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"Mobilita", la mobilità al 2035 tra ideologia e realtà

Ospitato dal Belvedere di Palazzo Lombardia, l’evento Mobilità ha fatto chiarezza su alcuni dei punti più “spinosi” legati alla transizione energetica nel settore dei trasporti. Tanti gli interventi, focalizzati principalmente sulla Cina e sugli “obblighi” imposti dall’Unione Europea

“Mobilita”
Organizzato dalla federazione nazionale aderente a Confcommercio Mobilità con l’obiettivo di fare il punto sulla transizione ecologica avviata, ma che viaggia a velocità differenti a livello nazionale, continentale e globale, l’evento andato in scena a Milano lo scorso 8 maggio ha visto la partecipazione di alcuni tra i principali protagonisti (politici e non) del settore. Da quello del presidente Simonpaolo Buongiardino a quello del vicepremier Matteo Salvini, gli interventi hanno avuto come focus la mobilità elettrica e, in particolare, i prossimi step da seguire in direzione della cosiddetta “transizione”.

Simonpaolo Buongiardino, Presidente Federmotorizzazione
“I dati relativi ai primi quattro mesi del 2023 ci dicono sostanzialmente tre cose: le immatricolazioni crescono del 25 per cento, recuperano le perdite del 2022, ma sono lontane dai valori pre-Covid, l’elettrico potrebbe raggiungere le 60.000 vendite su un mercato di 1,5 milioni di veicoli; il valore dell’usato è sensibilmente cresciuto rispetto a un anno fa. Secondo il nostro punto di vista, tutto questo deriva dal fatto che le vendite sono scoraggiate da prezzi che superano di circa il 40 per cento quelli delle auto a benzina, in una situazione di reddito pro-capite bassa, unica in Europa a scendere tra il 1990 e il 2020. I sostenitori dell’elettrico subito - ha  aggiunto Buongiardino - non tengono conto che in 12 anni la tecnologia è destinata a una forte evoluzione e su questa strada il rischio è quello di creare un disastro: stiamo facendo tutto questo in Europa, che produce l’8 per cento della CO2 mondiale, mentre la Cina che ne genera oltre il 60 per cento sta realizzando nuove centrali a carbone. Lo stesso ex ministro Cingolani ha ammesso che si è sbagliato tutto, prima bisognava pensare a produrre energia con fonti rinnovabili".

Guido Guidesi, Assessore allo Sviluppo economico Regione Lombardia e vicepresidente dell’Alleanza tra Regioni
“Abbiamo costruito un manifesto di proposta, non contro l'elettrico, ma per raggiungere la piena neutralità tecnologica, con ogni mezzo. L’abbiamo presentato a Bruxelles e chiesto al Governo di sostenerlo, partendo dalla convinzione che in altri settori si valutano tutte le soluzioni possibili per raggiungere un obiettivo, mentre in questo caso no. In fondo, si chiede solo di considerare ricerche e studi sui biocarburanti, tenendo conto di tutto il ciclo produttivo, compreso lo smaltimento delle batterie. C’è poi il tema sociale: la neutralità piena ci consentirebbe di salvare aziende, mentre un'unica scelta ne farebbe chiudere 50.000. Altrimenti l’Europa decide che non tutti i cittadini si possono permettere un’auto”.

Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
“Non possiamo permetterci - ha evidenziato Salvini in collegamento telefonico - di avere un Paese green, con milioni di disoccupati. I tedeschi hanno lottato per vedere riconosciuti gli e-fuels, noi combattiamo per i biocarburanti, perché il tutto elettrico non significa transizione, ma mettersi nelle mani della Cina. Senza dimenticare che con i no secchi non si va da nessuna parte, e che gli industriali e il mercato non possono essere ostaggi delle ideologie; un riequilibrio delle scelte è il minimo che possiamo chiedere all’Europa”.

Luca Squeri, segretario della X Commissione attività produttive della Camera dei Deputati 
"L’ideologia vincola, chi usa il pragmatismo fa altri ragionamenti”, ha esordito Squeri.  “Ci troviamo in una situazione in cui l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili rappresenta il 40 per cento, ma si cerca di occupare il restante 60 per cento, a favore dell’elettrificazione totale. Perdendo di vista l’obiettivo che non è questo, ma la decarbonizzazione. Perché, non bisogna dimenticarlo, un quarto del parco circolante è composto da veicoli che non vanno oltre la normativa Euro 3. Per questo motivo sono allo studio nuovi incentivi, non solo per l’elettrico".

Pierluigi Ascani, Presidente di Format Research
Il recentissimo studio sulla percezione dell’utente finale, a cura di Format Research, presentato dal presidente Pierluigi Ascani, ha chiuso i lavori, con percentuali che confermano come in Italia il limitato interesse per l’elettrico dipenda da fattori economici e culturali. "L’età media delle auto è attualmente di 9,5 anni e il 57,4 per cento degli intervistati non intende cambiare auto nei prossimi due anni (il 12 per cento sì). Solo il 13,8 per cento comprerebbe un’auto elettrica, ma il 34,4 per cento non se la può permettere. Da questa situazione emerge che il 79,7 per cento degli intervistati sceglie di tenere l’auto attuale, ma anche che chi potrebbe essere interessato a passare all’elettrico ritiene che il prezzo giusto non possa superare i 26.000 euro".

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