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Non è ancora tornato, ma nel paddock già si diffonde la paura di Marquez

Gli addetti ai lavori propendono per un ritorno subito vincente dell'otto volte campione del mondo, solo Kevin Schwantz ha mostrato qualche perplessità. Tra i colleghi prevale la "sudditanza psicologica": persino il campione in carica Joan Mir lo dà come favorito per il titolo 2021
Non si sa ancora la data di rientro, ma Marc Marquez sta già spaventando la MotoGP. Da quando girano le foto del campione di Cervera alle prese con la riabilitazione, non mancano infatti le speculazioni, tanto sul momento del ritorno quanto sulle condizioni in cui ritroveremo Marc. I sostenitori assicurano prestazioni in linea con il vecchio Magic, gli scettici ricordano le mille incognite del lungo stop.

Pollice alto
Piero Taramasso, che dirige l'attività Michelin in MotoGP, è convinto che “se Marc non si fosse fatto male a Jerez avrebbe dominato la stagione”. Livio Suppo, che ha diretto il team HRC fino al 2017, pensa che “se non avrà conseguenze di mobilità al braccio e tornerà fisicamente al cento per cento, impiegherà molto poco a essere quello che è sempre stato. Magari prendendosi qualche rischio in meno, ma questo non vuol dire che sarà meno veloce. L’istinto da killer rimane”. Anche l'attuale capo di Marc, Alberto Puig, non si nasconde dietro un dito: “Non ci aspettiamo di perdere. Con questo obiettivo in mente cercheremo di fare tutto il possibile per vincere, come facciamo sempre”.

Pollice basso
Non sono molti i dubbiosi, tra questi c'è per Kevin Schwantz, che parla da pilota ben avvezzo agli infortuni: “Marc non potrà essere al vertice della gerarchia. Almeno non facilmente come in passato: nel 2020 sono spuntati tanti ragazzi, che nella stagione sono cresciuti e continueranno a crescere. Dopo un anno di assenza in MotoGP gli servirà del tempo per riprendere il passo. Avrà sempre in mente che l'ultima gara è finita in una caduta”.

Torna la noia?
Il “suo” pilota in Suzuki, Joan Mir, tuttavia non sembra dello stesso avviso e ha indicato Marquez come il favorito per il titolo. È stata un'uscita che ha stupito diversi addetti ai lavori, compreso lo stesso Marc: “Strano: se vinci il titolo il favorito di solito sei tu, e io non sono ancora salito in moto...”.
Nell'aria insomma inizia a diffondersi un certo timore e in questi mesi anche altri piloti come Rins e Vinales hanno affermato di avere pochi dubbi sul fatto di dovere fare i conti con Marc nel prosismo campionato. D'altronde non è poi così strano: nel 2020 ci sono stati 9 vincitori diversi, ben 15 piloti sono saliti sul podio. KTM ha ottenuto le sue prime tre vittorie, una addirittura con il rookie Brad Binder. Dei 9 piloti arrivati al successo, 6 non avevano mai alzato la coppa del primo classificato: insomma, verrebbe da dire che quando il gatto non c'è i topi ballano. In fondo basta ripensare al 2019 di Marquez per fare tornare alla memoria il dominio che lo spagnolo aveva inflitto alla MotoGP: 12 vittorie su 19 gare, a cui vanno aggiunti altri 6 secondi posti per 18 podi. L'unica gara che manca all'appello è il gp delle Americhe, quando Marquez è caduto, ma si scoprì poi che la causa era da ricercare in un inconveniente tecnico.
Di fronte a tale superiorità è difficile non impressionarsi, e pensare al ritorno della noia non è poi così utopico...

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