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MotoGP 2019 Qatar, caso Ducati: le tre ragioni del reclamo

Il ricorso in appello di Aprilia, Honda, KTM e Suzuki coinvolge diversi piani di azione: sportivo, tecnico e politico. Ducati si trova ancora una volta sola nel combattere una guerra sullo sviluppo dell'aerodinamica, vediamo di capire per bene cosa è successo a Losail
Può un'appendice trascurabile a uno sguardo disattento - tanto da dovere essere cerchiata con un ingrandimento in tv per essere identificata -, uno spoiler dall'appellativo poco nobile di pelapatate, generare un terremoto come quello che ha messo sub iudice la vittoria di Andrea Dovizioso in Qatar? La risposta è ovviamente affermativa, ma prima di spiegare le ragioni di uno scontro apparentemente sproporzionato in relazione alle dimensioni del pezzo coinvolto, ripercorriamo l'evolversi della vicenda.

Le tappe
La Ducati vince il gran premio in Qatar con Dovizioso, ma il risultato viene contestato da un reclamo presentato da 4 case: Honda, Suzuki, Aprilia e KTM ritengono che lo spoiler applicato al forcellone della Desmosedici sia contro il regolamento, in quanto appendice aerodinamica posta in una zona della moto dove le stesse non sono ammesse. La protesta viene respinta dopo la convocazione di una rappresentanza del reparto tecnico Ducati. La casa di Borgo Panigale ribadisce infatti di avere ottenuto l'avvallo del dispositivo da parte del direttore tecnico della MotoGP Danny Aldrige, in quanto non si tratterebbe di uno strumento atto a generare deportanza. Il pelapatate per i tecnici Ducati serve a raffreddare la gomma posteriore. Le quattro case, che già sapevano del parere favorevole di Aldrige, presentano a loro volta un reclamo sostenuto da idonea documentazione, ma lo steward panel di Losail si dichiara non competente a giudicare e trasferisce la questione alla Corte d'appello della FIM a Ginevra. La decisione della federazione sarà presa nei tempi che permetteranno di valutare prove a favore e contro la Ducati, portate dalla cinque parti in causa.
A questo punto i piani di analisi della vicenda sono tre: tecnico, sportivo e politico.

Il piano tecnico
Dal punto di vista tecnico, Aprilia in testa, l'accusa ritiene che lo spoiler già nella sua forma volta a incanalare e accelerare il flusso d'aria sia sinonimo di vantaggio aerodinamico. L'utilizzo di questo strumento, nato come dispositivo per deviare il bagnato e impedire l'acquaplaning (Yamaha ne montava uno a Valencia 2018 e forse per questo non è ricorsa in appello), in una gara asciutta sarebbe un ulteriore indizio di colpevolezza. Ieri Ducati non ha dovuto fornire ulteriori risposte rispetto a quanto già espresso sopra, ma lo farà a Ginevra. Una possibile linea di difesa risiederebbe nell'indicare (dati alla mano, ma pur sempre forniti dal costruttore italiano) che le ali all'interno dello spoiler avrebbero un profilo neutro ai fini del downforce. Quantificare l'effettivo vantaggio dell'appendice è per noi impossibile, ma a giudicare dal fatto che Dovizioso sia arrivato fino a domenica senza montarlo fa pensare che questa soluzione non abbia un effetto "dirompente".

Il piano sportivo
Dal punto di vista sportivo, nel senso di risultato e non di spirito, il tempismo dei rivali di Ducati (e di KTM e Aprilia, che al momento hanno una rivalità piuttosto mediata da diverse posizioni di distacco sullo schieramento) è stato perfetto. Dovizioso non ha montato lo spoiler in qualifica e il ricorso non è partito su Petrucci e Miller. Non appena DoviPower ha tagliato il traguardo però il drappello dei ricorrenti ha preso la strada della direzione gara, Puig in testa. Se il forlivese dovesse perdere la vittoria, Marquez si troverebbe 25-0 su Dovi con altre due gare favorevoli in calendario alle porte (Argentina e Texas). Suzuki guadagnerebbe un podio, ai team privati invece arriverebbero solo briciole di punti.

Il piano politico
E qui si innesta il vero motivo del contendere, di natura politica: che vantaggio può trarre un team come Aprilia dal fare la guerra a Ducati? Le motivazioni possono essere molteplici: innanzitutto Massimo Rivola arriva a guidare il team di Noale dopo la pluriennale esperienza in Formula 1. La sua mossa può essere considerata una sorta di biglietto da visita del suo modo di intendere questo sport. In secondo luogo, e qui è lo stesso Rivola ad ammetterlo, frenare una deriva della ricerca aerodinamica in settori finora inesplorati ha l'obiettivo di risparmiare soldi e risorse umane da impiegare in altro modo. Honda si può permettere di fare tutto, Aprilia ma anche Suzuki no. Anche in caso di sconfessione del ricorso, ai costruttori contrari basta marcare il punto per tornare all'attacco più avanti, magari l'anno prossimo per un bando di sviluppo aerodinamico più stringente. Infine c'è il piano politico puro, dove la casa di Noale vale quanto un costruttore di grosse dimensioni: dare fastidio, schierarsi, forse cercare alleanze sono tutte mosse che possono un domani avere un tornaconto. In questo non c'è niente di che meravigliarsi.

Le prospettive
Cosa succederà ora? Se pensiamo alla tutela dello spettacolo e della credibilità di chi organizza le gare, è difficile pensare a un ribaltamento del primo verdetto. La MotoGP si era già espressa in qualche modo a favore dello spoiler e se la decisione venisse rovesciata il primo avvallo di Aldrige perderebbe autorevolezza. Sarebbe come dire che il direttore tecnico non è stato capace di valutare in autonomia un'irregolarità. Inoltre il campionato sarebbe privato pronti via di un bellissimo capitolo già scritto nella lotta leale in pista tra Marquez e Dovizioso. Il 7 volte campione del mondo non ha certo bisogno di giocarsi le proprie carte fuori dal tracciato per tenere testa agli avversari. Ovviamente i giudici devono essere al di sopra di questi ragionamenti, ma per la FIM insieme al pelapatate è arrivata anche una bella gatta da pelare: c'è solo da augurarsi che la decisione venga presa, ma questo è probabile, prima del Gran Premio d'Argentina di fine mese.
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