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Bombassei: con l'elettrico un milione di lavoratori in meno

Il presidente di Brembo Alberto Bombassei spiega il suo punto di vista sull’auto elettrica: i diesel di oggi sono più ecologici, nessuno contrasta le lobby dell’elettrico e, se è vero che a livello industriale Europa equivale a diesel, nel mercato mondiale il vecchio continente non è più al centro dell’industria manifatturiera. Ora c’è la Cina
Nessuno ha difeso il diesel
“In Europa, se smettessimo di produrre macchine a gasolio o a benzina e facessimo soltanto più auto elettriche perderemmo un lavoratore su tre: compri il motore, compri la batteria e il 60% del valore dell’auto ce l’hai. Ma un milione di europei non avrebbe più una occupazione”.
Così il presidente di Brembo Alberto Bombassei ha spiegato il suo punto di vista al Sole24Ore: “L’Europa ha inventato il diesel. In Germania, in Francia e in Italia è stata costruita negli ultimi sessant’anni questa specializzazione produttiva. Come è possibile che non ci si renda conto che, nelle loro ultime versioni, i motori a gasolio inquinano, complessivamente, meno di quelli ibridi?”
Secondo Bombassei, oltre a costare molto caro a livello occupazionale, l’introduzione dei motori elettrici non porterebbe alcun effettivo beneficio per quanto riguarda la questione inquinamento: ”nessuno contrasta le lobby dell’elettrico, formate soprattutto da chi produce e da chi distribuisce elettricità. In Germania, perfino i Länder tedeschi promuovono regole sempre più restrittive per il diesel. In Italia, la misura governativa dell’ecobonus, al di là della sua rimodulazione finale, è fondata sulla applicazione degli stessi principi, che non tengono conto né del reale impatto ambientale dei motori di ultima generazione né dell’approvvigionamento di elettricità dalla rete né dello smaltimento delle batterie”.
Bombassei, che dal giugno 2018 è anche presidente della Fondazione Italia Cina, va oltre, parlando degli equilibri del mercato nazionale, europeo ed internazionale: “È sempre più efficace la dichiarazione di guerra gentile della Cina per la primazia nell’elettrico. Primazia che, poi, si traduce nell’influenza esercitata da Pechino sui Paesi del Terzo Mondo dove si trovano le materie prime con cui produrre motori e batterie”.
Non si tratta tanto di concorrenza, quanto di un processo che s’è realizzato troppo velocemente: “nell’industria dell’auto non è mai successo nulla di così radicale. Tutti abbiamo sbagliato. Nessuno di noi ha pensato che potesse esserci una simile accelerazione. Senza questa rapidità, in dieci anni nelle aziende tradizionali saremmo stati pronti. Ma, di tempo, non ce n’è”. “Noi collaboriamo con tutti i grandi gruppi tedeschi, predisponendo i freni di auto che usciranno non prima di cinque anni. Una delle tre case automobilistiche tedesche ha in via di preparazione 30 modelli, fra ibrido ed elettrico puro. I tedeschi investono investono investono, assumono assumono assumono. Ho però qualche volta l’impressione che quasi gli manchi il fiato: sono spinti a occupare tutti gli spazi possibili, non sapendo che cosa sarà del mercato fra cinque, dieci, vent’anni”.
Da qui il passo è breve: "perché - si chiede Bombassei - se l’industria europea è incardinata sull’industria tedesca e se l’industria tedesca è incentrata sull’auto e se l’industria dell’auto è basata sul diesel, l’Unione europea non ha fatto nulla per difenderla rispetto all’elettrico?" "Ancora una volta - è la risposta -  l’Europa si dimostra un gigante industriale e un nano politico".

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