Cagiva C594, la Rossa che faceva sognare ma vinse poco
Nell'ultimo anno di motomondiale, la moto di Schiranna disputò la migliore stagione di sempre con John Kocinski. Bellissima e innovativa, ha ispirato le migliori supersportive italiane del nuovo millennio
Ci sono moto da gran premio che non hanno ottenuto moltissimi successi, eppure si sono fatte spazio indissolubilmente nel cuore degli appassionati. Una di queste è sicuramente la Cagiva C594, il prototipo più competitivo di sempre tra tutte le moto di Schiranna che hanno corso nel mondiale. La Rossa che ha infiammato i cuori degli appassionati negli anni '90 è stata l'unica moto che è riuscita a inserirsi nel monopolio giapponese della classe 500, orgoglio italiano e simbolo di coraggio imprenditoriale e innovazione tecnica.

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Tre anni al top
La prima vittoria per Cagiva nel motomondiale arriva nel 1992, grazie all'indimenticabile successo di Eddie Lawson in Ungheria. Quella affermazione in realtà è propiziata dalla folle scelta di montare le gomme slick quando la pista è ancora bagnata e dal talento dello statunitense. La C592 in realtà non è così competitiva, limitata nelle prestazioni dagli ammortizzatori Showa e dalle gomme Dunlop. L'anno successivo, grazie al pacchetto Öhlins-Michelin la situazione migliora e la nuova aerodinamica, accoppiata alla presa d'aria sul cupolino, aiuta a ridurre il coefficiente e a portare più aria al motore. La potenza aumenta di una decina di cavalli e l'arrivo di John Kocinski nel finale di stagione è determinante per conquistare un altro successo (a Laguna Seca), con la versione della C593 dotata di forcellone in carbonio. Il 1994 sembra l'anno buono per crescere ulteriormente e la squadra guidata dall'ingegnere Riccardo Rosa effettivamente riesce a mettere insieme tutti gli elementi in un pacchetto altamente competitivo.
Una moto unica
Il motore per la nuova stagione è sostanzialmente lo stesso: un V4 con angolo di 80°, cilindrata di 498cc, alesaggio per corsa di 56,0x50,6. La distribuzione è lamellare, l'alimentazione affidata a carburatori Mikuni da 39mm di diametro, a valvola piatta. La potenza all'albero viene stimata in 185 cavalli, valori tra i più elevati per l'epoca. Il tutto viene gestito dall'elettronica di Magneti-Marelli.
Il telaio è unico nel suo genere: un doppio trave perimetrale con struttura mista carbonio-alluminio. La rigidezza del carbonio nella parte superiore permette al propulsore di non rimanere semplicemente appeso, ma di diventare un elemento che contribuisce a incidere sulla flessibilità della struttura e sulla risposta della moto alle sollecitazioni.
La C594 gode di studi raffinati di aerodinamica, ma allo stesso tempo migliora anche grazie a soluzioni nate un po' per caso. Un aneddoto raccontato dall'ingegner Rosa, rivela che la soluzione del separatore sulla presa d'aria del cupolino arriva grazie a un contrattempo. “Una volta ci trovavamo in galleria e mi volò via un foglio di carta, che finì sul radiatore della moto; la bilancia si abbassò repentinamente e lì capimmo quanto fosse deleterio il buco nel radiatore. Analizzammo a fondo il condotto di aspirazione e sulla C594 a quel punto comparve il ‘dentino’ in mezzo alla bocca della carena che serviva a dividere i due flussi d’aria senza che tornassero indietro”.

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L'ultima grande stagione
Curiosamente, la stagione migliore di Cagiva nel motomondiale è anche l'ultima. D'altronde i Castiglioni non vogliono sponsor sulla propria moto, rossa e bellissima, ma i soldi spesi sono molti e il ritorno dalle vendite non è sufficiente a evitare un altro tipo di rosso...in bilancio.
L'inizio di campionato comunque è promettente, in uno scenario di incertezza generale sulla griglia di partenza. Senza Wayne Rainey, con Kevin Schwantz campione acciaccato e un Mick Doohan tutto da verificare nell'accoppiata con una Honda orfana di Rothmans, gli spazi per fare bene sembrano aprirsi. E John Kocinski in effetti parte benissimo, con la vittoria in Australia e il secondo posto della Malesia, entrambi arrivati dopo due pole position. Ma si sa, la costanza non è la migliore qualità in dote al talento cristallino di Little Rock, che prosegue la sua stagione tra alti e bassi, chiudendo comunque al terzo posto, con ben sette podi.
L'incredibile ritorno
Il marchio dell'elefante si ritira dalle competizioni a fine 1994, ma la C594 tornerà in vita, almeno nei sogni. A dieci anni di distanza, infatti, a EICMA viene annunciata la volontà di mettere in commercio una mini serie di repliche della moto di John Kocinski. L'idea è di produrre 25 esemplari al costo di 125mila euro l'uno, ma l'idea non si concretizzerà mai.
Dall'avventura del motomondiale però nasceranno altre realtà, quelle sì, che faranno sognare generazioni di motociclisti. Per esempio, dopo il 1992 la Cagiva Mito viene realizzata in una versione speciale Lawson replica. Ma soprattutto, dalla C594 nasce nel 1996 la Cagiva F4, un prototipo di supersportiva basata su motore quattro tempi e quattro cilindri in linea di derivazione Ferrari, con cilindrata di 750cc, valvole radiali e cambio estraibile.
Due anni dopo, la matita di Massimo Tamburini partorirà infine la MV Agusta F4, figlia, seppure molto alla lontana, di quel sogno mai entrato in produzione. Insomma, a volte bastano anche poche vittorie per mettere letteralmente “in moto” idee e soluzioni geniali.

