Caos autovelox: il Ministero si difende ma la Cassazione vale di più
Il MIT si difende da un'ingiunzione prendendo di mira le sentenze della Cassazione sull'omologazione degli Autovelox, ma cambierà poco o nulla...
La diffida al MIT
La questione degli autovelox torna al centro del dibattito dopo la lettera con cui il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il 21 novembre, ha replicato a una diffida presentata dalla società Ci.ti.esse Srl, specializzata nella fornitura di sistemi di controllo del traffico tra cui gli autovelox.
Ci.ti.esse ha messo in mora il Ministero per non aver emanato il decreto tecnico previsto dal Regolamento di esecuzione del Codice della Strada per procedere all'omologazione degli autovelox. Dal canto suo, il MIT si mantiene però fermo sulla propria interpretazione, arrivando a sottolineare come la prosecuzione dei ricorsi potrebbe persino configurare lite temeraria. Un “punto di vista” quasi opposto a quello della Cassazione. La questione è piuttosto complicata: cerchiamo di fare chiarezza…
Approvazione e omologazione: due strade alternative
Uno dei punti centrali della posizione del MIT riguarda l’articolo 192 del Regolamento del Codice della Strada, che stabilisce che i dispositivi per l’accertamento delle infrazioni possono essere resi utilizzabili tramite omologazione oppure approvazione. In pratica, secondo il Minister, approvazione e omologazione sarebbero equivalenti sul piano funzionale. In più non esisterebbe alcun obbligo di emanare ulteriori decreti tecnici per rendere legittimi gli strumenti approvati. Per gli enti locali si tratta di un passaggio rilevante perché confermerebbe la piena legittimità degli apparecchi “approvati”, che continuano a essere ampiamente utilizzati dalle Polizie Locali in tutta Italia.
Il confronto con le pronunce della Cassazione
Dal canto suo, Ci.ti.esse Srl, cioè il fornitore di apparecchiature nonché società ricorrente, aveva citato ordinanze della Cassazione che evidenziano come omologazione e approvazione non possano essere pratiche equiparabili e quindi, in mancanza di omologazione le multe degli Autovelox non sono regolari.
Il MIT sostiene però che tali sentenze non rappresentino un orientamento univoco. Inoltre, secondo il Ministero, quelle pronunce non tengono conto delle norme successive al 1992, in cui il legislatore parla esplicitamente di strumenti “omologati o approvati”. La Cassazione, di contro, nelle sue ultime ordinanze continua invece a ribadire l’opposto. Emblematica in tal senso la recente pronuncia in merito ad un ricorso presentato dal Comune di Ventimiglia. In quell’occasione, la corte aveva dichiarato manifestamente infondato il ricorso, invitando l’ente a rinunciare anche a tutti gli altri e confermando così una linea già tracciata nelle precedenti ordinanze: “l’approvazione ministeriale non equivale all’omologazione”.
Cosa succede ora?
Una semplice lettera del Ministero non è equiparabile come valore alle sentenze della Corte di Cassazione, pertanto la diatriba approvazione/omologazione resta tuttora in sospeso. O meglio: le sentenze ci sono e parlano chiaro, mentre una soluzione definitiva da parte del legislatore non appare nemmeno all'orizzonte.