Bollo auto e moto: dal 2026 si cambia (e non in meglio)
Dal 2026 chi immatricola una moto (o un'auto) nuova dovrà dire addio alla vecchia flessibilità dei pagamenti. Il bollo si pagherà tutto e subito, senza più possibilità di versare solo una quota fino al raggiungimento dei “mesi cardine”
Bollo “fisso”
Dal 1° gennaio 2026, il bollo andrà pagato in un’unica soluzione, con scadenza legata al mese in cui avviene l’immatricolazione. Addio quindi alla possibilità di “frazionare” l’importo, come invece avviene oggi. Il cambiamento rientra nel 17° decreto attuativo della riforma fiscale e segna una discontinuità importante con il sistema attuale. Per capirci: fino a oggi, in gran parte delle Regioni – fatta eccezione per Lombardia e Piemonte, che già seguivano regole diverse – era possibile immatricolare una moto in mesi come febbraio o agosto e versare solo una quota parziale del bollo, in attesa del periodo utile per saldare l’annualità completa. Dal 2026, invece, chi mette su strada un mezzo nuovo dovrà pagare da subito l’intero importo annuale. E quella scadenza diventerà la stessa per tutti gli anni successivi.
Si pagherà anche in caso di fermo
Anche i veicoli sottoposti a fermo amministrativo, magari per violazioni gravi al Codice della Strada, non saranno più esentati dal pagamento. Una sentenza della Corte costituzionale del 2017 aveva riconosciuto l’esenzione in questi casi, ma la riforma chiude ogni margine di interpretazione: se il mezzo è iscritto al PRA, il bollo va pagato. Punto. Che circoli oppure no. D’altra parte, si giustifica il Fisco, il bollo è una tassa di possesso e non di circolazione. Una pessima notizia per chi già alle prese con il fermo e magari con procedure di riscossione in corso, dato che all’obbligo di saldare il bollo si aggiungono ovviamente sanzioni, interessi e spese di notifica, con l’Agenzia delle Entrate pronta a iscrivere a ruolo anche gli importi relativi ai mezzi bloccati.
Il superbollo? Rimane...
Nessuna novità invece per quanto riguarda il superbollo, la tassa aggiuntiva che colpisce i veicoli con potenza superiore a 185 kW. Nonostante le critiche – e le proposte di revisione – l’imposta resta in vigore senza ritocchi. Chi compra auto molto potenti continuerà a pagare un’addizionale su ogni kilowatt in più.