Aumento pedaggi autostrade: niente più rinvii, salasso subito?
La Corte Costituzionale ha stabilito che non si possono più bloccare gli aumenti dei pedaggi autostradali. Serve garantire soldi per manutenzione e sicurezza, e ora lo Stato dovrà trovare un equilibrio tra investimenti e impatto sui guidatori
Aumento pedaggi autostrade
Addio alle moratorie sui pedaggi autostradali: la Consulta ha dichiarato illegittime le norme che, tra il 2020 e il 2023, avevano sospeso gli aumenti in attesa dei nuovi Piani economico-finanziari (Pef). Secondo i giudici, il legislatore avrebbe alterato unilateralmente un rapporto contrattuale, modificando l’equilibrio tra Stato e concessionari e mettendo a rischio continuità amministrativa, libertà d’impresa e buon andamento della gestione autostradale. Cruciale in tal senso il ruolo dell’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) che, dal 2019, fissa i criteri uniformi per il calcolo tariffario, vincolanti per tutti. In pratica, il messaggio è il seguente: stop alle moratorie generalizzate, le regole esistenti vanno applicate, e la pubblica amministrazione deve chiudere i procedimenti senza ulteriori ritardi. Cosa non da poco considerato che in ballo ci sono manutenzione, investimenti, sicurezza e qualità del servizio. Un tema insomma che tocca direttamente cittadini, imprese e pendolari. Quali, dunque, gli effetti “concreti” della sentenza?
Effetti concreti su tariffe e investimenti
Le autostrade hanno bisogno di investimenti costanti, non solo di manutenzione ordinaria: viadotti, gallerie, adeguamenti di sicurezza richiedono programmazione e risorse. Se i ricavi dai pedaggi non possono essere congelati, allora bisogna trovare un riequilibrio alternativo per garantire la sostenibilità delle concessioni.
Cosa succede adesso?
La Corte costituzionale lo ha detto chiaramente: non si può bloccare a piacimento l’aumento dei pedaggi autostradali. Dal 2020 al 2023 i governi avevano deciso di rinviare gli aumenti, ma la Consulta ha bocciato questa scelta perché viola la Costituzione e mette in difficoltà i concessionari e lo Stato. Perché è importante? Le autostrade hanno bisogno di soldi per manutenzione, sicurezza e nuovi investimenti. Se non ci sono ricavi dai pedaggi, diventa difficile mantenere strade, ponti e gallerie in sicurezza. Pertanto, bisognerà trovare un equilibrio. Due opzioni principali. Una: aggiornare i pedaggi secondo le regole già esistenti; due: allungare la durata delle concessioni per permettere ai concessionari di rientrare degli investimenti fatti. Così come riportate da Il Sole 24 Ore, le stime parlano di 6-8 anni in più per Aspi e 2-4 anni per Gavio. Ovviamente, qualsiasi soluzione richiederà il via libera dell’Art e della Commissione europea per la compatibilità concorrenziale.
Attenzione però perché qualunque aumento dei pedaggi influenzerà pendolari, camionisti e aziende che viaggiano sulle autostrade. Il Governo insomma dovrà muoversi con estrema cautela.
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