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La burocrazia rallenta la diffusione delle colonnine

La Corte dei Conti ha comunicato che sono meno di 6.300 euro i fondi utilizzati fino a ora per la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica a fronte di una stanziamento oltre di 50 milioni di euro. A decretare il mancato sfruttamento delle risorse sarebbero stati i complicati iter di approvazione ed errori di impostazioni del Piano italiano per le centraline. Il sollecito è di accelerare le procedure
A fare la rete sono i privati
Dei 50 milioni di euro stanziati per lo sviluppo della rete di ricarica italiana ne sono stati utilizzati soltanto 6.286,28 euro, quelli versati al Poligrafico dello Stato per la pubblicazione del bando per la realizzazione delle infrastrutture. La denuncia arriva direttamente dalla Corte dei Conti, massimo organo dello Stato in tema di vigilanza di entrate e spese pubbliche, ed evidenzia la difficoltà delle amministrazioni a sfruttare le risorse disponibili. La causa sarebbe da imputare alla burocrazia inefficiente che prevede procedure lunghe e complicate per potere utilizzare i fondi stanziati. L’esito è che dei 50 milioni da spendere dal 2013 al 2015 si sono utilizzate soltanto le briciole mentre in previsione il Piano ministeriale prometteva di realizzare entro l’anno scorso 150 stazioni di ricarica in autostrada, 150 colonnine stradali e altrettante tra porti, aeroporti e parcheggi. Infrastrutture mai realizzate malgrado siano stati approvati progetti in 19 Regioni e Province per un totale di 4,54 milioni di euro, fondi non erogati per l’assenza di alcune procedure burocratiche. Lo stesso Piano italiano per la mobilità elettrica approvato nel settembre del 2014 si è rilevato sbagliato nell’impostazione e poco efficace tanto da dover essere riscritto nell’aprile 2016 con l’indicazione del numero di colonnine da installare, il luogo dove posizionarle e il tipo di ricarica (lenta o veloce). Un ritardo nell’approvazione del documento da attribuire, almeno in parte, a un iter burocratico complicato che ha costretto gli addetti del Ministero a consultare i responsabili di Regioni, enti locali, operatori elettrici, Enea, Autorità dell’Energia e Federazione imprese elettrotecniche, nonché il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) e il Consiglio dei ministri. Per fortuna alla fine il nuovo Piano è risultato conforme alla norme europee che chiedono "prezzi comparabili e non discriminatori" per gli automobilisti e garanzie di non esclusione dalla rete per i rivenditori di energia. Nel frattempo, la rete di “rifornimento” dei veicoli elettrici si è sviluppata per iniziativa privata e al di fuori dei finanziamenti statali raggiungendo un estensione di circa 1.700 colonnine, delle quali 250 a Firenze, 200 a Roma e 120 a Milano. Si tratta, però, di reti scollegate tra loro e, spesso, con tecnologie diverse che rendono complicata la vita dei motociclisti e degli altri utenti “elettrici” e penalizzano la diffusione dei veicoli a batterie. Per porre rimedio sarebbe sufficiente attuare il Piano nazionale e sfruttare le risorse già programmate. A tal fine la Corte dei Conti ha raccomandato il Ministero dei Trasporti di “accelerare al massimo” il monitoraggio dei progetti avviati e di promuovere l’impiego dei fondi stanziati per lo sviluppo della infrastruttura di ricarica, nonché di puntare sulle colonnine “fast”. Inoltre, sottolinea la Corte, è necessario che “il Ministero renda funzionante al più presto la Piattaforma informativa nazionale” aggiornando il Portale dell'Automobilista in modo da rendere “trasparente” le azioni e i progetti in corso di realizzazione.
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