Aprilia RS125 VS Cagiva Mito: qual è la più veloce?
L'eterna rivalità tra le due 125 a 2 tempi più amate e potenti di sempre non ha fine, Sono due sportive nate dalle corse che sono riuscite a sopravvivere ai limiti di potenza imposti dalla legge. Ma qual é la migliore? Ve lo diciamo noi, dati e rilevamenti alla mano
L'era d'oro dei 125 è quella degli anni '90, ve lo abbiamo già detto più volte con nostalglia e magari alcuni di voi hanno avuto anche la fortuna di vivere quel periodo in prima persona, quando tra le 125 a 2 tempi c'era l'imbarazzo della scelta... Aprilia, Cagiva, Honda, Yamaha, Gilera. Erano una più bella dell'altra ma, se proprio dovessimo eleggere una regina, allora dovremmo parlare di duello e, tra l'altro, tutto tricolore perché solo due modelli sono riusciti a sopravvivere ai limiti imposti di potenza (al massimo 15 CV a partire dal 1998) e alla crescita dei motori a 4 tempi anche tra le ottavo di litro. Stiamo parlando, ovviamente della RS 125 e della Mito, qual è la più veloce? Prima facciamo un rapido riassunto della storia di questi due missili a miscela, poi le mettiamo a confronto con i rilevamenti alla mano!
Aprilia RS 125: dalla pista alla strada

Tante delle qualità tecniche della RS 125 che è arrivata fino ai giorni nostri risalgono al model year 1992. In molti se la ricorderanno per la doppia versione (Extrema o Replica) e per il faro anteriore dalle forme ancora un po' squadrate. Molti elementi, però, non sono più cambiati a conferma del progetto vincente sviluppato dagli ingegneri Aprilia in collaborazione con il reparto corse. Il telaio a doppia trave in alluminio pesava soli 9,75 kg ed era completamente lucidato a specchio, così come il forcellone, divenuto bibraccio e composto da due parti avvitate tra di loro. Moderna la forcella a steli rovesciati da 40 mm, così come l'impianto frenante con all'anteriore un disco da 320 mm e una pinza a quattro pistoncini.

Nel 1996 questa piccola sportiva è stata aggiornata con una carenatura più moderna e tondeggiante e un cruscotto composto da due grossi quadrati analogici per giri motore e velocità più un piccolo schermo per la temperatura dell'acqua motore, l'orologio, il cronometro e il voltaggio della batteria. La novità più rilevante, però è il nuovo propulsore, sempre Rotax ma denominato 122: si tratta di un blocco raffreddato a liquido, sempre con con alesaggio x corsa di 54 x 54,5 mm.

Da qui in poi, causa anche le imminenti restrizioni di performance, lo sviluppo della RS 125 si è arenato e limitato ad aggiornamenti estetici. Due anni dopo è arrivata la versione con le carene "a goccia", come le moto da GP di quegli anni, mentre nel 2006 con le normative Euro2 le forme sono cambiate completamente. Per la prima volta nella sua storia, l'ottavo di litro di Aprilia si dimentica dei prototipi da gran premio ed inizia ad ispirarsi alle superbike stradali come la RSV 1000.

Squadra che vince non si cambia, quindi motore e telaio vengono confermati ma, oltre ad un nuovo look, arriva una forcella aggiorna con piedino ad attacco radiale per far spazio alla nuova pinza freno. Sotto al naso del guidatore, invece, compare una nuova piastra di sterzo, più sagomata e appriscente, e un nuovo cruscotto con un ampio display LCD per velocità e info di bordo e la lancetta per il contagiri. Nota curiosa, in oltre 20 anni di attività della RS 125, Aprilia ha sempre regalato ai suoi appassionati una race replica, dalla mitica Chesterfiel di Max Biaggi alle livree con cui correva Valentino Rossi, passando per la 54 di Manuel Poggiali fino a tornare alla numero 3 firmata Alitalia di Biaggi in SBK.
Cagiva Mito 125: un sogno chiamato 500

La Cagiva degli anni '90 non è di certo paragonabile a quella di oggi che, purtroppo, è solo u marchio in attesa di essere resuscitato. In quegli anni era invece protagonista sia nel mondo del fuoristrada, più precisamente nella Dakar, sia nella classe regina del Motomondiale. Potete ben capire come e quanto la Mito (e il nome dice già tutto) fosse nei sogni dei ragazzi di quegli anni. Già la prima serie del 1990 era raffinatissima con la sua carena avvolgente, il doppio faro anteriore circolare, il serbatoio a sgancio rapido e particolari aerodinamici all'altezza di una moto da Gran Premio.

Il telaio è a doppio trave in estruso di alluminio, un capolavoro, così come il forcellone, sempre in alluminio e caratterizzato dal braccio destro a banana per far spazio al controcono dell'espansione di scarico. Il motore monocilindrico con raffreddamento a liquido ha un alesaggio x corsa di 56 x 50,6 mm, un rapporto più superquadro rispetto a quello dell'Aprilia. Ancora oggi molto apprezzato il cambio a 7 rapporti, marchio di fabbrica della Mito, anche se poi nella pratica non dava vantaggi apprezzabili.

Nel 1994 nasce la Mito EV, la cui base tecnica verrà mantenuta fino all'uscita di scena del 125 di Cagiva nel 2012. La si riconosce per la carentura in stile Ducati 916, una garanzia in termini di design. La moto, infatti, è bellissima ancora oggi: il telaio in alluminio, che è rimasto invariato, viene messo in bella mostra e viene trapiantata una forcella Marzocchi a steli rovesciati con tanto di impianto frenante Brembo più performante. Lei è la Mito più longeva di tutte ma attenzione al salto del 1998: complessivamente la moto non è cambiata ma, a causa degli 11 kW di potenza massima imposta per legge, viene messo da parte il cambio "Seven gears" in favore di un più tradizionale a 6 rapporti.

L'ultimo capitolo della storia di questa amatissima ottavo di litro si apre nel 2008 con la SP525 (l'abbiamo anche provata). Non ha avuto un grande successo, causa anche le normative antinquinamento Euro3 che prevedevano un sistema a controllo elettronico sul carburatore. Esteticamente, però, la nuova Mito aveva molto fascino infatti la carenatura non aveva più nessun legame con Ducati perché le forme si rifacevano direttamente alla C594, la mostruosa 500 da Gran Premio con cui correvano Lawson e Kocinski nei primi anni '90.
RS VS Mito: qual è la più veloce?
Quando si parla di guidare una motocicletta, Aprilia e Cagiva hanno sempre adottato due strade diverse per le loro ottavo di litro. L'RS è stata al passo con i tempi, infatti l'impostazione di guida è più moderna e i semimanubri arretrati e aperti privilegiano un ingresso in curva più rapido. La Mito, invece, offre una posizione più distesa, vecchio stile ci viene da dire, infatti i semimanubri sono più chiusi e lontani, e le pedane molto alte. Era meno svelta della sua avversaria, ma anche più stabile grazie all'interasse più lungo e all'ammortizzatore di sterzo di serie. Preferenze estetiche ed ergonimiche a parte, quando si parla di prestazioni è il cronometro a comandare: a causa dei 15 CV imposti per legge non ci è possibile confrontare le reali capacità di queste sportive a 2 tempi nella loro ultima evoluzione, ma sfogliando qualche vecchia rivista del passato siamo riusciti a recuperare dei dati molto più attendibili.
Per questo confronto abbiamo preso come riferimento i model year del 1994, specificando che però l'Aprilia veniva venduta con carburatore da 34 mm, mentre la Cagiva ha praticamente sempre avuto il 28 mm. Con le moto entrambe sul banco a rulli, la potenza massima rilevata all'albero è stata di 36 CV a 11.200 giri/min per la RS 125 e di 33,4 CV sempre a 11.200 giri/min per la Mito. Questo valore è ampiamente a favore della ottavo di litro di Noale che, oltre ad essere più veloce a tutto gas (173,1 km/h a 12.300 giri contro 167 km/h a 12.600 giri) è anche più rapida nel famoso quarto di miglio, che poi sono 400 metri: l'Aprilia ci ha impiegato 14,30 secondi, la Cagiva quasi 3 decimi in più.
Questi ovviamente sono i rilevamenti delle moto "di serie", come appena uscite dal concessionario. In quegli anni elaborare il motore e la ciclistica era all'ordine del giorno, quindi ci sta che sui campi di gara i risultati potessere essere diversi. A tal proposito, se vi piace ancora mettere mano a questi gioiellini, qui vi parliamo di delle elaborazioni più gettonate per far andar più forte un'Aprilia RS 125.
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