Cambrige, nuove batterie super potenti
I ricercatori dell’Università di Cambridge hanno scoperto il modo per ottenere molta più energia, quasi 10 volte in più, dalle batterie al litio. La reazione con l’ossigeno potrebbe assicurare alle moto elettriche prestazioni - anche in termini di autonomia - al pari delle sorelle più inquinanti. La strada della ricerca è però ancora molto lunga
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Un punto di svolta?
Lo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Cambridge potrebbe, una volta per tutte, concretizzare il sogno di chi, al tradizionale motore benzina, preferisce il più ecologico elettrico. Come risaputo, uno tra i più grandi ostacoli riscontrati dai costruttori di moto e zero emissioni è quello relativo all’alimentazione: attualmente non ci sono infatti batterie sufficientemente potenti e durature da permettere all’elettrico di eguagliare, nelle prestazioni ma soprattutto nelle autonomie, i motori a scoppio.
Quanto pubblicato dagli studiosi racconta di nuovissime batterie aria-litio, capaci di creare tensione sfruttando la reazione tra ioni e ossigeno. Semplificando di molto,: durante il processo di reazione, formando perossido di litio, gli ioni caricati positivamente generano energia elettrica fino a 10 volte in più rispetto a quanto avviene per le batterie “tradizionali”. Tra le controindicazioni riscontrate durante gli studi, quella della forte “instabilità”, risola, parrebbe, grazie all’utilizzo di un “soffice” elettrodo a base di grafene…Al di là delle implicazioni tecnico-scentifiche, sicuramente troppo complesse per essere qui trattate, il risultato parrebbe davvero senza precedenti: una batteria delle dimensioni e dal peso di un serbatoio pieno, capace di “regalare” alla moto uguali prestazioni. Magnifico, sì, ma attenzione a non cantare vittoria troppo presto: i ricercatori stessi hanno infatti spiegato che, nonostante la strada sia quella giusta, prima di arrivare al traguardo, alla commercializzazione cioè vera e propria, in programma ci sono ancora una decina di anni. Delusione. Gli scienziati sono però molto contenti: “Quello che abbiamo ottenuto è un significativo passo in avanti per questa tecnologia e suggerisce nuove aree per la ricerca - ha spiegato il professor Clare Grigio del Dipartimento di Chimica di Cambridge - non abbiamo risolto tutti i problemi inerenti, ma i nostri risultati mostrano percorsi in avanti verso un dispositivo pratico”.
‘"C'è ancora un sacco di lavoro da fare - ha aggiunto il dottor Tao Liu, anch’egli membro del Dipartimento nonché primo autore dello studio - quello che abbiamo visto qui suggerisce che ci sono modi per risolvere questi problemi. Forse abbiamo appena avuto modo di guardare le cose una nuova prospettiva”.
Quanto pubblicato dagli studiosi racconta di nuovissime batterie aria-litio, capaci di creare tensione sfruttando la reazione tra ioni e ossigeno. Semplificando di molto,: durante il processo di reazione, formando perossido di litio, gli ioni caricati positivamente generano energia elettrica fino a 10 volte in più rispetto a quanto avviene per le batterie “tradizionali”. Tra le controindicazioni riscontrate durante gli studi, quella della forte “instabilità”, risola, parrebbe, grazie all’utilizzo di un “soffice” elettrodo a base di grafene…Al di là delle implicazioni tecnico-scentifiche, sicuramente troppo complesse per essere qui trattate, il risultato parrebbe davvero senza precedenti: una batteria delle dimensioni e dal peso di un serbatoio pieno, capace di “regalare” alla moto uguali prestazioni. Magnifico, sì, ma attenzione a non cantare vittoria troppo presto: i ricercatori stessi hanno infatti spiegato che, nonostante la strada sia quella giusta, prima di arrivare al traguardo, alla commercializzazione cioè vera e propria, in programma ci sono ancora una decina di anni. Delusione. Gli scienziati sono però molto contenti: “Quello che abbiamo ottenuto è un significativo passo in avanti per questa tecnologia e suggerisce nuove aree per la ricerca - ha spiegato il professor Clare Grigio del Dipartimento di Chimica di Cambridge - non abbiamo risolto tutti i problemi inerenti, ma i nostri risultati mostrano percorsi in avanti verso un dispositivo pratico”.
‘"C'è ancora un sacco di lavoro da fare - ha aggiunto il dottor Tao Liu, anch’egli membro del Dipartimento nonché primo autore dello studio - quello che abbiamo visto qui suggerisce che ci sono modi per risolvere questi problemi. Forse abbiamo appena avuto modo di guardare le cose una nuova prospettiva”.
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