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Africa Eco Race 2022, tappa 10: Alessandro Botturi racconta la sua odissea

Dopo le vittorie nelle scorse edizioni, l’Africa Eco Race 2022 non sta andando come Alessandro Botturi aveva previsto. Dopo due giorni infernali e varie disavventure, il pilota di Yamaha Ténéré World Raid Team ha accettato la sua sorte, traendone il giusto insegnamento
Gli insegnamenti dell’Africa Eco Race
Alessandro Botturi ha vissuto due giornate infernali, mercoledì 26 e giovedì 27 ottobre durante questa quattordicesima edizione dell’Africa Eco Race, ma nonostante tutto ha saputo trarre il meglio anche dalle situazioni più difficili.
Come ha raccontato al bivacco, la sua Yamaha Ténéré 700 si è fermata sulle dune l’altro ieri verso le 13 e, insieme con altri piloti, è rientrato solo ieri sera alle 23 al bivacco di Ouad Naga, e non ad Akjoujt da cui era partito la mattina.
Durante la tappa di mercoledì il caldo era insopportabile, come ogni giorno, e Botturi ha aspettato il camion balai fino alle 18 del pomeriggio. “Un’avventura incredibile, che vorrei non dover mai più ripetere. Quando il camion balai è arrivato a prendermi ho pensato: “Bene, adesso mi porta al bivacco” e invece i ragazzi dell’equipaggio hanno detto che dovevano andare a recuperare altre quattro persone. Per cui mi aspettavo di passare la notte nel deserto, e invece non è bastata una sola notte”.
Come se non bastasse, il camion si è fermato ad aiutare due vetture mediche, poi si è insabbiato e le auto hanno aiutato lui, poi piano piano, dopo ore, ha raggiunto gli altri italiani, Giuseppe Pozzo, Stefano Turchi, Lucio Belluschi e altri piloti stranieri. “Fino a che abbiamo trovato Giulio Verzeletti con il camion, e con due sole ruote motrici”. In tutte le altre gare il balai lo avrebbe lasciato lì, ma questo non succede all’Africa Eco Race.
“Lo abbiamo trainato sulle dune perché non riusciva a salire da solo, e nel frattempo si erano fatte le due di notte. Eravamo tutti sfiniti e abbiamo deciso di dormire lì, nel deserto”.
La mattina dopo l’odissea è ricominciata: “Con noi c’erano medici ed equipaggi del balai e nessuno si è perso d’animo, nessuno ha alzato la voce o perduto la pazienza. Ho le vesciche alle mani da quanto ho spalato, ma a un certo punto abbiamo cominciato a razionare l’acqua e, a quelli che facevano poco o nulla, ho detto: 'Datevi da fare, se no non usciamo neanche stanotte da questo inferno'”.
Verso le 19, finalmente, Botturi e gli piloti sono arrivati al bivacco del giorno prima, dove i suoi meccanici lo stavano aspettando da tutto il giorno. “Mi avevano preparato la doccia e qualcosa da mangiare, e successivamente siamo saliti sul furgone e venuti fino a qui con un trasferimento via strada di 290 chilometri”.
Dopo una tale disavventura, il pilota Yamaha si è buttato a dormire, convinto di non ripartire per lo stage del giorno dopo. “Stamattina, sbirciando dal letto, ho visto che la mia Ténéré era pronta. Sono uscito, ho parlato con i miei meccanici e con l’ingegnere e, quando ho detto loro che non me la sentivo di partire, che ero troppo stanco fisicamente e mentalmente, ho intravisto nei loro occhi un’ombra di delusione.
Poi, il campione di Lumezzane ha chiesto: “Giuseppe Pozzo riparte?”. Alla risposta affermativa dei meccanici, in lui è scattato qualcosa: “Se parte Pozzo, un amatore che sta coronando il sogno della sua vita, non posso non partire. Per rispetto. Io sono un professionista, lui un amatore, devo partire”.
Alla decima tappa odierna, Botturi è partito 34º, finendo 7º di giornata in una speciale da 456 chilometri: “Ho viaggiato quasi sempre solo, e faceva quasi più caldo di ieri, ho preso tanta polvere nel superare gli altri. Mi sono fermato due volte a riposarmi, restando in sella alla moto, ma era ancora peggio, perché tutto il caldo mi cascava addosso ancora di più”.
Alla fine, Botturi ha ammesso: È stato un grandissimo insegnamento per me, e ho pensato ai miei figli. Nella vita si vince e si perde, e qui ho perso, è inutile negarlo e non mi vergogno a dirlo. Dopo la vittoria in Tunisia volevo arrivare fra i primi cinque qui, certo ho vinto una tappa, ho fatto buoni risultati in altre, ma per me è stata una sconfitta. Ma dalla vita si impara sempre, e anche quando le cose non riescono come avevamo preventivato non bisogna arrendersi. Questa gara mi ha dato tanto, l’ho vinta due volte e devo portarle rispetto. E questo significa arrivare al traguardo.
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