Salta al contenuto principale

Intervista esclusiva a Petrucci: “Ora la SBK, nel 2024 spero di tornare alla Dakar"

Dopo la MotoGP, la Dakar e il MotoAmerica, ora è tempo di una nuova sfida per Danilo Petrucci che il prossimo anno vestirà i colori del team Barni in Superbike. In esclusiva ci ha raccontato come ha preso questa decisione, cosa si aspetta dalle derivate di serie, il suo sogno Dakar e cosa vorrebbe trovare sotto l'albero di Natale...

"Ecco cosa mi ha fatto optare per la SBK"
A fine 2021 Danilo Petrucci salutava la MotoGP, campionato in cui ha corso dal 2012. Dal lì poi non si è più fermato: appena due mesi dopo si è cimentato con la sua prima Dakar, vincendo anche una tappa, disputando subito dopo il MotoAmerica Superbike (il campionato USA di SBK) alla guida di una Ducati e proprio con la Casa di Borgo Panigale la storia continua: nel 2023 sarà nel mondiale Superbike, con il team Barni. La nostra Serena Zunino l'ha intervistato in esclusiva, ecco cosa gli ha raccontato.

 

Che sapore ha il ritorno nel paddock delle derivate di serie e con il team Barni?
Il team Barni era stata l’ultima squadra con cui avevo disputato la stagione in Superstock, quindi tornare in quel paddock con loro è una bella sensazione. È stato un anno fantastico il 2011, quasi nessuno ci conosceva ma avevamo fatto molto bene. Lo ricordo con molto piacere. Sono molto contento di fare la Superbike, è la mia prima volta e negli ultimi anni è diventato un campionato interessante.

 

Cosa ti aspetti?
Assolutamente niente. Non riesco a rendermi conto di quale sarà il mio livello. Dei piloti presenti ho corso solo con Alvaro Bautista e Scott Redding, in MotoGP. Ci saranno quattro piste nuove per me: a Donington ho corso l’ultima volta nel 2009, a Mandalika, Most e in Argentina non ci sono mai stato. Chiaro che vorrei arrivare a stare davanti il prima possibile, ma il primo test ce l’avrò il 25 e 26 gennaio, a Jerez.

 

Il tuo rapporto con Ducati sembra indissolubile.
Sono contento del rapporto che abbiamo. In tanti anni di carriera, solo nel 2021 ho corso con un altro marchio, ma ci sono sempre stati rapporti sinceri a partire da Gigi Dall’Igna, Palo Ciabatti, Davide Tardozzi e Claudio Domenicali. Mi volevano far correre nel MotoAmerica, ma alla fine ho fatto una scelta più di cuore e sono stati contenti lo stesso.

 

Cosa ti ha insegnato l’esperienza nel MotoAmerica?
È stata molto bella. Prima di tutto è stata una bella soddisfazione correre con Eraldo Ferracci. È una persona fantastica, un personaggio storico nelle moto. Lì mi hanno insegnato a fare le gare in un altro modo: arrivavo dalla MotoGP e sono arrivato in un ambiente opposto. Ho corso su piste diverse, visto nuovi posti e conosciuto tanta gente. È molto diverso da come si corre in Europa, però è una questione di abitudine, sono abbastanza vecchi come concezione e sicurezza. È stato difficile non tornare a correre in quel campionato. Mi è dispiaciuto lasciarlo da vice-campione.

 

Cosa ti ha convinto a scegliere la Superbike?
L’opportunità di avere la moto che ha vinto il campionato. Questa è la cosa che ha avuto più peso. Ci ho messo tantissimo a scegliere proprio perché ho fatto liste infinite di pro e contro, e il risultato veniva sempre uguale. Non avevo mai fatto il Mondiale SBK, con la moto che ha vinto, volevo vedere com’ero messo.

 

Come pensi sarà correre tre gare in un week-end?
Sto provando a farmene un’idea. Già quest’anno ci ho messo un po’ a ingranare con le due gare, soprattutto perché dall’adrenalina che ho dopo una gara fatico a dormire e se il giorno dopo ce ne sono altre due è un problema.

 

Quanta pressione hai, dopo il 2022 di Ducati?
Non penso che avrò i favori del pronostico, sicuramente ci saranno tanta curiosità e aspettative su di me, ma l’importante è che non me ne faccia io. So che ci vorrà del tempo per arrivare davanti, io spero il prima possibile, ma è una missione difficile. Ci sono tanti punti interrogativi che devo affrontare.

 

Come commenti i titoli vinti da Francesco Bagnaia e Alvaro Bautista?
Innanzitutto sono contento per tutte le persone che lavorano in Ducati. Se lo meritavano. Si è visto veramente il frutto del tanto lavoro che tecnici e ingegneri hanno fatto e stanno continuando a fare. Hanno creato una Desmosedici e una Panigale che sono un passo davanti a tutti e hanno avuto due piloti in grado di sfruttarle. Un campionato è fatto di tanti episodi e è molto lungo.

 

A breve riparte la Dakar, un anno fa c’eri tu. Ti mancherà?
Moltissimo! Ma non ce l’avrei fatta. Quest’anno con le moto da fuoristrada sono andato molto poco stando in America. Vorrei andare il giorno di riposo perché la fa per la prima volta uno dei miei migliori amici, Tommaso Montanari. Gli sto raccontando tutto quello che mi passa per la testa. Io spero di tornare a disputarla nel 2024, ma prima mi concentro sulla Superbike.

 

Negli ultimi due anni stai facendo tante esperienze diverse: MotoGP, Dakar, MotoAmerica, anche l’Enduro, ora ti aspetta la SBK, sei un pilota molto versatile.
Da piccolo mio papà aveva cominciato a farmi andare con la minimoto da strada, ma poi aggiunse anche il trial, perché ero molto timido, quasi spaventato e pensava che un ambiente molto competitivo come quello delle minimoto potesse spaventarmi. Da lì l’inizio con le gare trial, l’antitesi della velocità. Nel 1999 correvo nel trial e nel cross, dopo tre anni cross e velocità, poi ho scelto quest’ultima. Tutto questo però ha dato i suoi frutti.

 

Visto che siamo nel pieno del periodo natalizio, cosa vorresti trovare sotto l’albero?
La Ducati di Barni, magari posso farci un giro senza dover aspettare i test il mese prossimo. Scherzi a parte, vorrei essere felice come sono stato quest’anno e che anche tutte le persone a me vicine lo siano. Andare in moto è quello che mi piace fare, sono veramente grato. La letterina non gliela scrivo più, mi fa già tanti regali!

Aggiungi un commento