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Tracciamento contagi, App Immuni: è obbligatoria in moto?

Disponibile su Google Play Store e Apple Store, l’app Immuni per il tracciamento dei contagi può essere liberamente scaricata ed utilizzata. Non esiste alcun obbligo di utilizzo per il cittadino e tantomeno per gli spostamenti in moto. Vediamo come è nata, come funziona e come vengono gestiti i dati riguardo la questione privacy
Immuni
Da inizio settimana l’app Immuni può essere scaricata su iOS e Android. La sua funzione sarà quella di permettere  il tracciamento dei contatti e ricevere avvisi nel caso in cui si sia entrati in contatto con persone poi risultate positive al Coronavirus. Ecco alcune faq su questo dispositivo, attualmente in fase di sperimentazione e che ha fatto parecchio discutere fin dalla sua "ideazione". 

L’app Immuni è obbligatoria?
No. Non esiste alcun obbligo per il cittadino, che può liberamente scegliere di scaricarla ed utilizzarla oppure di non farlo.

Devo utilizzarla durante gli spostamenti in auto o in moto?
Anche in questo caso, vale la risposta di cui sopra. L’app è totalmente facoltativa e non esiste in tale senso alcun obbligo né tanto meno discriminazione per i cittadini che non la scaricheranno.

Da dove si scarica Immuni?
L’App può essere gratuitamente scaricata da Google Store per i dispositivi Android e da Apple Store per iPhone. 

Funziona su tutti gli Smartphone?
No. Scorrendo le recensioni degli utenti su Google Play Store vediamo che, in particolare, l’applicazione sembrerebbe non funzionare sugli smartphone Huawei. Altri malfunzionamenti sono già stati registrati su alcuni modelli Samsung e anche su iPhone (sul 6, per esempio, non si installa). In ogni caso, per valutarne i difetti e i malfunzionamenti, bisognerà attendere la fine della prima fase di sperimentazione che partirà in 4 regioni (Liguria, Marche, Abruzzo e Puglia) il prossimo 8 giugno.

Chi e come è stata creata l’app Immuni?
L’App è stata realizzata - a titolo gratuito e per conto del governo - da Bending Soons, società con sede a Milano fondata nel 2013. L’azienda presentò un primo prototipo della piattaforma prima ancora dell’avvio del “bando rapido” annunciato dalla ministra dell’Innovazione Paola Pisano il 23 marzo. A metà aprile, il commissario straordinario per l’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri, annunciò di avere scelto Immuni e ne diede l’ok per lo sviluppo. Tra ritardi e rinvii, un notevole passo avanti arrivò grazie alla reciproca collaborazione tra Google e Apple che rendeva possibile lo sviluppo di applicazioni per il contact tracing molto più efficaci. In particolare, il sistema rendeva possibile il funzionamento delle app come Immuni anche quando il telefono ha lo schermo inattivo, o si stanno utilizzando altre applicazioni. In pratica, a monitorare posizione e spostamenti anche quando l’utente non utilizza il telefono. Ciò costrinse di fatto Bending Spoons a ripensare ad una nuova versione dell’app, riprogettata sulla base dei nuovi sistemi operativi diffusi Apple e Android intorno al 20 maggio. 

Come funziona Immuni?
Per funzionare Immuni sfrutta la tecnologia Bluetooth dello smartphone. Una volta scaricata e avviata, non richiede particolari interazioni con l’utente. Gli smartphone che hanno Immuni e che “entrano in contatto tra loro” (mettiamo il caso di due proprietari, A e B, in coda al supermercato) si scambiano automaticamente gli ID, registrando l’informazione esclusivamente nella loro memoria, senza inviare il dato a nessun altro. In pratica, i due telefoni si “ricordano” di essere stati tra loro vicini. Se, dopo qualche giorno, A dovesse risultare positivo al virus, potrà volontariamente decidere (su invito dell’operatore sanitario che ha effettuato il test) di segnalarlo a Immuni. L’app, quindi, controllerà con quali utenti A è stato in contatto, provvedendo ad informare B (ed eventuali C, D, E, F, etc) d’essere stati in contatto con un cittadino risultato positivo al virus. Nessun utente potrà conoscere l’identità “reale” di A, B, C o D (né tantomeno il luogo in cui è avvenuto il contatto), ma solo di essere stato in contatto con un ID risultato positivo.

Come viene assicurata la Privacy dell’utente?
Immuni si basa sulla tecnologia Bluetooth e non utilizza dati di geolocalizzazione di alcun tipo, nemmeno quelli del GPS. L’app non raccoglie e non è in grado di ottenere alcun dato identificativo dell’utente, quali nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono o indirizzo mail.
L’applicazione genera ogni giorno una chiave alfanumerica sulla base della quale produce il codice identificativo (ID) emesso dallo smartphone tramite il Bluetooth. Alla scadenza dell’ID, Immuni provvede a generarne uno nuovo, sempre legato alla stessa chiave nota solo all’applicazione. Un po’ come alcuni pin degli home banking, ciò dovrebbe limitare le possibilità che un malintenzionato possa risalire da un ID a uno specifico smartphone (e quindi al nome di un utente).

Sarà davvero utile?
Difficile dirlo: per verificarne la funzionalità bisognerà attendere l’esito della prima sperimentazione avviata in Liguria, Marche, Abruzzo e Puglia. I dati si dimostreranno utili anche a conoscerne eventuali malfunzionamenti. La fase di test sarà avviata l’8 giugno e dovrebbe durare pochi giorni. Tuttavia, va evidenziato, permangono dubbi sulla reale efficacia di simili app, già sviluppate in altri paesi, come la Corea del Sud, e per le quali è ancora impossibile determinare se abbiano avuto o meno un impatto positivo e in che misura.

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