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Dovizioso e Rossi, destino comune: problemi con Yamaha e un fine carriera in calo

Il forlivese non è più riuscito a entrare in top ten dal suo ritorno alle gare: la M1 è inguidabile per tutti, tranne che per Quartararo. Andrea ha gettato la spugna: chiude la sua storia nel motomondiale con ottimi risultati e qualche rimpianto
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MotoGP
Andrea Dovizioso si ritira dalla MotoGP e non attenderà nemmeno la fine della stagione per dire basta. Saluterà i tifosi nella “sua” Misano, la pista di casa sulla quale ha vinto 4 anni fa: non è certo passata un'era geologica, ma visti i suoi ultimi risultati sembra davvero di parlare di un altro tempo.

Tutto sbagliato
Dopo l'anno sabbatico, soluzione scelta un po' per smaltire le delusioni del suo ultimo periodo in Ducati, un po' per mancanza di alternative ritenute valide, Andrea era tornato in sella alla Yamaha a fine 2021 con l'idea di lottare di nuovo per le posizioni che contano. In fondo la M1 era stata la moto che tanto si era ben sposata con il suo stile di guida nel 2011/12: come un amore abbozzato ma mai consumato in pieno, aveva lasciato al forlivese la sensazione che un matrimonio – anche tardivo- sarebbe stato il giusto coronamento della sua carriera. E invece la Yamaha si è mostrata inguidabile per lo stile del pilota italiano, che è finito per lamentarsi degli stessi problemi che prima di lui Valentino Rossi e Franco Morbidelli avevano già denunciato.
In squadra non hanno potuto fare molto per assisterlo: correre in un team satellite significa prendere il materiale che altri deliberano, e in questo caso si tratta di Quartararo. Con un campione del mondo inarrivabile per tutti i compagni di marca e buona parte degli avversari, non c'era speranza che le indicazioni tecniche di Dovizioso venissero assecondate, e così la stagione di Andrea è diventata un incubo senza prospettive di risveglio. Da Misano dell'anno scorso Andrea ha raccolto la miseria di 22 punti in 16 gare, senza mai arrivare in top ten e facendo peggio anche di Rossi, che almeno nella sua ultima stagione era riuscito a concludere tra i primi dieci per quattro volte.

Un finale malinconico
Se nel 2021 però un po' tutti avevano attribuito alla “vecchiaia” di Rossi il motivo degli scarsi risultati conseguiti dal Dottore, ora i giudizi si fanno più cauti. Anche perché pure Franco Morbidelli sta soffrendo assai: da quando è entrato nel team ufficiale, con una moto factory, il vicecampione del mondo 2020 è rimasto sempre lontano dal podio. Il Morbido ha agguantato un settimo posto in Indonesia, ma per il resto nemmeno lui ha mai visto la top ten, e di punti ne ha rastrellati appena 32. Insomma, c'è un problema legato alla moto: quando la M1 è in mezzo al gruppo non la si può guidare facendo le linee migliori, e siccome solo Fabio sa sfruttarla al meglio in qualifica, per gli altri sono dolori.

Sliding doors
Tornando a Dovizioso, a rendere ancora più beffardo il finale di carriera è stato il mancato accordo con Aprilia: qualche mese e qualche test da collaudatore non hanno convinto Andrea a sposare la RS-GP, ed è un vero peccato perché la moto di Noale ha iniziato ad andare forte proprio a metà della stagione scorsa e ora è una delle migliori del lotto. Con i se e con i ma d'altronde non si scrive la storia, e non sapremo mai se il Dovi sarebbe potuto andare forte come Espargarò o avrebbe avuto i problemi di adattamento già vissuti da Vinales.
A ogni modo sembra che Andrea sia un po' stanco della pista in generale: all'idea di trovare – o cercare- una sella in superbike ha preferito l'idea di tornare al motocross, vedremo nei prossimi mesi in che modo. D'altronde la sua carriera non ha toccato l'apice del mondiale, ma Andrea rimane il terzo pilota italiano che ha vinto più gran premi in classe regina: il suo valore non si discute e non ha nemmeno bisogno di ulteriori conferme.

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