Ducati schiava di Marquez? Lo spettro degli anni in Honda su Borgo Panigale
Il direttore generale Dall'Igna ha richiamato tutti alle proprie responsabilità. Ma è necessario fare chiarezza sullo sviluppo della Desmosedici, per evitare che le inquietudini tecniche si trasformino in scelte sbagliate e senza ritorno
“Ognuno si deve prendere le proprie responsabilità”. Del lungo e ormai irrinunciabile – per i media- commento post gp su Linkedin da parte di Gigi Dall'Igna, la frase che più conta è questa, perché è sostanzialmente un richiamo a stare ognuno al proprio posto. Il direttore generale ha insomma richiamato tutti a lavorare nel proprio ambito: i piloti facciano i piloti, i tecnici i tecnici e immaginiamo che ce ne sia anche per altre figure.
Confusione
Finché si vince, si digerisce tutto, ma quando ci si abitua a vincere, alla prima sconfitta il disagio è maggiore. In casa Ducati arrivavano da 22 successi consecutivi e il doppio ko inferto da Zarco e Bezzecchi tra Le Mans e Silverstone ha smosso qualcosa. Chiaramente, al momento, i valori in campo sono quelli di un dominio del marchio bolognese con saltuarie incursioni degli avversari. Ed è qua che si capisce qualcosa di più: il clima in casa Lenovo non è dei migliori perché le difficoltà tecniche di Bagnaia e – in misura minore- di Marquez unite al primo scricchiolio sui risultati hanno già fatto scattare un campanello d'allarme.
Pecco è caduto in 3 delle ultime 4 gare, contando Sprint e gare lunghe. Marc è finito a terra in Spagna e a Silverstone ha limitato i danni, riuscendo a rimanere in piedi e a conquistare un secondo e un terzo posto, nonostante qualche lungo di troppo. Il punto è che non solo i due piloti del team ufficiale hanno caratteristiche diverse, ma guidano anche due moto differenti, seppure di poco. La confusione insomma è abbastanza.
Una somiglianza che non aiuta
Il telaio usato da Marquez è diverso da quello usato da Bagnaia, ma anche prima di Francia e Gran Bretagna, quando è stato introdotto, sembrava che i due piloti fossero in sella a moto differenti. Il motore invece è lo stesso, ma differisce da quello di tutte le GP24 in uso ad Aldeguer, Morbidelli e Alex Marquez. Questo spiega il motivo per cui un rookie, Franco e il fratello dell'otto volte campione del mondo siano così competitivi, i secondi due in misura nettamente superiore al 2024.
Per farla davvero breve, la GP24 sembra una moto superiore in ogni aspetto alla GP25. Seguendo questa suggestione, le parole di Bagnaia che vengono ripetute da questo inverno assumono una luce differente.
Cassandra Bagnaia
Attribuire il ruolo di profeta di sventura a Pecco è sicuramente eccessivo, ma fin dai test invernali Bagnaia non si è sentito particolarmente bene con nuovo motore e nuovo telaio. Tralasciando il discorso sull'aerodinamica, il tre volte campione del mondo ha “digerito” scelte con le quali non era particolarmente in linea e che invece hanno trovato da parte di Marquez pieno appoggio. Il 12 febbraio, già dopo la prima giornata dei test in Thailandia, Pecco aveva detto “Oggi non ha funzionato niente” e da lì in poi è stato tutto un rincorrersi di scelte non sue.
L'impressione è che lo sviluppo della Desmosedici abbia quindi seguìto in massima parte le volontà di Gigi Dall'Igna, sposate in pieno da Marc Marquez. A questo punto le considerazioni che sorgono spontanee sono due: la prima riguarda lo sviluppo della Desmosedici, che potrebbe anche avere raggiunto il suo punto massimo. In fondo si tratta di una moto che si muove nello stesso ambito regolamentare da diversi anni e che – al netto di differenze negli pneumatici portati da Michelin- ha un suo potenziale stabile e giocoforza limitato. La seconda concerne il ruolo di pilota guida dello sviluppo: se fino a ieri in Ducati è stato Bagnaia il principale punto di riferimento – ma senza una evidente posizione di “dominanza” sugli altri piloti- oggi sembra che sia Marquez a interpretare la stessa figura, ma bisognerà vedere se lo farà con lo stesso approccio o con una personalità più dirompente
Ducati come Honda?
E qui si apre uno scenario: quanto Ducati si vuole affidare al campionissimo? Il rischio è quello di andare a scrivere una storia simile a quella che Marc ha avuto con Honda: una storia di successo, ricca di titoli mondiali, ma molto legata al destino del suo pilota. Che oggi ha 32 anni compiuti e che se, per motivi imprevedibili - come gli infortuni patiti tra il 2020 e 2022-, dovesse fare mancare il proprio apporto, rischierebbe di lasciare Borgo Panigale in una condizione di difficoltà.