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Auto e moto: le tasse valgono 70 miliardi di euro, siamo spremuti più delle industrie

Dal 2009 il prelievo fiscale riferito al settore automotive è cresciuto di 5,3 miliardi di euro: un +8% che ha portato i calcoli svolti dalla Cgia di Mestre a una cifra complessiva di 71,6 miliardi, spalmata sui quasi 44 milioni di veicoli circolanti tra auto e moto. Di questi, l’8,5% deriva dalla tassa di possesso la cui abolizione a fronte di un aumento del prezzo della benzina non sembra affatto conveniente per i cittadini
Troppe tasse
I 37 milioni di automobili e i 6,8 milioni di motoveicoli circolanti in Italia valgono per lo Stato ben 71,6 miliardi di euro, una cifra che dal 2009 è cresciuta dell'8%, ben più dell'inflazione. Questo il dato che la Cgia di Mestre ha commentato: ”La tassazione su questo settore ha raggiunto livelli non più sopportabili. È una cifra che, tanto per dare un’idea, è più che doppia rispetto al gettito versato dalle imprese con l’Irap (30,4 miliardi di euro) e venti volte superiore a quanto hanno pagato fino l’anno scorso i proprietari di prima casa con la Tasi (3,5 miliardi di euro). Due imposte che sono state (Tasi) e continuano ad essere (Irap) le più odiate dagli italiani”.
A fare maggior chiarezza, l’Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) che ha spiegato come, parlando sempre di tasse prelevate dall’automotive,  di quei 71,6 miliardi di euro quasi l’82% sia riconducibile all’utilizzo del parco circolante, il 9,5% all’acquisto e l’8,5% alla tassa di possesso. E proprio quest’ultimo dato s’inserisce nella discussione recentemente riaperta circa la possibilità di “eliminare” la tassa di possesso: tra virgolette poiché, appunto, il gettito derivante verrebbe in realtà sostituito con un aumento di 0,16 centesimi sul carburante. “In linea di principio - ha commentato il coordinatore dell’ufficio studi Paolo Zabeo riferendosi a quest’ultima ipotesi - la proposta sembra allettante, anche se dai nostri conteggi questa misura, compensata con l’aumento dell’accisa di 0,16 euro al litro, avvantaggerebbe, in particolar modo, coloro che fanno pochi chilometri e hanno un auto di grossa cilindrata. Mentre chi utilizza il mezzo per motivi professionali  - come gli autotrasportatori, i tassisti, gli autonoleggiatori con conducente e gli agenti di commercio - subirebbero un fortissimo danno economico”. Nella discussione è intervenuto anche lo stesso segretario della Cgia Renato Mason, che, per ridurre il peso fiscale sulle auto ha proposto di abolire l’imposta provinciale di trascrizione destinata alle Province:  “che senso ha onorare un tributo - ha spiegato Mason -  che ci costa oltre un miliardo all’anno a un ente che di fatto non esiste più? E perché mai dobbiamo continuare a pagare ancora le vecchie accise che pesano 0,25 euro su ogni litro di carburante per la guerra in Abissinia del 1935, per la crisi di Suez del 1956, per il disastro del Vajont del 1963 e per l’alluvione di Firenze del 1966, per il terremoto del Belice del 1968, per il terremoto del Friuli del 1976, per quello dell’Irpinia del 1980 fino ad arrivare al rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 ? Alcune di queste non potremmo cancellarle?”.
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