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MotoGP 2015, intervista esclusiva ad Alex De Angelis: “Il GP di Valencia è stata una gara molto strana”

Nel paddock di Valencia, dopo il brutto incidente nel GP del Giappone, si è rivisto Alex De Angelis. Il sammarinese si sta riprendendo alla grande e ci ha raccontato la sua convalescenza e i suoi progetti. Sull'ultimo GP di Valencia ha detto: “La gara è stata molto molto strana”
Recupero veloce
Dopo il brutto incidente sul circuito di Motegi Alex De Angelis si è fatto vedere nel paddock di Valencia, il pilota del team Iodaracing se l'è vista brutta, ma si sta riprendendo alla grande e i dottori sono stupiti per i suoi tempi di recupero. Alex ci ha concesso un'intervista e ci ha raccontato come ha vissuto queste ultime settimane e ha detto la sua anche sull'ultima gara della MotoGP, che ha visto, tra infinite polemiche, il successo Jorge Lorenzo.

Allora Alex, come stai?
Sto nettamente meglio di quello che si potesse pensare dopo il mio risveglio. È stato un recupero velocissimo e non ho spinto più del dovuto per cercare di rimettermi in forma. Sappiamo tutti che il regolamento parla chiaro: da dicembre a gennaio non si può girare, quindi potrò salire in moto a febbraio. Ben venga comunque che i dottori dicano che tra un mese potrò tornare alla normalità. È una bellissima cosa. Vuol dire che dicembre e gennaio li userò proprio per tornare in forma, non solo per stare bene.

Qual è il tuo programma di riabilitazione?
Momentaneamente ho un tutore, che mi tiene la schiena dritta quando cammino. Nella vita di tutti i giorni, a casa, sono libero e posso tornare ad allenarmi in piscina.

Hai dolori?
Sì. La schiena specialmente fa male e faccio fatica anche con la spalla, quando prendo i pesi in mano. I dottori comunque mi guardano sorpresi per come riesco a fare tutto tranquillamente, senza soffrire più di tanto, quindi direi che va tutto bene!

Quanto è stata importante per te la presenza di Michele Zasa della Clinica Mobile in Giappone?
È stata importantissima. Quando ti svegli dall'altra parte del mondo, in un posto come il Giappone dove non parlano nemmeno l'inglese, e ti dicono “non ti muovere perché hai dieci fratture in corpo”, vedere un dottore "amico", o comunque che sta dalla tua e che sa di cosa hai bisogno, ti dà tranquillità. Sei sicuro che quello che stanno facendo sia stato seguito da una persona di tua fiducia.

Qual è la tua ultima immagine prima dell'incidente e la prima del risveglio?
Dell'incidente non mi ricordo assolutamente niente, quando mi sono svegliato mi hanno detto che pensavo di essere ancora in Spagna, ad Aragon (il GP precedente a Motegi ndr). Non mi ricordavo neanche di aver girato il venerdì, che invece è l'unica cosa che poi mi è tornata in mente. Del risveglio ho un vago ricordo di qualche voce, quella di Giampiero Sacchi (il proprietario del team, ndr) che mi parlava, ma non ricordo quello che mi ha detto. Ero molto confuso, anche a causa di tutte le medicine che avevo in corpo.

Quanto ti è stato vicino Giampiero Sacchi?
È stato al mio fianco, ha messo mano al portafoglio per comprare i biglietti per il Giappone per mio babbo e mio fratello, per farli arrivare il prima possibile, e non mi ha lasciato solo fino a quando non sono arrivati. Colgo l'occasione per ringraziarlo di nuovo.

Cosa hai provato tornando in Italia?
L'emozione è stata grande, perché all'Ospedale di San Marino c'erano tanti amici e fan che mi aspettavano. Ho fatto fermare l'ambulanza e aprire la porta per salutarli. Erano là con le trombe, gli striscioni. È stato veramente un bel rientro. In ospedale conoscevo tutti i dottori e gli infermieri e quindi era un po' come essere a casa. L'emozione più bella è stata quando, senza dire niente a nessuno, sono sceso dal letto da solo per vedere davvero se stavo “bene” come dicevano i dottori.

Avevi paura di non tornare a camminare?
Paura no, perché vedevo che riuscivo a muovere tutto, ma avevo sensazioni strane. La volontà di provarci c'era e ci sono riuscito. Quello è stato il momento migliore finora, ed è stato in Giappone.

In un'intervista, quando eri ancora in Giappone, avevi detto: “Spero di esserci a Valencia”, una follia!
Follia pura, perché nel momento in cui ho fatto l'intervista ero ancora sotto farmaci e non so se già sapevo veramente il mio stato di salute. Probabilmente non mi era stato ancora spiegato quanto avrei dovuto rimanere fermo nel letto e quanta fisioterapia avrei dovuto fare.

Sei venuto qui a Valencia perché hai detto: “Voglio dimostrare a tutti che sto bene!”
Sì, mi sono reso conto che tutti quanti si sono spaventati, ne sono state dette tante sul mio conto, come sempre capita in questi casi. A Valencia potevo fare tutto quello che faccio a casa, grazie alla Clinica Mobile, all'hospitality, avevo tutto quello che mi serviva e in più potevo far vedere a tutti che sto molto meglio di quello che la gente potesse pensare. E infatti gli addetti ai lavori, gli amici, i meccanici quando mi hanno visto erano stupiti, questo mi ha riempito di gioia.

Hai sentito la vicinanza dei piloti?
Sì, non solo dei piloti, veramente di tutti. Il mio telefono era intasatissimo, ed è l'unica cosa che mi ha aiutato a passare il tempo in Giappone. Non potevo guardare neanche la televisione. Il telefonino è stata la mia salvezza.

Il prossimo anno resterai con il team Iodaracing.
Sì, negli ultimi anni ho fatto troppi cambiamenti di team e di categorie. Finalmente si continua a fare un bel lavoro, con lo stesso team, e ovviamente sono contento. Partiamo con una moto che è già “vecchia”, ma ci auguriamo tutti che Giampiero Sacchi trovi le energie, le risorse per andare da Aprilia e riuscire a comprare quella che stanno costruendo nuova, magari per finire la stagione bene dal Mugello in avanti.

Cosa ne pensi del regolamento del prossimo anno?
Il cambiamento più grosso riguarda le gomme, bisognerà lavorare molto per adattare la moto agli pneumatici. In più c'è la nuova centralina e questo sicuramente per noi privati è un vantaggio. Le centraline che avevamo finora erano meno evolute rispetto a quelle degli ufficiali, adesso la differenza principale è che se io ho una persona che lavora sull'elettronica, un team ufficiale ne ha cento, però lavori sullo stesso materiale.

Quali sono i tuoi prossimo obiettivi?
Nel mese di novembre dovrei fare fisioterapia piena e dopodiché fare un'altra risonanza magnetica, decideranno i dottori, per vedere se le vertebre si saranno rinsaldate bene. Dopodiché ricomincerò a fare un po' di dirt track al mattino o motocross, insomma risalire su una moto e fare attività più "consone" al mio lavoro.

Che sensazioni hai provato a rivedere la MotoGP in pista?
Sicuramente molto strana, perché ero in griglia e essere lì senza tuta e senza moto...  È stato qualcosa di assurdo. Dopodiché gara ulteriormente strana.... sarà una giornata che mi ricorderò per un po' di anni.

Come giudichi l'ultimo GP di Valencia?
Valentino ha fatto una gara impeccabile, di più era impossibile. Sapeva che gli altri tre sarebbero scappati subito, non poteva assolutamente andarli a prendere. Si era visto già dalle prove che non aveva il ritmo per poter andare fin là. Al massimo avrebbe potuto stare con loro se fosse partito insieme a loro. Valentino ha fatto quello che doveva fare. È stato bravo a non farsi prendere dalla foga nei primi giri, maha superato tutti velocemente. Gli altri tre, non lo so... È stato bravo anche Pedrosa, ha fatto il suo. Marquez è discutibile, non è il Marquez che conosciamo.

Tu cosa pensi, Marquez ha favorito Lorenzo?
Non posso dirlo, in realtà non lo sa nessuno, sono supposizioni. Noi guardiamo le immagini  e ci facciamo la nostra idea. Sappiamo che Marquez è uno che ti supera tre volte in due curve, alle volte esagera, ma è uno che ci prova. Domenica scorsa l'unica cosa che ha fatto è stato superare Pedrosa, ma con Lorenzo non l'ha fatto. È anche vero che se Marquez, nel passare Lorenzo, avesse combinato uno dei suoi soliti "casini".... La situazione era ambigua. Io non voglio né giusticare né attaccare, dico solo che la gara è stata molto molto strana.
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