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Autovelox sotto esame: censimento nazionale e multe a rischio annullamento

Dal 30 novembre scatterà la “tagliola”: gli autovelox non registrati nella piattaforma del Mit non potranno più essere utilizzati. Il vero nodo da sciogliere resta però l’omologazione, che mette a rischio migliaia di multe e alimenta un mare di ricorsi

Il censimento degli autovelox

È partito il primo vero censimento nazionale degli autovelox. Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Polizia Stradale, Carabinieri, Comuni e Province hanno 60 giorni di tempo per inserire i dati relativi ai dispositivi in uso nella nuova piattaforma telematica del Mit.
L’obiettivo? Fare ordine e chiarezza su quanti apparecchi siano effettivamente attivi lungo le strade italiane e con quali caratteristiche, così da rendere più trasparente un sistema che negli anni è stato spesso percepito come (usiamo un eufemismo) “opaco”. 

Omologazione, approvazione e validità delle multe

Il punto più spinoso resta però quello sulla validità delle sanzioni. La Cassazione, con l’ordinanza 10505/2024, ha stabilito che un verbale per eccesso di velocità è legittimo solo se l’apparecchio è debitamente omologato. La semplice approvazione ministeriale - ve ne abbiamo parlato in più occasioni - non basta poichè i due procedimenti, pur simili, non sono equivalenti. Morale: la multa erogata da uno strumento omologato ma non approvato (o viceversa) non vale e può essere annullata.  E qui nasce il problema: in Italia non esiste ancora una procedura di omologazione vera e propria, benché il Codice della Strada la preveda fin dal 1993. Oggi gli autovelox sono soltanto “approvati” e questo lascia spazio a migliaia di ricorsi, con automobilisti che contestano le multe e chiedono anche la restituzione dei punti sulla patente.
Il risultato è un caos normativo che pesa sia sui cittadini (che non sanno se la sanzione sia davvero valida) sia sui Comuni che, a fonte di un gettito pari a circa 1,5 miliardi di euro l’anno derivante dai verbali per eccesso di velocità,  sono stati spesso accusati di usare apparecchi “fuori norma” solo per fare cassa.

Nel frattempo, lo ricordiamo, sono cambiate anche le regole di istallazione dei nuovi dispositivi. Ve ne parlavamo qui: Autovelox: dove si possono mettere e come vanno segnalati

Quanti apparecchi sono davvero in funzione

Un’altra incognita riguarda i numeri reali. Forse il censimento potrà fare chiarezza almeno su questo punto.  Secondo le stime, in Italia sarebbero stati installati circa 11.000 autovelox, ma quelli effettivamente operativi non supererebbero i 7.000. Una forbice ampia che rende il censimento ancora più importante: solo con dati ufficiali sarà possibile sapere quanti dispositivi sono in uso e in quali condizioni, distinguendo tra quelli attivi, inattivi o obsoleti.

E a tal proposito: Autovelox nel mondo: il 10% è in Italia!


 

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