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Romano Fenati e il Mondiale a 16 anni “vedevo queste gare in TV..."

Arrivato al Motomondiale direttamente dal CIV, il Campionato Velocità Italiano, Romano Fenati è stato capace di vincere al secondo appuntamento. A sedici anni si possono fare grandi imprese quasi senza accorgersene... Ecco come sta vivendo questa esperienza il ragazzo di Ascoli Piceno

Casco bianco e idee chiare

Ha disputato le sue prime gare del Mondiale con un casco bianco quando tutti gli altri colleghi sfoggiano calotte personalizzate con loghi e sigle portafortuna. “Non ci ho ancora pensato, non mi interessa” così liquida il “problema” Romano Fenati. Il sedicenne di Ascoli Piceno è di poche parole, secco nelle risposte e dotato di quella personalità necessaria per sopravvivere nei paddock del Mondiale. La stoffa non gli manca Campione Europeo Velocità, secondo l’anno scorso nel CIV, al suo esordio in Moto 3 nel Qatar è arrivato secondo, vittoria domenica a Jerez. Il Team Italia FMI questa stagione ha sfoderato una carta vincente…

Come hai iniziato la tua strada nel mondo delle moto?
“A quattro anni ho iniziato a correre con le minimoto, ma ho dovuto aspettare i sette per poter disputare le gare. Poi il CIV ed infine eccomi qui”.

Sei arrivato quest’anno al Campionato del Mondo Velocità dal CIV. Come è andata l’anno scorso?
“L’anno scorso è andata abbastanza bene. Sono riuscito a conquistare il secondo posto giocandomi il tutto per tutto con Niccolò Antonelli. È stata davvero una bella sfida! Ce la siamo giocata fino all’ultimo ma, purtroppo, alla fine non sono riuscito a conquistare il titolo: al Mugello sono caduto perdendo dei punti preziosi che mi avrebbero fatto vincere il campionato nazionale. La lezione che ho imparato è che è più importante prendere punti che uno zero secco finendo a terra”.

Questo passaggio dalle competizioni nazionali a quelle mondiali come lo stai vivendo?
“È bello perché l’anno scorso vedevo queste gare in televisione, mentre in questa stagione le sto vivendo direttamente. Però per me è una cosa normale. Non mi ha emozionato particolarmente questo passaggio, perché le gare sono tutte uguali: iniziano con il semaforo e finiscono con la bandiera a scacchi”.
 

"È una responsabilità perché porto la bandiera dell’Italia”

Certo che venire a correre al Mondiale non deve essere una responsabilità così piccola…
“Sì, mi impegno molto per essere all’altezza. Cerco di dare tutto me stesso. Ma, soprattutto, è una grossa responsabilità perché porto la bandiera dell’Italia”.

Una bella responsabilità anche considerando la tua giovane età…
“Sì, ho sedici anni ed essere qui e rappresentare il mio paese a livello mondiale è una bella soddisfazione. Faccio di tutto per essere all’altezza, mi allenano in palestra, senza però trascurare lo studio, devo anche finire di studiare perché frequento il secondo anno di liceo linguistico”.

E hai dovuto aspettare questi sedici anni per poter venire a correre nel Mondiale, perché è l’età minima...
“Probabilmente è anche giusto così perché un ragazzo non può a 14/15 anni fare un’esperienza così grossa. È giusto che faccia un passo alla volta, senza correre troppo. Sedici anni invece è già un’età più adeguata, perché si ha l’esperienza di un paio di anni di campionati nazionali e a questo punto potrebbe essere pronto per un salto avanti”.

Se il regolamento fosse stato diverso avresti fatto questo passo la scorsa stagione?
“Probabilmente non avrei accettato perché appunto preferisco fare un passo alla volta”.


"...non faccio molto caso agli altri piloti."

Come ti stai preparando per questa nuova avventura?
“Sto seguendo un percorso di preparazione mentale e fisica. Prima di tutto mi sono preparato mentalmente, ponendomi come obiettivo quello di essere il miglior esordiente di questa nuova stagione, e portare a casa più punti possibili. Poi con Roberto Locatelli, il preparatore tecnico-sportivo della squadra, abbiamo fatto un allenamento mirato. Io e gli altri ragazzi del Team Italia FMI siamo stati un paio di volte da lui, e siamo andati in bicicletta e in palestra. Abbiamo anche seguito dei corsi di inglese”.

Un ambiente nuovo, in cui sei circondato dalle leggende delle due ruote. C’è qualcuno che ammiri particolarmente e da cui prendi spunto?
“Ognuno ha il suo stile di guida, quindi non faccio molto caso agli altri piloti. Non c’è un pilota che seguo particolarmente”.

Tra tutti i piloti del Motomondiale, ce n’é uno in particolare con cui vorresti trovarti a battagliare?
“No, non c’è nessuno in particolare”.
 

Voglio essere l'esordiente migliore

Come è stare in una squadra federale?
“È una grossa responsabilità perché rappresenti l’Italia. Ma è anche una grande emozione”.

Poi la prima gara in Qatar. Come è stato affrontare il primo weekend del Mondiale?
“Sinceramente pensavo che la gara andasse peggio, invece è andata bene. Dal CIV sono passato al Campionato Mondiale, ma è tutto come mi aspettavo”.

Dopo il Qatar, il secondo appuntamento a Jerez, un circuito su cui hai già corso lo scorso anno il CEV, vincendolo, e i test invernali.
“Sì la pista in Qatar non la conoscevo, invece qui sono più tranquillo perché il circuito non è nuovo. Venerdì mattina eravamo primi, poi invece il pomeriggio pioveva e avevamo fatto degli assetti strani rimanendo un po’ indietro. Anche il sabato è andato bene, nonostante una caduta, e poi infine in qualifica ho fatto il decimo tempo”.

Chi pensi sarà il tuo maggior avversario quest’anno?
Maverick Vinales. È davvero forte e sarà una bella lotta”.

Quali sono i tuoi obiettivi in questa nuova stagione nel Motomondiale?
“Di essere il migliore esordiente e di riuscire a vincere qualche gara”.

E ieri ce l’hai fatta…
“Sì è stato incredibile. Sono molto soddisfatto per la vittoria. Sono partito bene conquistando le prime posizioni e poi ho fatto il mio ritmo fino alla fine. Voglia ringraziare di cuore tutta la squadra e la mia famiglia, che mi ha aiutato tanto in questo weekend”.
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