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Rea vince il reclamo, Razgatlioglu restituisce il trofeo. Chi ha ragione dopo Magny-Cours?

Johnny ha dato il via alla protesta di Kawasaki per la millimetrica fuoriuscita di Toprak sul verde nel corso dell'ultimo giro, e ha avuto ragione. Yamaha non ha potuto che prendere atto della decisione della direzione gara, ma il suo pilota rimane con il dente avvelenato e sei punti in meno. Si preannuncia un finale di campionato infuocato
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La mossa di Jonathan Rea non è passata inosservata: nel post superpole race di domenica, il sei volte campione del mondo ha spiegato al fido Pere Riba di avere visto Toprak Razgatlioglu andare sul verde. Mentre la conversazione andava in onda live dal parco chiuso – con Johnny che si schermava la mano e confabulava dietro gli occhiali da sole con il suo capo tecnico- l'audio non era comprensibile, ma si capiva che c'era qualcosa di più rispetto alle solite impressioni che pilota e crew chief si scambiano a fine gara. La considerazione finale tra i due “ne parliamo a Guim (Roda, il team manager, ndr)” ha fatto però drizzare le antenne. E infatti più tardi Kawasaki ha inoltrato reclamo, mostrando come Razgatlioglu fosse passato sul verde – una questione di millimetri, difficile da rivedere anche con le immagini televisive- nel corso dell'ultimo giro, prima di venire superato dallo stesso Rea. Fosse finita con il campione del mondo in carica davanti e Toprak secondo, non ci sarebbe stato ovviamente nessun ricorso, ma la mossa del turco, con un sorpasso da antologia a tre curve dal termine, ha dato il via alla “revenge” del team verde.

Le ragioni di KRT
L'approccio di Kawasaki è stato molto aderente alle regole, e non è un caso che l'iniziativa sia partita dal suo pilota di punta. Intanto Johnny era stato l'unico a vedere il “fuorigioco millimetrico” di Toprak, in secondo luogo si può ipotizzare che il sorpasso subito abbia bruciato non poco nell'animo del nordirlandese. Forse però, più che lo schiaffo subito, a Rea è pesato l'intero ultimo periodo, con una Ninja che non tiene il passo della R1. Spesso Johnny si è trovato al limite e oltre, ci sono state cadute e molte vittorie sfumate: in pista il campione del mondo non vince da 10 round, il che è un'eternità nel suo caso. La perdita di competitività di Kawasaki è da imputare in parte al regolamento, che per via del cosiddetto balance of performance aveva ridotto di 500 giri motore il regime della ZX-10RR appena a una settimana dall'inizio del campionato. La cosa non è andata giù – pur con qualche ragione- alla squadra verde, e questa sembra tanto una vendetta in punta di diritto.

Le ragioni di Yamaha
Nel post gara Razgatlioglu ha riportato il trofeo del primo classificato personalmente nel box Kawasaki, e ha commentato con un “se sono contenti così, va bene, io ci rido su”. Il boss del team Yamaha (che era presente con il management al completo a Magny-Cours), Paul Denning, è stato meno tenero.“Complimenti, bella vittoria. Adesso il clima nel paddock cambierà radicalmente”.
Dal canto suo il pilota, al di là delle dichiarazioni, ci è rimasto comprensibilmente male, anche perché alle pacche sulle spalle e agli abbracci di Rea nel parco chiuso non sono seguite condotte in linea con lo stesso fair play. Toprak non ha voluto fare la parte di quello che perde la staffe, ma se è davvero così lo scopriremo solo a Barcellona nel prossimo round, pista che tra l'altro è il “quartier generale” di Kawasaki.

Chi è nel giusto?
Secondo noi dipende da che punto di vista la si guarda. Se manteniamo un approccio strettamente aderente al regolamento, Rea e Kawasaki hanno fatto bene: hanno sfruttato ogni possibilità, mettendo in secondo piano la sportività rispetto al business legato alla competizione, tanto più che KRT ha un conto aperto con Dorna e regole piuttosto discutibili.
Se la guardiamo sotto il profilo del fair play, è innegabile però che Razgatlioglu ha vinto il duello in pista, che l'infrazione è stata millimetrica e assolutamente ininfluente ai fini del risultato. Non solo, ma la fascia verde in quel punto del tracciato è quanto meno fuori luogo, una sorta di trappola nella quale non cadere.
Con queste premesse il duello in pista sarà da questo momento in poi ancora più infuocato: e dire che di carenate a Magny-Cours ne abbiamo già viste parecchie...

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