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MotoGP - Lucio Cecchinello, nozze con i fichi secchi in casa Honda

Il manager italiano è l'unico che è riuscito a fare vincere il colosso giapponese negli ultimi anni. La sua storia è legata a doppio filo alla casa di Tokyo

Quella di Lucio Cecchinello con Honda è una storia che va avanti da trent'anni, ancora prima del suo esordio come team owner. Ed è una storia fatta di piccoli passi: prima in 125 come pilota, poi con il proprio team, che nel 2006 ha portato in MotoGP, inizialmente con una sola moto. Vederlo vincere domenica è una lezione – l'ennesima- di umiltà e capacità di come si possa fare bene anche con mezzi limitati.


Ancora di salvezza

Le ultime 2 vittorie di Honda in MotoGP portano la firma del team LCR: prima di Le Mans 2025, c'era stata infatti Austin 2023, quando a sollevare il premio per il primo classificato era stato Alex Rins. Non solo: Marc Marquez a parte – vittorioso con il team ufficiale nel 2021 in 3 occasioni- non si registrano successi di HRC dopo il successo di Pedrosa a Valencia, nel 2017. Insomma, mentre dal Giappone continuano a iniettare miliardi di yen nella squadra che porta i gloriosi colori bianco, rosso e blu, il buon Lucio salva baracca e burattini, compiendo sempre i miracoli anche dal punto di vista del bilancio.


Gli specialisti della pioggia

Una mano a Cecchinello è sempre arrivata dal cielo, nel senso meteorologico del termine. Prima delle ultime 2 vittorie in MotoGP, era sempre stato Cal Crutchlow a mettere i successi in bacheca per il team LCR: ben 3 affermazioni nel triennio 2016/2018, sempre con pista bagnata, umida o comunque in condizioni caotiche, come a Termas de Rio Hondo, 7 anni fa. In quell'occasione Crurchlow aveva battuto proprio Johann Zarco all'ultimo giro in un duello tra specialisti del bagnato. Anche due anni prima, in Australia e Repubblica Ceca, il pilota britannico aveva sfruttato condizioni particolari per riuscire a tagliare il traguardo per primo sotto la bandiera a scacchi.


Legato a doppio filo

La gestione del team negli ultimi anni comunque non è stata semplice: dal 2020 in poi la RC213V si è rivelata una moto sempre più fallimentare e le 2 vittorie di LCR sono state una boccata di ossigeno all'interno di un percorso altrimenti senza podi e con diverse difficoltà tecniche. Bisogna poi aggiungere che Lucio, nel delicato equilibrio di rapporti con la casa madre, si trova a pagare ogni anno la “tassa” di una moto sacrificata a piloti di scuola asiatica che sono stati competitivi solo sporadicamente. Quest'anno, in particolare, a Cecchinello è stato assegnato il thailandese Somkiat Chantra, che sarà pure un rookie, ma non ha ancora raccolto nemmeno un punto.


Il punto tecnico

Se non altro Honda ha capito l'importanza di avere più moto in griglia con lo stesso materiale e Johann Zarco può disporre di una RC213V pari a quella dei piloti ufficiali. Anche nei test, al pilota francese vengono regolarmente forniti tutti gli aggiornamenti del caso, anche perché è di gran lunga il pilota più esperto in casa Honda.

Al momento il colosso giapponese ha mostrato qualche segnale incoraggiante, soprattutto in confronto all'anno passato. La moto sembra nata meglio: l'anteriore è tornato a dare fiducia, il motore è più sfruttabile.


Quale futuro?

Cecchinello è sempre stato con Honda e – al netto di alcune voci che si erano levate nel periodo in cui KTM aveva investito somme faraoniche in MotoGP- non ha mai cercato davvero di trovare alternative al progetto dei giapponesi. Rimarrà con loro anche nei prossimi anni, la speranza è che qualcuno a Tokyo tenga in maggiore considerazione le esigenze, oltre che le capacità di Lucio. Zarco ha espresso il desiderio di passare nel 2026 nel team ufficiale: comprensibile per un pilota che va verso la fine della propria carriera e che ragionevolmente vuole anche monetizzare. Speriamo che la vittoria di Le Mans contribuisca a rivedere il mercato: squadra che vince non si cambia.

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