoria. "Molti ragazzi hanno problemi ad avere diritti minimi, come una paga dignitosa e un’assicurazione", ha spiegato il neo Ministro a margine dell’incontro - Iniziamo da oggi un percorso che passa per un modello di lavoro più dignitoso e con salario minimo orario. Il governo può portare i colossi che gestiscono i fattorini al tavolo. Sarà il primo atto del Ministero”.
Tra scioperi e manifestazioni - l’ultima quella indetta venerdì a Milano - sono ormai due anni, sanciti cioè dalla sentenza del tribunale di Torino che ad aprile ha negato lo status di lavoratori subordinati a sei ciclo-fattorini licenziati da Foodora che avevano organizzato il primo sciopero nel 2016, che i rider impegnati in bici e in motorino nella consegna del cibo a domicilio sono diventati il “simbolo del lavoro digitale”, nonchè di una fascia di lavoratori non normalizzati e di fatto privi di qualsiasi diritto sindacale.
Qualcosa, però, s’è mosso. Lo scorso 31 maggio, a Bologna, è stata firmata la carta dei diritti dei lavoratori digitali con le piattaforme delle consegne di cibo a domicilio: il documento, primo in Italia a fissare una serie di impegni per le aziende della gig economy, prevede una paga minima oraria, assicurazioni, indennità meteo e contratti trasparenti. È, in pratica, quanto promesso da Di Maio che, pur non entrando nello specifico delle proposte, ha chiaramente parlato di uno stipendio minimo garantito.
I riders, attualmente organizzati in turni stabiliti secondo algoritmi e pagati pochi euro a consegna, chiedono un inquadramento più preciso, che li consideri, quantomeno come “parasubordinati”, in modo tale da condividere con il datore di lavoro spese e responsabilità.
Al di là delle coperture necessarie e della fattibilità vera e propria di uno stipendio minimo garantito (tutta da dimostrare), l’urgenza sembra appunto quella di normalizzare le “zone grigie” generate da quelle attività economiche emerse attraverso l’uso di strumenti digitali e che, per forza di cose, ricadono in primis sui lavoratori. Bisogna trovare, in pratica, una via di mezzo che favorisca da una parte la crescita e lo sviluppo economico ma che tuteli dall’altra i lavoratori che vi sono impegnati. Intanto, il Riders Union di Bologna, cioè il sindacato che rappresenta i fattorini della città, ha chiesto che le disposizioni contenute nella Carta dei diritti firmata a Bologna siano allargate a tutto il territorio nazionale. Quello tenutosi a Roma tra il ministro Di Maio e i fattorini rappresenta infatti soltanto “un incontro conoscitivo”: i rider incontreranno il ministro la prossima settimana per fare il punto della situazione. 
Aggiungi un commento