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Toyota: i veicoli elettrici inquinano come quelli a benzina

Tra costi economici, ambientali e geopolitici, i veicoli elettrici sono tutt’altro che sostenibili. Toyota spara a zero manifestato la propria contrarietà ad una transizione “aggressiva” verso i veicoli a batteria
Quanto "costano" i veicoli elettrici?
Dall’estrazione dei materiali per la produzione delle batterie, ai combustibili fossili necessari alla generazione dell’energia elettrica per la ricarica, passando per i costi economici di cui il cliente deve farsi carico per l’acquisto e agli squilibri geopolitici dettati dal monopolio cinese, i veicoli elettrici sono, dati alla mano, tutt’altro che “sostenibili”.
Lo afferma il CEO di Toyota Akio Toyoda che, in qualità di presidente della Japan Automobile Manufacturers Association, ha  snocciolato alcuni dati riguardo al reale impatto ambientale, economico e geopolitico dei veicoli considerati a zero emissioni. “Più veicoli elettrici costruiamo, peggiore diventano le emissioni di anidride carbonica” ha detto Toyoda riferendosi in primis ai combustibili fossili utilizzati nelle centrali a gas e carbone oggi necessarie alla produzione dell’energia elettrica di ricarica. Vero è che col tempo simili centrali potranno essere sostituite da impianti rinnovabili, ma è altrettanto vero che questo porterà conseguentemente all’intensificarsi delle attività estrattive, considerando che per la costruzione di torri eoliche o campi fotovoltaici sono richieste migliaia di tonnellate di nuovi materiali, tra cui rame e calcestruzzo. Non solo: per soppesare il reale impatto ambientale dei veicoli elettrici, sul piatto della bilancia va anche considerata la produzione (per non dire dello smaltimento) delle batterie che, com’è risaputo, richiede l’utilizzo materiali poco disponibili. Questione che, a sua volta, ne solleva altre due: da una parte quella puramente ambientale (l’attività estrattiva mineraria è tutt’altro che a impatto zero), dall’altra quella geopolitica, considerando che a monte della filiera di materie prime come il cobalto, il nichel o il litio si trova la Cina, che in concessione ha ad oggi quasi il 90% dei giacimenti mondiali. Al fine di non avvantaggiare eccessivamente la Cina in una competizione geopolitica amplificata dai dazi commerciali, ciò porta i costruttori di tutto il mondo a rallentare la produzione, con la conseguenza che  su 80 milioni di auto che ogni anni vengono vendute nel mondo, solo 2,1 milioni sono elettriche. Da qui la questione puramente economica che, non da meno, gioca un ruolo fondamentale anche a livello di sostenibilità: i veicoli elettrici constano molto di più di quelli tradizionali - e ciò rappresenta un ulteriore e certo non indifferente scoglio che si frappone alla loro diffusione -, ma per abbassare il prezzo bisogna venderne tanti e così si torna al problema di cui sopra. 
In un simile contesto, Toyota, ad oggi tra i principali costruttori di veicoli elettrici e ibridi, pur continuando ad investire enormi cifre (circa 13 miliardi di dollari nell’elettrificazione nei prossimi dieci anni), ha in riferimento alla decisione del Governo giapponese di vietare la vendita di nuove auto a benzina a partire dal 2035 manifestato la propria contrarietà ad una transizione “aggressiva” verso i veicoli a batteria. “L’attuale modello di business dell’industria automobilistica - ha evidenziato Toyoda -  rischia di crollare se il settore passerà ai veicoli elettrici troppo in fretta”. 
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