Le “vacanze” quest’anno costeranno di più. I rincari, “inevitabili”, si aggirano attorno al 20% e, tra alberghi, ristoranti, lidi balneari e traghetti, non risparmieranno nessuno, nemmeno i mototuristi. Difficile fare previsioni dettagliate: ciò che è certo - ed in parte già registrato - è che ci saranno delle differenze tra nord e sud, con aumenti a “macchia di leopardo”. Sanificare ha un costo al quale le strutture, già mezze vuote, non potranno sottrarsi ed il tutto ricadrà inevitabilmente sui consumatori. Ma anche chi deciderà di rimanere a casa pagherà i servizi più cari: i ristornati, complici i kit usa e getta, le operazioni di sanificazione e l’impossibilità di riempire i locali contingentando gli ingressi hanno aumentato i prezzi, secondo il Codacons ed il Centro Consumatori Italia, intorno al 20-25%. Confartigianato ha lanciato un appello perché gli esercenti non aumentino le tariffe per recuperare quanto perso nel lockdown: “Consolidate la fidelizzazione dei clienti”, hanno detto.
Dopo mesi di lockdown, posti di lavoro perduti, cittadini rimasti esclusi dai cosiddetti “bonus” e cassa integrazione mai arrivata, gli aumenti riguardano anche i beni di prima necessità. Tra febbraio e maggio, calcola l’Unione Consumatori, il prezzo della frutta fresca è aumentato del 12,8%, quello dei vegetali surgelati di quasi il 5%, quello delle patate del 4,4%, quello dei piatti pronti del 3,1%, prodotti per la pulizia della casa più 3,4%. A tutto questo si aggiunge il costo dei carburanti, abbassatosi quando nessuno poteva uscire di casa e subito rialzatosi con la “fine” del lockdown. Dal 3 giugno gli italiani possono tornare a muoversi per l’Italia in direzione delle località di vacanza: si vedrà in quanti “sceglieranno” di farlo.