Il super flop della MotoE: va in pensione e nessuno la rimpiange
La categoria non ha promosso sviluppo tecnico e interesse sulle soluzioni adottate. Il mercato delle sportive elettriche non è pronto e la tv non basta a fare miracoli
Alzi la mano chi si ricorda in che anno ha debuttato la MotoE o anche solo chi è stato l'ultimo titolato della categoria. Per la cronaca la classe ha debuttato nel 2019 e il campione in carica è lo spagnolo Hector Garzò, ma non è questo il punto: l'esempio vale a far capire che l'interesse di pubblico e addetti ai lavori sulla classe è pressoché nullo, per vari motivi.
La storia
La MotoE ha debuttato nel 2019 con le moto prodotte da Energica, l'azienda italiana che ha dichiarato fallimento nel 2024. La Ego era una derivata di serie e la sua sostituzione con la Ducati V21L – un vero prototipo- ha portato a un netto aumento di prestazioni nel 2022. La performance non ha aiutato però la categoria ad aumentare il proprio appeal: d'altronde l'interesse tecnico di un monomarca è sempre relativo, se poi le moto non si vendono...
Dov'è la competizione?
Il potenziale della MotoE non era basso: in qualche modo, soprattutto fino a quando il bando alla vendita dei motori termici nell'Unione Europea è stato un tema pressante, c'era una attenzione diffusa nell'ambiente delle corse alle moto elettriche. Ma per essere stimolato, sarebbe servita una competizione vera, con moto e soluzioni tecniche differenti da mettere a confronto. Con il monomarca invece si è finiti a parlare poco o niente di tecnica, lasciando spazio solo alla dimensione agonistica.
Figli di un dio minore
Non che le gare siano noiose: corte – prima di tutto per ragioni tecniche di durata delle batterie- ma combattute, le manches spesso si sono risolte all'ultimo giro, con sorpassi anche decisi e senza esclusione di colpi. Nelle sei stagioni corse abbiamo poi avuto due campioni italiani – Matteo Ferrari e Mattia Casadei-, quest'anno i piloti azzurri in lotta per il titolo prima del gran finale portoghese sono addirittura quattro (Zaccone, Casadei, Ferrari e Baldassarri).
Si tratta di piloti di valore, ma la categoria non è formativa, non è propedeutica a niente ed è diventata piuttosto una sorta di “parcheggio” per ragazzi in attesa di una chiamata giusta. Insomma, intanto girano per il paddock, il che è sempre meglio che rimanere a casa.
La tv c'è
Lo sforzo mediatico poi non è mancato: in Italia Sky Sport ha fatto tutto il possibile per ritagliare spazi adeguati alla trasmissione della MotoE: gara-1 viene sempre trasmessa in diretta, gara-2 in differita alle 17 del sabato un orario tradizionalmente favorevole. Casomai è proprio la decisione di Dorna di collocare le gare al sabato che toglie visibilità. D'altronde, domenica lo schedule è pieno...ma anche gli sponsor hanno capito che mettere il proprio logo sulle carene non aiutava a vendere un centesimo in più dei marchi mostrati.
Dall'elettrico alle bagger
Alla fine Liberty Media – il nuovo padrone del motomondiale- ha deciso di sostituire la MotoE con un campionato dedicato alle bagger, con una inversione a u sul tema ambientale: serve più rumore, servono motori grossi ed esagerati, anche se purtroppo anche per il prossimo King of baggers si è scelta la formula monomarca. Harley-Davidson è stata disposta a investire, ma senza accettare una competizione con Indian che avrebbe portato forse anche qualche ombra, invece che pura promozione.
2025 ultimo atto
La morte della MotoE arriverà con un anno di anticipo e già l'anno prossimo le Ducati elettriche andranno in pensione: "Nonostante gli sforzi non abbiamo raggiunto né i nostri obiettivi, né quelli del settore associato alle moto elettriche ad alte prestazioni", ha dichiarato il presidente della Fim, Jorge Viegas. Il Ceo di Dorna Carmelo Ezpeleta ha aggiunto: "Dobbiamo ascoltare gli appassionati e il nuovo pubblico con cui cerchiamo di entrare in contatto".
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