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Ducati Monster 900 Milano Cafe Racers, eleganza veloce per la Sprint Race

A The Reunion quest'anno il gruppo Milano Cafe Racers ha fatto sul serio, portando nella gara di accelerazione una bella Ducati Monster 900 e sfiorando il colpo grosso... 
Nero e oro a due cilindri
I ragazzi del Milano Cafe Racers avevano promesso che sarebbero tornati quest’anno a The Reunion col mezzo giusto per vincere la Sprint Race, come conferma il loro “team principal” Davide Virardi: "Il nostro è un sodalizio di amici con un gruppo su Facebook, zero formalità da associazione, siamo più vicini a un patch club se vogliamo. Tutti abbiamo la stessa fissa per le moto classiche, le cafè racer e un certo tipo di corse, come le sfide uno contro uno che si facevano a Londra negli anni Sessanta. L’anno passato alcuni di noi hanno partecipato alla prima edizione di The Reunion con la propria moto, prendendo paga prima o dopo nel torneo. La cosa giusta da fare era mettere insieme una moto veloce e riprovarci, prima di tutto perchè ci siamo divertiti un sacco, poi per riportare in pista lo spirito autentico delle cafè racer old school"
La loro belva da sparo aveva le forme grintose di una Ducati nera e oro, un Monster 900 del 1996, simbolo della passione di questo gruppo nato nel 2014. Ma non solo, c’era anche una bella iniziativa alle spalle, infatti questa moto verrà messa all’asta dopo il Wheels and Waves di Biarritz e il ricavato sarà devoluto per l’Associazione Tavolo 8, una ONLUS che si occupa di sviluppo sociale, economico e culturale nei paesi del sud del mondo.
Bella e buona quindi la Ducazzi, questo il suo nome di battesimo, costruita nel California Racer Garage, officina che, a dispetto del nome non si trova in qualche calda cittadina di fronte all’oceano Pacifico, ma in una brianzolissima frazione di Lesmo: California appunto.
Ci hanno messo su le mani in joint venture due customizer del gruppo, Gianluca de Falco (qui la pagina facebook della sua officina)
e Sami Panseri, quest’ultimo anche nella veste di pilota, il misterioso “The Cafe Racer Stig”, rimando al celebre personaggio di Top Gear.
Il lavoro compiuto dai due preparatori è stato all’insegna del “less is more”, com’è giusto che sia per una motocicletta del genere: per andar forte prima bisogna essere delle piume, tant’è che lo scurissimo Monster è stato denudato il più possibile: frecce, cavalletto e persino il contachilometri sono spariti.
Dal punto di vista del motore, il pompone a valvole grandi è stato lasciato come mamma Ducati l’ha costruito vent’anni fa, sono stati modificati getti per la carburazione e incupito il latrato con uno scarico aperto. Il vero segreto per fare andare come un proiettile la bicilindrica di Borgo Panigale è stato però allungare i rapporti del cambio: lungo i duecento metri d’asfalto dell’Alta Velocità di Monza meno si usa il cambio, meglio è. Zero cambiate, tutto gas e coppia in basso. Facile e immediato. Non è stato poi fatto molto altro a livello di preparazione: freni e sospensioni erano stock. Solo le tubazioni sono state sostituite con tubi in treccia.
Esteticamente il cupolino proviene da una BMW degli anni Settanta e la colorazione, nero e oro, in parte è ispirata alla livrea John Player Special” tanto cara ai membri del gruppo, in parte perché questo accostamento è molto milanese, come spiega Virardi: "Se ci fate caso, le insegne della galleria Vittorio Emanuele, simbolo di Milano sono tutte nero e oro. E sempre quelli sono i colori che Gianfranco Ferrè ha portato in giro per il mondo facendo conoscere il made in Italy".
Stile e velocità hanno fatto centro. O ci sono andati veramente vicino. La banda dei Cafe Racers di Milano, come da promessa, è riuscita ad arrivare fino alla finale della Sprint Race per giocarsi il trofeo: la gara finale è  stata un "sanguinoso" derby contro i Brianza Riders, che avevano messo in pista un’altra Ducati. Sempre 900. Sempre a carburatori. Sfida alla pari con testa a testa fino all’ultimo metro.
La Brianza veloce vince. La Ducazzi meneghina arriva seconda e già nel team si perfeziona l’ennesimo ritorno, l’anno prossimo per il gradino più alto. In fin dei conti come dicono loro "quest’anno abbiamo scherzato".

Photo credits
A.Leocata, The Uppers, F.Principe, A.Pugiotto, AR Photographer
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