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Intervista esclusiva a Carlo Pernat: “Rossi potrebbe vincere il titolo MotoGP 2015”

A Valencia abbiamo incontrato Carlo Pernat. Il leggendario team manager genovese ci ha parlato a ruota libera (come sempre) della sua attuale esperienza con il San Carlo Team Italia e della scuola italiana che sta contribuendo a far rinascere. Prima di lasciarci però ci ha confidato che per il prossimo anno si aspetta di vedere Valentino Rossi protagonista della MotoGP. E se lo dice lui...
Ecco il "Pernat pensiero"
Nella stagione 2014 appena conclusa, Carlo Pernat ha lavorato a tempo pieno con il San Carlo Team Italia FMI impegnato nel Mondiale Moto3, con il ruolo di responsabile delle relazioni esterne e della comunicazione. Pernat e Virginio Ferrari (responsabile piloti del San Carlo Team Italia FMI) sono stati coinvolti nel progetto della FMI per la loro esperienza e per far rinascere la "scuola italiana", un tempo ai vertici mondiali. Classe 1948, genovese doc, Pernat considera il paddock come la sua seconda casa e il suo fiuto per i talenti è tra i migliori in circolazione. Nella storia di campioni come Valentino Rossi, Loris Capirossi e Max Biaggi c'è stato il suo zampino e sotto la sua ala protettrice ora c'è anche Andrea Iannone, da lui definito “un fungo porcino”.

Com'è andato questo primo anno con la Federazione Motociclistica Italiana?
Non benissimo, ma neanche male. Il compito della Federazione è quello di tirare su i giovani, metterli in luce e poi passarli ai vari team. Da quando tre anni fa la Federazione ha creato il Team Italia sono emersi Romano Fenati, Niccolò Antonelli e adesso Andrea Locatelli: tutti piloti che se non c'erano quelli della Federazione, avrebbero fatto molta fatica o ddirittura non sarebbero mai arrivati nel mondiale. I team di un certo livello non prendono degli esordienti, quindi il lavoro della FMI è importante. Questo 2014 è stato un anno difficile anche per il passaggio alle Mahindra: una scelta giusta, secondo me, ma la casa ha sbagliato un po' di cose. Il prossimo anno alcune cose cambieranno: la squadra sarà composta sempre da Matteo Ferrari e da Stefano Manzi, ma tecnicamente ci saranno dei supporti maggiori, che è importantissimo. La moto sarà la stessa, ma se ne occuperà la Suter dalla Svizzera e sarà tutta un'altra cosa: ho l'impressione (per non dire la certezza) che sarà un'ottima moto. L'importante comunque per noi è tirare su i giovani e metterli in luce, poi prenderanno la loro strada: non partiamo con l'obiettivo di vincere.

Qual è il suo punto di vista sulla "filiera" italiana?
C'è stato un momento di black out. Quando negli anni 90 ero in Aprilia come responsabile del reparto corse, puntavo molto sui giovani, ma erano altri momenti perché c'erano i contratti di tre anni ai tempi di Valentino Rossi e Max Biaggi. Poi il nulla: fino a un paio di anni fa nella top 15 di piloti italiani, a parte Fenati, non c'era più stato nessuno. In questi anni il Team Italia si è rinforzato, è arrivato anche Valentino con la sua Accademia che non è male, insomma stanno di nuovo uscendo di piloti di talento. Passeranno un po' di anni prima di avere delle reali conferme, ma stiamo ritornando.

Quali differenze ci sono tra i piloti di oggi e quelli di una volta?
La differenza principale è che i piloti di un tempo non erano assolutamente tecnologici, quelli di oggi sì, è una generazione nuova. Sono cambiate anche molto le moto: una volta contava più la guida e meno l'elettronica, adesso conta molto di più l'elettronica. Ogni era ha la sua generazione di piloti, ma secondo la mia opinione i piloti che alla fine vincono sono quelli che sorridono e si divertono sempre. Perché questo non è un mestiere: se uno arriva qui triste e incazzato è difficile che riesca a fare risultati. I piloti sono tutti uguali nel senso che tutti quelli che arrivano si sentono primi, già dai tempi di Freddie Spencer, Kenny Roberts, Randy Mamola, Valentino, Biaggi, Capirossi, e adesso è la stessa identica cosa. Vogliono tutti vincere. Quello che cambia è la loro attitudine.

Com'è cambiata la vita nel paddock?
Parecchio, anche perché sono cambiati i tempi. Ogni ciclo ha il suo tempo. Prima l'ambiente era molto più "ruspante", più vero, c'era più amicizia tra piloti e meccanici. Facevamo addirittura delle spaghettate alla sera mettendo allo stesso tavolo piloti diversi, c'era un'idea del mondiale vissuto un po' come sagra paesana. Adesso tutto sta andando un po' verso la Formula 1, un po' più "blindato": i piloti tra di loro non si frequentano molto e i rapporti umani sono cambiati, prima ce n'erano anche troppi, ora troppo pochi. Io personalmente preferivo quando ce n'erano molti.

Cosa succederà il prossimo anno in MotoGP?
Penso che il prossimo anno Valentino metterà nel mirino Marc Marquez, sono strasicuro che si giocherà il titolo e non mi stupirei se lo vincesse. Ha una determinazione e un orgoglio smisurato. Ha perso molto tempo mentale e di guida con Ducati, ha stentato a riprendersi ma so che a fine anno si è allenato come non faceva neanche a vent'anni. Vuole far vedere chi è Valentino Rossi. Per il resto, dobbiamo sperare in Andrea Iannone, che è l'unico talento che abbiamo al momento nella MotoGP: è molto forte, viene dalla famiglia dei funghi porcini, quelli buoni come Valentino, Capirossi, Biaggi. Andrea è un fungo porcino buono e credo che ce la farà anche con Ducati, ne sono abbastanza convinto. Conosco abbastanza bene Gigi Dall'Igna da quando era nel reparto corse Aprilia: è uno molto determinato ma sa cosa sono i rapporti umani, sa lavorare, ha un metodo che non è italiano ma quasi tedesco, però con molta simpatia. Lui vuole arrivare, si mette in gioco fino in fondo ed è molto bravo. Sono convinto che il prossimo anno la moto nuova sarà già un bel passo in avanti. Non so ancora se sarà vincente, secondo me l'obiettivo è il 2016, però darà qualche sorpresa.

Riguardo l'episodio Marquez-Iannone, in cui lo spagnolo ha colpito Andrea e non è stato penalizzato, Dorna sta esagerando?
Dorna ha fatto un ottimo lavoro, ci ha portato a un livello professionale molto alto, però adesso sta un po' esagerando con il sostengo alla Spagna. Non è che se hai la patente o il passaporto spagnolo la passi liscia. Il contatto tra Marquez e Iannone mi hanno lasciato molto perplesso e l'ho detto anche ad Ezpeleta. Ma soprattutto non possono sparire le immagini di quello che è successo: le fotografie non sono mai apparse ma è stata una manovra sbagliata, Iannone è stato centrato mentre faceva una curva e ne paga ancora le conseguenze adesso. Più che la Dorna, forse è la commissione della direzione gara che ha sbagliato dal punto di vista materiale e anche psicologico. Io l'ho detto, l'ho fatto notare, nessuno mi ha detto niente... quindi probabilmente mi hanno dato ragione.
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