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Buon compleanno Schwantz: il mitico 34 spegne 56 candeline

Il texano è ancora oggi uno dei piloti più amati di sempre: le sue staccate oltre il limite hanno ispirato una generazione di campioni, le vittorie con la Suzuki sono state moltissime, quante le cadute. Kevin vinse un solo titolo nel 1993 ma è considerato uno dei più forti di sempre, a dimostrazione che a distanza di decenni le statistiche contano relativamente
Il suo numero ha segnato una generazione di appassionati e di piloti, anche se in quanto a statistiche la sua carriera non è sicuramente all'altezza di quella dei suoi più grandi avversari. Eppure, oggi che Kevin Schwantz compie 56 anni, la sua figura viene ricordata con più affetto da tutto l'ambiente del motorsport rispetto ai vari Rainey, Lawson e Doohan. In un 19 giugno in cui da tutti i profili social arrivano gli auguri per il grande campione, andiamo a ripercorre le tappe della sua carriera insieme al nostro Guido Sassi.

Le cifre della leggenda
Il 34 rimane ancora oggi forse il numero da gara più amato insieme al 46, e sicuramente per la generazione di piloti rappresentata da Valentino Rossi è ancora oggi un riferimento. Il Dottore ha più volte spiegato che il pilota californiano è stato il suo principale punto di riferimento, e lo stesso si può dire per Andrea Dovizioso che con il 34 ci ha anche corso fino alla MotoGP (categoria nella quale è stato ritirato e quindi non è utilizzabile). I nostri due talenti nazionali anche nello stile di guida, che privilegia la staccata profonda, la frenata come riferimento della propria sensibilità e abilità in fase di sorpasso.
Schwantz è sempre stato considerato il mago delle staccate, la sua capacità di frenare oltre il lecito, ai confini dell'equilibrio ha fatto innamorare del motociclismo gli adolescenti cresciuti alla fine degli anni '80, inizio anni '90. Il sorpasso di Hockenheim su Rainey rimarrà forse il manifesto indelebile di un modo di vivere la moto assolutamente generoso e sprezzante del pericolo. La rivalità con Wayne era perfetta: uno era la bandiera della Yamaha, l'altro della Suzuki, uno veniva dalla California, l'altro dal Texas. Uno sembrava un computer sempre in grado di fare la cosa giusta, ma l'altro era imprevedibile, sorprendente: era in grado di vincere o cadere senza lasciare intendere come la gara si sarebbe risolta, raramente si accontentava. Un numero sopra tutti dà la dimensione della loro lunga sfida: Schwantz in carriera ha vinto un gp in più di Rainey, pur con due titoli in meno. Sono 25 i successi del texano, 24 quelli di Wayne, che solo l'incidente di Misano ha tolto a qualche altra battaglia.

Il marchio Suzuki
Schwantz si fece conoscere in Europa già prima del mondiale, grazie alle sue movenze da cowboy in sella alla Suzuki nel Transatlantic Challenge. Le sfide con Fred Merkel e Wayne Rainey sono ancora visibili in bellissimi video d'annata su Youtube. Nato per il motocross, convertito alla pista in seguito a precoci cadute, Kevin aveva alle spalle il padre Jim, proprietario di un concessionario, ma soprattutto l'investitura di un campionissimo come Barry Sheene in una sorta di passaggio di consegne.
Il debutto nel mondiale non poteva che essere in sella a una Suzuki: la RGΓ 500 diventò la sua compagna inseparabile e le colorazioni Pepsi prima e Lucky Strike dopo finirono sui poster inamovibili di tante officine e camerette. Mentre però Lawson e Rayney fecero incetta di campionati, Schwantz in quelle stagioni di fine anni '80 inizio '90 mancò sempre il bersaglio grosso. Il titolo del 1993, arrivato anche in conseguenza all'incidente di Rainey, sa un po' di risarcimento per le tante occasioni perse: l'anno successivo iniziò l'era Doohan e Kevin apparve già in fase calante. Il ritiro si concretizzo tra le lacrime nel 1995 e Suzuki non trovò mai più un altro pilota simbolo.
Oggi Schwantz fa l'istruttore di pilotaggio e l'ambasciatore Suzuki: è ancora fonte di ispirazione per tanti appassionati e quando anche il meno professionale dei motociclisti tira una staccata al limite od oltre, il pensiero va sempre al mitico 34.

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