Riprende linee e colori della mitica Z1 900 del 1972 ma sfoggia soluzioni tecniche moderne.
Stile "classico", soluzioni all'avanguardia
Colori, manubrio, faro, cruscotto e codino sono praticamente identici a quelli dell’antenata, ma i fanali sono full Led, le sospensioni sono regolabili (forcella con steli di 41 mm e monoammortizzatore a gas) e per i freni troviamo pinze radiali monoblocco che "mordono" dischi da 300 mm. Al centro del cruscotto, tra i due elementi circolari analogici, c’è uno schermo LCD ricco di informazioni, compreso il livello di intervento del controllo di trazione, unico "aiuto" elettronico della Z 900 RS (ABS, obbligatorio, a parte).
Motore potente ma gestibile
Sulla Z 900 RS si sta comodi: la posizione di guida è naturale, col busto diritto e le braccia protese verso il manubrio alto e largo. Il quattro cilindri è estremamente fluido: riprende in sesta marcia da poco più di 1.500 giri, spinge con erogazione quasi elettrica fino ai 5.000 giri dove però abbiamo rilevato un marcato effetto on/off, poi si scatena allungando ben oltre i 10.000 giri (dove inizia la zona rossa del contagiri). Tra le curve preferisce una guida “rotonda”, fluida, soprattutto nello stretto. Le sospensioni sono tarate per un buon comfort di marcia ma mostrano il fianco solo nella guida "al limite", poco gradita dalla Z 900 RS. Preciso il cambio mentre la frenata è potente, modulabile e sicura.
Perché sì
La linea retrò e le finiture curate
Il motore 4 cilindri ha una buona spinta ai medi regimi, quelli più utilizzati nell’uso quotidiano
La posizione di guida comoda e "naturale"
La frenata potente ma sempre gestibile
Perché no
Il motore ha un marcato effetto on-off
La sella è un po’ alta (83,5 cm)
Le sospensioni poco efficaci nella guida "sportiva"