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Intervista Pol Espargaro: “L’appoggio di KTM è impagabile”

MotoGP news – Nel GP di Francia Pol Espargaro è stato autore di un’ottima prestazione alla guida della KTM, chiudendo sesto. Abbiamo potuto fare quattro chiacchiere con lui al Mugello, e ci ha raccontato il rapporto che ha con la casa austriaca, cosa si aspetta da questa sua terza stagione con KTM e il suo rapporto con Dani Pedrosa, oggi collaudatore
Positività
Al Mugello, pronto a correre il Gran Premio d'Italia, abbiamo incontrato un ottimista Pol Espargaro. La nostra Serena Zunino ha fatto quattro chiacchiere con lui su queste tre stagioni con KTM, sui suoi obiettivi, su come sta vivendo l'esperienza con la casa austriaca e su quale sia il suo motto che l'ha aiutato, in questi anni, a tenere alto il morale.

È la tua terza stagione con KTM, come la stai vivendo?
Molto bene. Non mi aspettavo che questa stagione le cose andassero così bene. Abbiamo terminato il 2018 con buone sensazioni, con il podio di Valencia, ma era stato un anno molto duro. Avevo avuto diversi infortuni e non ero al 100% fisicamente come avrei voluto, neanche a fine stagione. Iniziare quest’anno era importante per me, anche con l’arrivo di Johann, volevo rivendicarmi un po’ e dimostrare che anche io potevo fare buoni risultati. Le cose stanno andando molto bene. Stanno arrivando i risultati, il team è contento e tutti iniziano a valorizzare il lavoro che stiamo facendo, sia io come pilota, sia quello di KTM.

Con quale pensiero avevi iniziato quest’anno?
Solitamente il primo anno soprattutto è il più difficile, il secondo anno è il migliore perché hai già un’esperienza di un anno, il terzo anno è come se fossi già stanco dopo i primi due, è un pochino più difficile, ma senza dubbio con la pressione che abbiamo con KTM il primo anno è stato durissimo. Quest’anno ho avuto un buon inverno, mi sono potuto allenare bene, ora sto bene e le cose stanno arrivando. Quando succede così hai sempre più voglia di salire in moto e migliori anche tu. È tutto collegato: il pensiero positivo attrae positività.

Qual è il tuo obiettivo della stagione?
Non so, perché la prestazione avuta a Le Mans è capitata solo una volta. Nel test di Jerez siamo andati molto bene, ma è difficile programmare qualcosa. Siamo ancora sorpresi da quello che abbiamo fatto in Francia, adesso inizieremo un altro fine settimana per capire qual è realmente la situazione. Bisogna continuare a lavorare, il campionato è appena iniziato.

Essendo passato anche tu da una Yamaha alla KTM, puoi capire la situazione di Zarco?
Sì, sono moto opposte. La KTM è più simile, in qualche modo, a come dev’essere guidata una Honda. E Yamaha e Honda sono bianco e nero. L’abbiamo visto quando Lorenzo e Marquez lottavano insieme, Jorge traeva vantaggio in curva, mentre Marquez recuperava nelle frenate e nelle accelerazioni. Con la KTM non puoi riposarti, sta facendo fatica, ma è un pilota molto veloce, ha tanto talento. Prima o poi arriverà al mio livello, diamogli tempo.

Cosa ti aspetti dal lavoro di Dani Pedrosa, come collaudatore?
Ci aspettiamo molte cose positive, ha già aiutato molto il team e la struttura a livello organizzativo. Anche a Jerez mi ha aiutato molto e lo apprezzo molto perché non ho mai potuto avere un rapporto così con lui, essendo stato fino allo scorso anno un mio rivale in pista. Essere adesso così sinceri e diretti tra noi è davvero bello.

Cos’è per te KTM?
Qualunque fabbrica ti può portare in MotoGP, ma sentire l’appoggio e l’affetto di una casa costruttrice come questa, sentire che qualcuno ti sta dando il suo 100% perché tu sia veloce e sentire il loro affetto è impagabile. Sono molto riconoscente a tutti loro, sono stati gli unici e i primi a darmi la possibilità di sfruttare il mio potenziale e hanno creduto in me. Mi hanno dato la fiducia di cui avevo bisogno per poter essere veloce e per sviluppare la moto. Piano piano gli sto dando i risultati che loro si aspettano da me. Mi sento in sintonia con loro, e grazie a loro la gente mi apprezza di più adesso.

Che rapporto avete a livello umano?
Sono diversi dai giapponesi, che sono come macchine, che si prendono cura di te ma in maniera diversa. Qui sono più vicini a te come persona, anche se sono austriaci. Hanno un modo di parlare molto diretto, le cose te le dicono così. Anche quando fai bene te lo dicono direttamente e senti il loro appoggio.

Visto che KTM ha iniziato con te in MotoGP, hai mai pensato che un giorno potessi diventare il loro simbolo?
No, non l’ho mai pensato. All’inizio il progetto era un po’ incerto e andando avanti si è consolidato diventando sempre più serio. Quando ho firmato con KTM, nessuno voleva andarci. Io ho preso la cosa seriamente, anche se in Qatar eravamo ultimi in griglia di partenza a un secondo dal penultimo. Vedere adesso dove siamo mi rende molto molto orgoglioso.

Hai un motto?
Sì, “never give up”. Qui ci sono molti momenti difficili e hai bisogno di pensare che le cose andranno bene. A volte è complicato. C’è molta gente che segue la MotoGP, e quando le cose non vanno bene c’è gente che ti ricorda che le cose vanno male, invece di venirti a dire che le cose miglioreranno. Devi credere molto in te e questo motto mi aiuta.
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