KTM è salva, ma la MotoGP è a rischio. Ecco perché
Bajaj ha un anno di tempo per concretizzare il passaggio di consegne della società austriaca: difficile che vengano conservati entrambi gli slot, Yamaha alla finestra per il team Tech3
KTM è salva: il colosso indiano Bajaj ha versato i 600 milioni di euro per saldare il 30% del debito con i creditori. L’azienda indiana è un gigante: è il secondo costruttore mondiale di scooter e il quarto produttore mondiale di motoveicoli, con oltre un milione di unità prodotte all’anno.
Bajaj Auto detiene il 49,9% di Pierer Bajaj AG, che a sua volta possiede il 74,9% di Pierer Mobility AG, la holding che controlla KTM e altri marchi come Husqvarna e GasGas. Grazie al prestito, Bajaj Auto sostanzialmente ha la possibilità di subentrare nel controllo di KTM entro un anno grazie alle quote guadagnate, opzione che presumibilmente sarà esercitata. Nel frattempo Stefan Pierer ha dato le dimissioni dal Consiglio di Amministrazione di Pierer Mobility AG.
Il futuro in MotoGP
Nei mesi scorsi la divisione racing di KTM, dal punto di vista legale, è stata spostata alla filiale svizzera KTM Racing AG di Frauenfeld. In buona sostanza si tratta di un primo scorporo che ha lo scopo di esternalizzare l'attività. Tutta o in parte? Entrambi gli slot di KTM, per altrettanti team di MotoGP, ricadono sotto questa sigla, ma non è detto che la dismissione sarà totale. Bajaj non sembra essere troppo interessata all'attività sportiva, ma in questo momento i "si dice" valgono fino a mezzogiorno. Correre in MotoGP costa circa 50-60 milioni l'anno (cifra ridotta di almeno 10 milioni rispetto al recente passato) a KTM, ma allo stesso tempo abbandonare la nave significa perdere una "poltrona" di valore nel salotto buono del motociclismo. Con tutto quello che ne consegue in termini futuri, considerando che dal 2027, con il cambio regolamentare, potrebbero essere diversi i marchi interessati a salire sulla giostra.
Ridurre per moltiplicare
Sembra assurdo, ma potenzialmente KTM potrebbe monetizzare meglio i propri asset riducendo la propria presenza in MotoGP. L'operazione potrebbe svolgersi in due momenti diversi: inizialmente andando a vendere il team clienti e solo successivamente la squadra factory. In una era in cui i dati raccolti contano moltissimo, avere un team clienti in più potrebbe fare gola ad alcuni costruttori. Il nome che si è fatto maggiormente è quello di Yamaha, che già in passato ha fornito le moto a Tech3 e che avrebbe interesse ad aumentare a 6 le moto in griglia. Certo, lo sforzo economico sarebbe importante, ma quello organizzativo meno impattante.
Per il 2027 invece ci sono diverse possibilità all'orizzonte: Suzuki, BMW, Kawasaki, ma non è detto che Bajaj, con il supporto di Red Bull e superata la fase di ristrutturazione, non decida di rimanere.
Il futuro dei piloti
Se davvero Yamaha dovesse subentrare in Tech3, metà del parco piloti - ovvero Enea Bastianini- potrebbe essere trasferito per un matrimonio fin troppo facile da immaginare. Diversa invece la posizione di Mavericks Vinales, che con Iwata si lasciò in malo modo nel 2021. C'è comunque da considerare il fatto che Yamaha probabilmente avrebbe interesse anche a portare qualche pilota giovane, di provenienza Moto2, nella classe superiore. Per quanto riguarda Binder e Acosta, soprattutto per il secondo c'è molto interesse sul mercato. Chi lo vorrà però, dovrà sedersi al tavolo con KTM e discutere una fuoriuscita anticipata dal contratto, che scade a fine 2026