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Trek punta sulla sostenibilità

Nuovi imballaggi per tagliare la plastica e altri scarti, una logistica con meno viaggi aerei e più trasporto navale, il potenziamento dell’uso dell’energia rinnovabile negli stabilimenti. Sono molte le iniziative per ridurre l’impronta ecologica delle bici intraprese dall’azienda americana. E l’obiettivo è continuare a migliorare per abbattere ancora di più le emissioni
Il bilancio di sostenibilità
La sostenibilità ambientale di un veicolo non si misura soltanto dalle emissioni di gas serra e inquinanti rilasciate durante il suo uso, ma anche considerando il rilascio delle sostanze durante l’intero ciclo di vita dal prodotto, dalla sua realizzazione allo smaltimento a fine vita. A esserne consapevoli sono i responsabili di Trek, storica azienda del settore delle due ruote che da alcuni anni ha intrapreso un percorso per ridurre la propria impronta ecologica, ossia l’impatto dell’attività industriale sull’ambiente. Un impegno reso pubblico con la realizzazione di un rapporto di sostenibilità dove mostra nel dettaglio le emissioni di CO2 generate (circa 300.000 tonnellate) per produrre e distribuire 1,5 milioni di bici, nonché quelle relative alla costruzione di singoli modelli. Per fare la e-MTB full suspension Rail, ad esempio, sono generati 229 kg di CO2 equivalente, del quale il 15% dovuta alla costruzione delle batterie, l’8% del motore e l’11% del telaio.

Addio plastica al 2024
La parte più interessante del bilancio di sostenibilità di Trek riguarda, naturalmente, le azioni intraprese dalla società fondata da Richard Burke e Bevil Hogg nel 1976 per ridurre le emissioni carbonio. Un impegno suddiviso in dieci voci comprendenti, tra l’altro, l’incremento l’impiego delle fonti rinnovabili negli stabilimenti o l’uso di materiali a minore impronta ecologica. Un comparto, quest’ultimo, dove i responsabili Trek sono riusciti a eliminare nel 2020 oltre 196 tonnellate di plastica con la semplice introduzione di un nuovo imballaggio e di inediti packaging di biciclette e accessori che riducono al minimo i pezzi non riciclabili. Un taglio che, negli intenti, proseguirà fino al 2024, anno nel quale è previsto l’azzeramento della quota di scarti, ossia del materiale da portare alla discarica. Un obiettivo attuato con il costante aumento della quota di soluzione tecniche alternative: “ci impegniamo”, afferma l’amministratore delegato di Trek Italia Davide Brambilla, “a usare materiali riciclati, riciclabili, rigenerati o rinnovati, e a progettare, quando possibile, processi produttivi che si basano sulla circolarità. Oggi, per esempio, realizziamo 15 prodotti interamente in materiali riciclati e abbiamo in programma di svilupparne molti altri nel prossimo futuro”.
                                          
Meno aerei, più navi
Un forte impegno è stato dedicato pure alla logistica. Per ridurre le emissioni dei trasporti via terra, la sede europea di Trek utilizza una strategia di spedizione in lotti che abbassa drasticamente il chilometraggio necessario per spostare il prodotto dalla distribuzione ai negozi, e parallelamente si sta lavorando per diminuire la dipendenza dal trasporto aereo. “Che sia per via aerea, stradale o marittima”, sottolinea Davide Brambilla, “la movimentazione dei prodotti è il nostro maggior costo operativo in termini di emissione di CO2 e, in particolare, il trasporto aereo ha un impatto 84 volte maggiore di quello via mare. In tal senso stiamo migliorando i processi con tutta la nostra catena di approvvigionamento per ridurre il chilometraggio della parte aerea del 75% entro il 2024”.

Sostituire l’auto con la bici
Le iniziative green di Trek sono molte e comprendono, ad esempio, anche la riduzione dei viaggi aziendali, la creazione di trail ciclabili realizzati nel rispetto del territorio o la promozione dei servizi di sharing e dell’uso della bici per gli spostamenti quotidiani. Un comportamento, quest’ultimo, capace di apportare un grande beneficio per l’ambiente come dimostrerebbe la “regola del 430”. Secondo i responsabili del marchio americano, infatti, per compensare le emissioni generate durante la produzione di un modello come la Marlin (174 kg di CO2) sarebbe sufficiente rinunciare all’auto e pedalare per 430 miglia, circa 692 km. Un valore irrisorio rispetto a quello che sarebbe necessario per compensare il rilascio di gas serra dovuto alla produzione di un’auto utilitaria (5,5 tonnellate) o di una SUV (13 tonnellate), il cui uso, per altro, genera emissioni di gas serra e inquinanti dannosi per la salute.
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