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MotoGP, infortuni e rientri: non tutti i campioni riescono a rinascere

L'otto volte campione del mondo ha diversi precedenti illustri di fuoriclasse che hanno provato a tornare più forti di prima: Mick Dohan ci è riuscito, Barry Sheene no. Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo sono stati portati al ritiro dai molti incidenti
Ci sono piloti che sono tornati da un infortunio più forti di prima, altri che hanno visto la loro carriera compromessa da incidenti che hanno impedito a fisico e testa di tornare gli stessi di prima. Come si riprenderà Marc Marquez dai problemi al braccio destro? Al momento è impossibile dirlo, ma di sicuro questi due anni sono stati un incubo e non abbiamo più visto – se non a sprazzi- quel Magic che conoscevamo.

Illustri predecessori
Barry Sheene nel 1982 si fracassò entrambe le gambe in un incidente a Silverstone, durante le prove. I dottori lo rimisero in piedi, ma lo pregarono di rinunciare alle gare: i suoi arti erano tenuti insieme da 27 viti, una situazione incompatibile con l'attività sportiva per una persona normale. Sheene ovviamente continuò a correre, ma i suoi ultimi due anni in Suzuki furono difficili, e arrivò un solo podio in 22 gare.
Mick Doohan invece riuscì a rinascere più forte di prima: l'incidente del 1992 ad Assen fu tremendo e in molti ricordano la celebre foto delle due gambe ingessate insieme. Il pilota australiano tornò in gara entro l'anno, senza riuscire però a difendere la prima posizione in campionato dal ritorno di Wayne Rainey. In seguito all'infortunio, Mick cambiò anche il proprio stile di guida, portando il freno posteriore sul manubrio sinistro, dove lo azionava con il pollice. Doohan comunque tornò ancora più veloce e competitivo: dopo un 1993 di recupero, vinse cinque titoli consecutivi tra il '94 e il '98.

Era MotoGP
In anni più recenti è stato Daniel Pedrosa il pilota più perseguitato dalla sfortuna: una ventina di infortuni solo nei primi 14 anni di carriera, con un centinaio di fratture che lo hanno penalizzato fino a compromettere la conquista di quel titolo mondiale in MotoGP che non ha mai ottenuto. Dani è comunque sempre tornato a correre, e solo nella sua ultima stagione in classe regina (2018), non ha vinto un gran premio. La sindrome compartimentale e una Honda sempre più lontana dal suo stile di guida lo hanno indotto infine al ritiro, ma il Piccolo Samurai ancora oggi, che fa il tester per KTM, riesce a girare su tempi di tutto rispetto. L'anno scorso è pure tornato in pista per una wild card in Austria, gara terminata onorevolmente al decimo posto.
Chi si è ritirato a causa degli infortuni è Jorge Lorenzo: tornato in pista miracolosamente ad Assen 2013, 48 ore dopo l'infortunio alla clavicola, è stato spesso autore di rientri lampo, ma nel tempo ha pagato gli acciacchi patiti. Il finale di carriera è stato emblematico: nel 2018 si era fratturato il radio sinistro e aveva saltato le ultime gare della stagione, l'anno successivo è passato in Honda ma la stagione è stata un incubo: si è fratturato la sesta vertebra dorsale - ancora una volta con un incidente ad Assen- e ha saltato quattro gare, nel frattempo Marquez dominava con una moto che Jorge non riusciva a fare sua. A fine stagione ha annunciato il ritiro e ha salutato la compagnia: sapere che quella vertebra lo avrebbe potuto lasciare paralizzato in caso di una nuova caduta era un pensiero incompatibile con il correre ad alto livello.

Che Marc vedremo?
Marquez ha già dimostrato che anche nella sua peggior versione rimane un pilota che sporadicamente può lottare per il podio o la vittoria, ma in questo momento Honda non è comunque in grado di fornirgli una moto competitiva. Tanto vale operarsi, recuperare e iniziare a lavorare per il 2023: Marc l'anno prossimo avrà “solo” 30 anni e potrà ancora levarsi parecchie soddisfazioni, se il problema al braccio destro sarà davvero risolto.
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