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Il ritorno della Honda GP elettrica stile anni ‘60

Della Honda RC-E non se n’era più sentito parlare ma non era finita nel dimenticatoio e a distanza di tanto tempo la RC-E è ritornata fuori, al centro di una richiesta di brevetto della casa giapponese

La Honda RC-E era stata presentata al Salone di Tokyo nel 2011, cioè la bellezza di 12 anni fa che per un concept sono una vita. L’idea era abbastanza stravagante: una moto da pista con un design fortemente ispirato a quelle degli anni ‘60, ma spinta da un motore elettrico alimentato a batteria, scelta che a quel tempo era come un salto nel futuro.

 

Le buone idee ritornano sempre

Non se n’era più sentito parlare ma non era finita nel dimenticatoio e a distanza di tanto tempo la RC-E è ritornata fuori, al centro di una richiesta di brevetto. La documentazione riguarda il sistema della sospensione posteriore, e non sarebbe la prima volta che la Casa di Tokyo usa un prototipo già visto come “supporto” di una nuova soluzione; in questo caso però il sistema della sospensione è parte integrante del concetto del veicolo, e questo dimostra che sul progetto si sta ancora lavorando, eccome.

La sospensione è cambiata

Nella versione del 2011 era usato un classico schema cantilever con l’ammortizzatore collocato tra la parte superiore del forcellone – davanti alla ruota posteriore – e una staffa al centro del telaio. Qui invece il motore è sagomato in modo da lasciare spazio all’ammortizzatore che è sistemato in posizione asimmetrica, sul lato sinistro, fissato a uno dei bracci del forcellone e alla corrispondente trave del telaio. Cannotto di sterzo, fulcro del braccio oscillante e perno ruota posteriore risultano così sulla stessa linea, ma l’impressione è che la sospensione non lavori nel modo più favorevole.

Honda ci sta lavorando

Ma non è questa la cosa importante: conta piuttosto il fatto che Honda abbia ripreso a lavorare su questo prototipo originalissimo, e i disegni illustrano anche l’accurato studio del posizionamento delle batterie: ce ne sono tre, chiamate rispettivamente B1, B2 e B3. La prima è sistemata sotto il “serbatoio” e sopra i longheroni, la seconda fra i longheroni stessi e si allunga verso il basso, mentre la terza è sagomata in modo da poter essere collocata nella “pancia” della carenatura. Pare che sia previsto il raffreddamento a liquido, con un radiatore in posizione convenzionale, dietro la ruota anteriore.

Come avviene per tutti i brevetti, non è certo che avranno un futuro né la sospensione, né l’intera moto che compaiono nella documentazione, ma il fatto che la Honda dopo 12 anni ci stia ancora lavorando indica che in Giappone ci stanno pensando seriamente.

 

 

 

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