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Interviste MotoGP - Francesco Guidotti: “KTM? Un bel posto dove lavorare"

MotoGP news - Il 2022 di KTM ha visto arrivare il nuovo team manager Francesco Guidotti, dopo le prime gare il toscano è soddisfatto della sua scelta, ci ha raccontato l'ambiente che ha trovato, come sono i due piloti Miguel Oliveira e Brad Binder e quali sono gli obiettivi di questo primo anno 
Un nuovo entusiasmante progetto
La squadra ufficiale KTM ha iniziato la stagione con due ottimi risultati, il secondo posto di Brad Binder in Qatar e la vittoria di Miguel Oliveira in Indonesia, mentre la grande novità di questo 2022 è stato l'arrivo dal team Pramac di Francesco Guidotti, in qualità di team manager. Il toscano ha raccontato alla nostra Serena Zunino com'è stato l'arrivo in questa squadra, ha analizzato la stagione e ha anche svelato le linee "guida" del prossimo mercato.

Com'è andato il fine settimana a Le Mans?
La top ten di Brad (Binder) è qualcosa di cui dobbiamo essere contenti, considerando l'inizio del weekend e, partendo dalla sesta fila, non è stato facile ottenere un risultato del genere. I commenti dei piloti ci hanno dato fiducia per il futuro perché pensiamo di aver trovato qualcosa per la gara che ha funzionato meglio rispetto al resto del weekend, quindi ci sono alcuni aspetti positivi. Saremo sempre più forti nel prossimo futuro, ne sono convinto perché stiamo lavorando molto. La concorrenza è alta e sappiamo che dobbiamo migliorare le nostre qualifiche e dare ai piloti una moto migliore sin dalle prime sessioni.

Guardando al tuo lavoro, su quali aree stai spingendo?
La prima cosa era capire la situazione generale. Mi confronto quotidianamente con chi era qui prima di me, per capire perché sono arrivati a determinate conclusioni in questi anni. Per capire ancora meglio quale direzione prendere per eventuali cambiamenti. All’inizio sono quasi stato uno spettatore, abbastanza interessato, della questione. È una squadra molto professionale, dove sapevano già cosa fare e quando, c’era già una buona impostazione. In cinque anni hanno fatto qualcosa di incredibile, però si sa che gli ultimi decimi sono quelli più difficili da conquistare. Ora bisogna fare un lavoro certosino. 

Che atmosfera hai trovato?
Molto accogliente. Nella squadra non conoscevo praticamente nessuno, ma già dopo i primi giorni in azienda quando sono andato al primo test mi sembrava di andare in una squadra dove avevo già lavorato. L’ambiente è super: c’è la voglia, la determinazione, ci sono tutti gli strumenti, c’è un’apertura mentale importante. La squadra è fatta da una cinquantina di persone tra quella ufficiale e tecnici di supporto al team privato, decine di nazionalità diverse. È un bell’ambiente, un bel posto dove lavorare.

Come descrivi i due piloti?
Miguel (Oliveira) è una persona molto matura, molto razionale, ironico ma composto. È già sposato, ha una bambina. Viaggia sempre con il padre con cui ha un rapporto molto stretto. È tutto molto impostato e professionale. È molto più maturo della sua età, mentre magari da un pilota ti aspetteresti un po’ più di spensieratezza, cosa che ha in effetti Brad. Lui vive con una serenità tipica degli australiani, ma vedo che anche i sudafricani sono simili. Sarà la latitudine… Vivono la vita con una spensieratezza invidiabile. Anche lui è fidanzato già da molti anni, vive da solo perché ha lasciato presto il Sud Africa ed è più scanzonato. Lui questo cambiamento - oltre al mio ce ne sono stati altri più piccoli - l’ha percepito come un booster di energia e di motivazione, è un ambiente più fresco. Sono molto diversi tra loro e vanno molto d’accordo: si confrontano, facciamo le riunioni tecniche insieme, c’è uno scambio trasparente.

Cosa devono migliorare?
La personalità del carattere la si riporta in pista molte volte e Miguel anche in moto è molto impostato e preciso, pulito, metodico, ma quando c’è uno scoglio tecnico difficilmente riesce a passarci sopra. Lo soffre tutto. Non riesce a smussarlo, non è molto flessibile nella guida.
Brad invece ha una determinazione incredibile. Dovrebbe migliorare molto il tempo sul giro in prova per partire più avanti, perché poi in gara è una bestia. È un pilota da gara.

Qual è il tuo valore aggiunto?
Ho portato l’esperienza. Si capisce che è un’azienda molto strutturata. Sa quello che vuole, l’abbiamo visto in altre discipline: Enduro Motocross, Parigi Dakar, Moto3. Manca questa MotoGP che è il massimo dell’espressione della tecnologia. Manca un po’ di esperienza e conoscenza specifica della categoria. Oltre a me ci sono altre persone con esperienza per accelerare ancora di più il processo di miglioramento.

Cosa hai trovato in un team ufficiale che prima non avevi?
Poter discutere di alcuni aspetti tecnici, anche se non sono direttamente di mia competenza, per una migliore strategia in pista. È sempre brutto fare paragoni, ma in un team privato in generale il 70% del tempo lo si passa a fare un certo tipo di lavoro strettamente legata al lavoro del box e il 30% pensi ai piloti, meccanici, alla struttura legata alla prestazione.
In un team ufficiale è l’opposto: il 70% del tempo lo si passa a pensare a cosa migliorare per la prestazione, quindi anche di supporto a tutta l’organizzazione tecnica e il 30% al resto. Sono due lavori abbastanza diversi. Lo sapevo, perché prima dell’esperienza in Pramac avevo lavorato solo in un team ufficiale. E questo è un po’ quello che mi mancava.

Quanto ti inorgoglisce far parte di KTM?
Non ne faccio una questione personale. La vivo molto serenamente, come un processo di cambiamento. Sento un appassionato di moto che ha iniziato la carriera in questo mondo come meccanico e poi mi sono spostato nella parte organizzativa manageriale, quasi più per necessità che per volontà. In un team privato si ha il pacchetto e si gestisce quello. Oggi invece sono con un’azienda che produce moto. Sono un appassionato viscerale dell’off road, quindi per me lavorare in KTM è perfetto.

Che obiettivi hai quest’anno?
Lo vorrei dire ma non si può. Sicuramente un obiettivo realistico sarebbe la top 5 a fine campionato con qualche altra bella apparizione sul podio da qui a fine stagione. Lavoriamo per quello, poi vediamo. Dobbiamo prendere gara per gara e cercare di aggiustare il tiro anche come struttura e come organizzazione nel breve e medio termine. Entro fine stagione sarebbe bello riuscire a strutturarsi in maniera da poter partire il prossimo anno lanciati.

Parlando proprio del prossimo anno, Binder è confermato, Oliveira non ancora…
Abbiamo un’opzione a nostro favore su Miguel che scade a fine maggio. Fino al Mugello non può prendere impegni, come noi possiamo confermarlo. Ne stiamo discutendo. Sotto contratto abbiamo anche Raul e Remy, dobbiamo vederla un po’ a tutto tondo. C’è un’opzione su Raul. I contratti sono belli, ma di base ci vuole che tutti siano contenti di stare dove stanno. Quello fa già metà del lavoro, anche di più a volte.

Ecco il calendario 2022 della top class e la classifica piloti

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