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Enduristi contro spacciatori, la proposta viene da Varese

Cosa fare per tenere al riparo da malintenzionati il territorio boschivo? Semplice, affidarne il pattugliamento a chi conosce ogni singolo anfratto di quelle zone. La proposta arriva da un endurista e, a pensarci bene, non è nemmeno così campata per aria
Un'idea interessante
In risposta a un articolo di VareseNews, dove si faceva luce su un problema annoso dei boschi del varesotto, e cioè che sono una piazza di spaccio perfetta vista la difficoltà per le forze dell’ordine di mettere in pratica un pattugliamento efficace, un lettore/endurista ha inviato una lettera con una proposta molto interessante. Far sì che il pattugliamento venga coadiuvato dagli enduristi stessi, gli unici in grado di gestire distanze lunghe a grande velocità e gli unici, soprattutto, a conoscere alla perfezione ogni singolo sentiero di quei boschi. La proposta, al netto delle difficoltà per inquadrare legislativamente questi vigilantes a due ruote, ha un senso e potrebbe persino essere presa in considerazione dalle autorità. Il lettore spiega: “Il bosco è una risorsa comune e quindi è un diritto di tutti poterlo frequentare nel rispetto della regole e della civile convivenza, non creiamo solchi maggiori di quella creati da un trattore o dalla jeep del fungaiolo o del cacciatore, usiamo mezzi regolari, targati, assicurati e abilitati alla circolazione. Usufruiamo di quelle strade militari, mulattiere che rappresentano comunque delle sedi stradali sterrate e quando si incontrano trekkers, gente a cavallo si spegne la moto finché si sono allontanati. Qualcuno è arrivato persino a tirare cavi all’altezza della gola, (…). Tutto questo quando invece potremmo rappresentare una vera risorsa sociale ed aiutare il bosco ed i suoi frequentatori.” In effetti l’endurista ha delle “doti” che in pochi anno: “C'è chi ha pensato alla presenza dei cacciatori per tenere lontano questi delinquenti, ci potremmo essere anche noi a scoraggiare certe pratiche, possiamo coprire distanze che nessuno è in grado di fare, potremmo segnalare (come abbiamo già fatto) discariche abusive, potremmo essere di aiuto a persone in difficoltà come successo a quei due anziani smarriti nei boschi del gallaratese e trovati da enduristi qualche mese fa. Due anni fa siamo andati nelle valli bergamasche, sfruttando la geniale idea di un piccolissimo comune, che ha destinato dei percorsi legali alle moto enduro facendo pagare un piccolo ticket (5€) a coloro che ne usufruiscono, ed in quel giro durante la pausa pranzo in un piccolo ristorante disperso abbiamo portato aiuto ad una anziana cardiopatica che stava facendo una congestione (è il mio lavoro per fortuna ed ho una certa competenza in campo medico) Il destino ha voluto che la simpatica nonnina trovasse degli enduristi sulla sua strada, perché nessuno sapeva cosa fare e la strada asfaltata terminava 20 km prima.” Prosegue il lettore, ricordando un episodio decisamente triste della nostra storia recente, ma molto indicativo: “E non dimentichiamo che ad Amatrice, i primi e gli unici che sono stati in grado di portare immediatamente farmaci e generi di prima necessità in zone impervie sono stati degli enduristi grazie ai loro mezzi, capacità di guida e conoscenza del territorio. Oggi invece i boschi a noi vietati sono alla mercè di spacciatori e tossicodipendenti che fanno il bello ed il cattivo tempo, e faccio quindi una domanda provocatoria: vorreste incontrare un endurista nel bosco oppure un pusher con un macete in mano?” Chissà se questa proposta verrà davvero messa al vaglio dal comune di Varese.

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