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Le Ducati MotoGP che hanno fatto storia: GP16, il ritorno alla vittoria

La prima Desmosedici vincente firmata da Gigi Dall'Igna nasce per calzare al meglio gli pneumatici Michelin e ha una velocità impressionante. Il primo successo arriva con Andrea Iannone a Spielberg, Andrea Dovizioso lo bissa in Malesia

Nella storia delle Ducati da gran premio più significative, un posto di rilievo va dato alla GP16, la Desmosedici del ritorno alla vittoria dopo cinque lunghi anni di digiuno. La prima moto di Gigi Dall'Igna a salire sul gradino più alto del podio è un mezzo lontano anni luce dall'ultima Ducati di Valentino Rossi.

 

Un progetto nuovo

La misura tecnica più significativa del primo approccio di Dall'Igna al progetto si nota nel progressivo allungamento della moto al posteriore, in favore di una riduzione all'anteriore. Già nel 2014 si vedono forcelloni sempre più lunghi, una aerodinamica più curata per ridurre il drag, un corpo moto più snello e un motore rivisto per ridurre le vibrazioni. Obiettivo: rendere la Desmosedici meno faticosa per i piloti, aiutare l'ingresso in curva e sfruttare bene la propria cavalleria. I progressi sono più sensibili nel 2015, con una moto completamente nuova, le cui cifre tecniche più importanti sono un motore più compatto e una distribuzione dei pesi ancora maggiormente orientata verso l'anteriore. Nel frattempo cresce anche la cavalleria, e compaiono le prime alette. Ma è la moto 2016 a segnare il passo in avanti decisivo.

 

Nata bene

Gigi Dall'Igna disegna un prototipo che va a ottimizzare le qualità delle nuove gomme Michelin. Il produttore francese fornisce una posteriore con grande grip e un'anteriore che invece ha un limite di tenuta inferiore rispetto alle Bridgestone, Ducati realizza una GP16 che massimizza l'accelerazione in uscita dalle curve per arrivare alla massima velocità possibile prima della staccata. La Desmosedici è lunga e bassa, ha un motore che arriva a girare altissimo, ma con una risposta all'acceleratore piuttosto difficile da gestire nella prima parte di apertura del gas. Le alette vengono prima duplicate e poi triplicate, la GP16 viene scherzosamente ribattezzata triplano per via del suo aspetto un po' ingombrante nella parte anteriore che la fa somigliare a un aereo della prima guerra mondiale.

I risultati arrivano subito con un secondo posto in Qatar, ma il proseguimento della stagione non è in linea con quello della stagione precedente. Il potenziale a ogni modo sembra esserci e necessitare solo di tempo per emergere. In Austria finalmente si presenta l'occasione giusta: la pista più veloce del mondiale è manna dal cielo per il desmo bolognese, Iannone e Dovizioso portano a casa una doppietta. Prima della fine dell'anno arriva anche il turno del forlivese, che in Malesia sfrutta l'ottimo grip meccanico della GP16 per tornare al successo dopo la sua unica vittoria di 7 anni prima, a Donington.

 

L'evoluzione della specie

La GP16 porta a casa un terzo posto nel campionato costruttori, Dovizioso un quinto posto. Se non di estremo successo in termini assoluti, questa Desmosedici è la genesi di una dinastia di moto molto competitive. Non a caso nel 2017 la sua erede vincerà ben 6 gare nelle mani di DesmoDovi, arrivando a giocarsi il mondiale fino all'ultima gara del campionato contro Marc Marquez.

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