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Intervista a Vanni Oddera: “I motociclisti hanno un cuore d’oro e aiutano sempre”

Giovedì scorso Varazze sì è fermata per la Mototerapia, un progetto di Vanni Oddera che ormai è una splendida realtà. La giornata è stata un successo, con più di 400 ragazzi diversamente abili arrivati da tutto il nord Italia. Abbiamo incontrato Vanni che ci ha raccontato come vive questi momenti
Che show!
Ormai Mototerapia è una realtà conosciuta da tanti appassionati, tutto è nato anni fa grazie al campione di freestyle motocross Vanni Oddera, che ha voluto dare la possibilità ai ragazzi portatori di handicap di salire in moto insieme a lui. Il pilota ligure si è dato da fare e negli anni è nata una vera e propria rete di collaboratori volontari, che lo aiutano a diffondere questi spettacoli di gioia e felicità. Giovedì 17 maggio ha organizzato un evento a Varazze, cittadina sul litorale ligure, un grande spettacolo che ha portato alla chiusura dell’Aurelia, la strada statale più importante della Liguria, per ben 24 ore. La nostra Serena Zunino, a fine giornata, ha potuto scambiare quattro chiacchiere con Oddera, per fare un bilancio.

La giornata si è conclusa, com’è andata?
È andata molto bene. Sono felicissimo perché più di 400 ragazzi diversamente abili sono arrivati da tutto il nord Italia e poi perché 150 volontari hanno aiutato in questa cosa meravigliosa che si chiama Mototerapia. Non è solo la moto, ma è il concetto che vuole trasmettere, ovvero fare del bene è la cosa rock’n’roll più figa al mondo. Qui tutte le persone hanno regalato la loro passione e il proprio tempo, hanno fatto divertire e si sono divertite, migliorando la qualità della vita agli altri, ma anche a loro stessi. È una cosa bellissima quella che è successa oggi, la cittadina di Varazze si è fermata per 24 ore chiudendo l’Aurelia per queste persone. Secondo me è un grande esempio per tutta l’Italia, perché a volte per burocrazia o non volere le cose non si fanno.

Chi ti ha aiutato?
Mi ha aiutato tantissimo Marco Dalesio, che lavora in Comune, il sindaco di Varazze Alessandro Bozzano, il vice-sindaco Filippo Piacentini, tutta la giunta comunale e anche i vigili urbani sono stati dei grandi, fantastici! Tutti volevano realizzarla.

Che significato dai alla “Mototerapia”?
Questa cosa è stata chiamata Mototerapia, ma il nome non l’ho inventato io. A me importa cosa c'è sotto. Il concetto è questo: quando andiamo a un concerto godiamo dello spettacolo e questa cosa ci fa star bene prima, durante e dopo. La moto fa la stessa cosa, mi fa stare bene prima, durante o dopo. Anche per i ragazzi che sono qui è uguale, non è che qualunque cosa facciano debbano fare per forza terapia, loro sono uguali a noi, punto. Tutti devono capire questa cosa. La cosa che stiamo portando avanti, oltre a fare del bene, è un modo per integrare normodotati e disabili, cosa che non sta avvenendo nella società.

Qual è la cosa più bella di questi eventi?
L’importante è vedere che sempre più persone entrano in questo progetto e iniziano a conoscere e interagire con i ragazzi disabili, in questo modo li fanno diventare "normali". Se tu non vivi questa cosa, non riesci a capirla. In queste giornate tutti i volontari la vivono sulla loro pelle.

Mi pare che tua mamma sia sempre stata contraria alla moto, ma adesso, di fronte a tutto questo, cosa ne pensa?
Non è cambiata... le moto le danno fastidio. È molto orgogliosa di quello che faccio, ma è impaurita. Non riesce a superarla, va bene così.

Quali altri progetti hai in mente?
Il mio nuovo progetto, di cui ho c'è stata la prima tappa al San Paolo di Savona, è il Daboot H, che sarebbe il Daboot Hospital. Vorrei portare in vari ospedali d’Italia le moto per tutti i pazienti, i bambini di pediatria, così quelli che possono uscire vengono a vedere lo show di freestyle motocross, quelli che non possono lo vedono dalle finestre. Poi vorrei portare anche le minimoto dell’associazione le Prime Pieghe in Moto, che vengono e fanno provare le minimoto ai bambini, e poi le KTM elettriche per andare in corsia con le rampe per saltare. Qui a Varazze mi ha aiutato la Fondazione Allianz UMANA MENTE, che probabilmente supporterà il nuovo progetto (DH). Sto cercando di fare una quindicina di date in tutto il nord Italia nei vari ospedali.

Prima ho notato il viso di un bambino, quando è salito e quando è sceso. Era emozione pura…
Sì, è troppo bello! E poi la cosa stupenda che ho scoperto in questi anni, è che i motociclisti hanno un cuore d’oro, rispetto a tanti altri sportivi. Senza offendere nessuno, ma il motociclista prende subito di petto tutto e aiuta. Sposa la causa, è fantastico!

A chi vuoi che arrivi il tuo esempio?
A tutti i giovani, perché devono togliersi dalla testa il volontariato stantio che c’è stato fino ad oggi. Aiutare gli altri è figo, umanamente è bello ed è la cosa che mi fa godere più di tutto. Più stai bene con te stesso, più puoi fare del bene. Non importa che lavoro fai e chi sei, l’importante è star bene. La storia ci ha già fatto vedere troppe volte che persone incravattate, con i colletti bianchi, hanno fatto del male. Per forza di cose bisogna stare bene con sé stessi e questo lo devono capire tutti.

Oggi sono arrivati DJ Rango e Flavio Insinna a far parte dello spettacolo, quali altri personaggi ti hanno aiutato in questi anni?
Sono tanti, mi vengono in mente Piero Pelù, Di Pillo, Leonardo l’ex calciatore del Milan, una bravissima persona. Ce ne sono tante di persone, perché quando conoscono il progetto sono incuriositi, quando lo vivono se ne innamorano.

Quanto sei orgoglioso di quello che hai fatto?
Sono orgoglioso, ma voglio diventarlo ancora di più. Non riesco ad accontentarmi. Non mi basta. Se ognuno di noi potesse dare quello che ha in più, di soldi, tempo, il mondo sarebbe migliore. È inutile accumulare, accumulare, tanto alla fine facciamo tutti la stessa fine e andiamo sotto terra.

Foto by Dario Bologna e Lorenzo Refrigeri

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