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Val di Susa, l'autista che travolse la coppia di motociclisti scrive ai genitori di Elisa: "Non volevo ucciderla"

Accusato di omicidio volontario, Maurizio De Giulio ha scritto dal carcere una lettera indirizzata ai genitori di Elisa Ferrero, la ragazza di 27 anni da lui travolta e uccisa lo scorso luglio. De Giulio nega la volontarietà del proprio gesto, chiedendo perdono ai genitori e confessando l’enorme peso che grava sulla sua coscienza
La lettera ai genitori di Elisa
Dopo otto mesi di silenzio, l’uomo che lo scorso luglio travolse di proposito la moto su cui viaggiavano Matteo Penna di 30 anni e la fidanzata Elisa Ferrero di 27 - rimasta uccisa nello scontro - ora chiede perdono. L’incidente, impossibile dimenticarlo, avvenne in pochi istanti: dopo un banale litigio, l’uomo ha inseguito lungo la statale 24 che collega Torino a Moncenisio la moto dei due giovani fino a raggiungerla in prossimità di una rotatoria e lì travolgerla con il suo van ad altissima velocità. Elisa morì sul colpo, mentre Matteo fu ricoverato d’urgenza in ospedale.
In carcere dal 9 luglio con l’accusa di omicidio volontario, Maurizio De Giulio, 51 anni, ha scritto una lettera ai genitori di Elisa, chiedendo loro perdono, dicendosi estremamente addolorato e pentito e negando qualsiasi intenzione da parte sua di voler arrivare ad una simile e tragica conclusione: “Se avessi minimamente immaginato una disgrazia del genere, non avrei mai inseguito quella moto. Volevo solo leggere la targa - scrive De Giulio, ripercorrendo a tratti la linea difensiva già intrapresa dal suo avvocato e sostenuta anche di fronte al pubblico ministero - sono molto dispiaciuto e risentito per l’immenso dolore che vi ho procurato, ma non era nelle mie intenzioni finire contro la moto”.
Nella lettera De Giulio si rivolge direttamente ai genitori della ragazza: “So cosa state provando. È successo anche a me. Mio nipote è mancato per un incidente stradale. Aveva solo 21 anni quando in tangenziale una macchina si è ribaltata finendo contro la sua. E tre anni fa anche mio papà è stato travolto da un camion. Ho pianto e la sto piangendo ancora vostra figlia, come se fosse una delle mie. Avrei preferito morire io al posto suo, piuttosto che portarmi questo peso”. Con la lettera De Giulio nega anche la parole riportate da una testimone che, interrogata dalla polizia, l’avrebbe accusato di aver pronunciato la frase “non mi dispiace per niente”. “Non ho mai pronunciato quelle parole. Lo giuro sulle mie figlie” ha scritto De Giulio.
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