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Batterie al “sangue” per aumentare la durata

Gli studiosi dell’Università di Yale hanno sviluppato una nuova tecnologia che consentirebbe di prolungare la durata alle batterie al litio-ossigeno, accumulatori dotati di grande capacità di carica, ma con un ciclo di vita breve. Ad allungare la loro vita sarebbe l’impiego di una soluzione a base di sangue animale in grado di eliminare le componenti che provocano la degenerazione delle batterie
La materia prima arriva dai macelli
Dopo la birra, il sangue. Si susseguono le ricerche degli atenei per sviluppare batterie più efficaci in grado di maggiore accumulo e, di conseguenza, di autonomia superiore. Un succedersi di studi di certo dovuto alle prospettive di crescita del settore elettrico, ma che appare legato pure alla necessità dei centri di ricerca universitari di “mettersi in mostra” per ottenere fondi per il proseguo dello sviluppo delle tecnologie. L’ultima “scoperta” che promette un salto evolutivo dei futuri accumulatori arriva dall’Università di Yale, istituto privato di New Haven in Connecticut, negli Stati Uniti. I ricercatori dell’ateneo avrebbero messo a punto un sistema per incrementare le prestazioni delle batterie litio-ossigeno, tecnologia nota dagli anni Settanta e apprezzata per la sue capacità di accumulo che consentirebbero di quintuplicare l’autonomia dei veicoli elettrici rispetto agli attuali sistemi in uso. Per contro, le batterie basate sull’ossigeno hanno una durata limitata che si riduce a pochi cicli di carica/scarica. Il problema deriva dal perossido di litio generato che, essendo un precipitato solido molto stabile, si accumula sulla membrana porosa ostruendo il passaggio dell’aria e, di conseguenza, il normale ciclo della batteria. Un ostacolo che gli studiosi di Yale avrebbero superato aggiungendo alla tecnologia una sostanza derivante dal sangue animale, più precisamente dalla molecola eme contenuta nell'emoglobina. Una sostanza che aggiunta all'elettrolita favorirebbe la catalizzazione dell’ossigeno riducendo la quantità di energia necessaria per decomporre il perossido di litio nei suoi due elementi di base, il litio e l’ossigeno. L’esito sarebbe una maggiore efficienza delle batterie e, soprattutto, il prolungamento della durata, anche se gli studiosi americani non hanno rilasciato informazioni dettagliate sull’allungamento di vita degli accumulatori. Piuttosto, i ricercatori di Yale si sono prodigati per chiarire uno dei quesiti che potrebbero avere risvolti inquietanti: dove reperire il sangue? La risposta è semplice: dal sangue generato dall’industria alimentare che ora costituisce un “materiale” di scarto.
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