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Fenati come Canepa? Sì, stessa gogna mediatica

Il  gesto antisportivo di Romano Fenati ai danni di Stefano Manzi è diventato ormai un caso nazionale. Il popolo e gli addetti ai lavori si sono scagliati (giustamente) in maniera compatta contro l'ascolano che, di fatto, tra sanzioni della Dorna, licenziamenti in serie e il ritiro della licenza, quasi certamente dirà addio per sempre alla sua carriera motociclistica. Tre anni fa, in un episodio molto diverso nelle intenzioni, ma simile nelle circostanze, anche Niccolò Canepa subì un violentissimo attacco social che lo obbligò a isolarsi per parecchio tempo...
Quando i social (e molto media) ci vanno giù duro
Inutile girarci intorno, il "caso Fenati" ha sconvolto il mondo del motociclismo (e non solo) come non succedeva dal lontano 2015, quando l'Italia intera scese in campo contro il "presunto" biscotto Marquez-Lorenzo ai danni del Vale nazionale. Sul gesto antisportivo e pericolosissimo di Fenati si sono scagliati più o meno tutti, creando il caso che ha portato al licenziamento in tronco del pilota ascolano e al ritiro della licenza da parte della FMI. Lo ribadiamo a scanso di equivoci, la dietrologia in questo caso conta poco e le attenuanti ancora meno: la condotta di gara scorretta di Stefano Manzi (confermata dalle immagini e sanzionata da Dorna) non può essere in alcun modo la giustificazione di un gesto che poteva avere conseguenze gravissime. Fenati è stato vittima di sé stesso e la gogna mediatica che si è sviluppata alimentata da social e TV ne ha distrutto (probabilmente) la promettente carriera. Fenny non è certo un santo (per sua stessa ammissione, del resto) ma nella sua carriera ha raramente dato in escandescenze (il litigio con Ajo fu un'eccezione) ed è sempre stato considerato un pilota fondamentalmente corretto. A Fenati in questa vicenda non è stato risparmiato nulla e probabilmente il clamore portato dai social e dai media ha alimentato una sete di giustizia che ne hanno fatto il capro espiatorio di tutto un movimento. 
Il fatto è che la gogna social è una "brutta bestia", soprattutto perché incontrollabile. Tre anni fa, ad esempio, capitò un episodio simile nell'azione ma molto diverso per origine e conseguenze: Niccolò Canepa, ex pilota e collaudatore Ducati MotoGP, durante un turno in pista al Mugello, "bisticciò" con un altro pilota e, gesticolando preso dalla rabbia, ne colpì iil braccio innescando un cappottamento che costò a Davide Cappato, questo il suo nome, la frattura della clavicola. Per quel fatto Canepa venne citato in un procedimento civile. Processo che si è cpncluso poi con un'assoluzione piena per il pilota ligure eppure, nel periodo dell'udienza, Niccolò venne comunque investito da un odio social feroce che non risparmiò neppure i profili della sua fidanzata. I suoi profili vennero investiti da un'ondata d'odio tale da costringerlo a sparire per un po' dalla vita pubblica, sperando nel corso della giustizia. In troppi lo considerarono già colpevole (colpa del video qui sotto, che mostra solo il momento finale dell'accaduto) e decisero di sottoporlo a un trattamento tanto feroce quanto -lo evidenziarono in seguito i fatti- mal riposto. Canepa ora è un pilota di Endurance e quella vicenda l'ha completamente superata, forse perché all'epoca era già un uomo fatto e finito (27 anni all'epoca dei fatti). Fenati, che ha poco più di 20 anni e ancora qualche anno davanti per arrivare a una completa maturazione, è decisamente più esposto.
La domanda dunque, al netto del gesto gravissimo, è: Romano si merita davvero tutto questo?  
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