Moto Guzzi Falcone vs Gilera Saturno Sport, qual era la migliore?
Dopo la guerra, in Italia, accanto ai mezzi “popolari” come Vespa e Lambretta, spuntano regine a due ruote ben più ambiziose: le “cinquecento”. Tra tutte, due nomi dividono i cuori degli appassionati: Gilera Saturno Sport e Moto Guzzi Falcone
Falcone o Saturno?
Nel primo Dopoguerra, in piena fase di ricostruzione nazionale, emergeva l’esigenza di un mezzo per l’uso quotidiano, affidabile e accessibile: non a caso nascevano Vespa e Lambretta, destinate a rivoluzionare la mobilità. Nel cuore di molti, però, covava il desiderio di qualcosa di più come le “cinquecento”, massima espressione motociclistica dell’epoca: regine della strada, capaci di superare la maggior parte delle automobili e ambite da tutti gli appassionati. In quegli anni, “cinquecento” significava Moto Guzzi Falcone e Gilera Saturno Sport: due moto sostanzialmente simili nelle prestazioni, ma profondamente diverse nell’aspetto, nella tecnica e nella filosofia — esattamente com’erano tra loro Vespa e Lambretta. Naturale, quindi, lo “schieramento” in due distinte “fazioni”. E voi, da che parte state?
Gilera Saturno Sport

La Saturno 500 nasce nel 1946. Quattro le versioni disponibili: turismo, sport (quella su cui ci concentriamo noi), competizione e corsa. La differenza tra la turismo e la sport è la testata, in alluminio sulla prima e in ghisa sulla seconda. Si aggiunsero poi altre varianti, come la Cross e la Regolarità, nonché quelle destinate al rinato esercito italiano. La Saturno Sport - proposta ad un prezzo di circa 540.000 lire - non er, una moto per tutti: montava un monocilindrico verticale da 499 cm3 capace di 24 CV di potenza a 5 500 giri/min grazie a un carburatore maggiorato e collettori di scarico a doppia uscita. Il telaio monoculla aperto esaltava la meccanica a vista, mentre la forcella telescopica Marzocchi e gli ammortizzatori posteriori idraulici ne sottolineano - come se il prezzo già da solo non bastasse - l’esclusività. Con un peso a vuoto di 170 kg e una velocità massima di circa 145 km/h, incarnava l’anima sportiva e tecnica di Gilera.
Motore e trasmissione
Monocilindrico verticale OHV da 499 cm3 (alesaggio 84 × 90 mm), con rapporti di compressione portati dai 6,5:1 della versione base a 7,2:1 e 24 CV di potenza a 5.500 giri/min (contro i 22 CV della “normale”) grazie a un carburatore più grande e a collettori di scarico modificati con doppia uscita laterale- Il cambio era a quattro rapporti in blocco motore “ermetico”, (cosa che migliorava sensibilmente la lubrificazione riducendo al contempo la manutenzione).
Ciclistica e sospensioni

Al telaio monoculla aperta in tubi d’acciaio venivano abbinate sospensioni anteriori telescopiche Marzocchi e due ammortizzatori posteriori idraulici a stelo unico (invece di quelli a molle laterali della base) per un comportamento più reattivo in curva. I freni erano entrambi a tamburo.
Aspetto e look
Bellissimo il serbatoio a goccia dalla bombatura accentuata, cofano motore sagomato con scanalature di rinforzo e doppio collettore di scarico cromato. Ciliegina sulla torta i parafanghi con finitura “a pistoncino” e i cerchi verniciati in tinta con il telaio.
Manutenzione e affidabilità
La Saturno richiedeva controlli frequenti della fasatura valvole e una manutenzione del carburatore maggiorato; il circuito interno restava pratico, ma i collettori doppi richiedevano anch’essi attenzione, specialmente alle saldature.
Moto Guzzi Falcone
Mostrata in occasione del Salone di Ginevra nel 1950, la Falcone rappresenta l’ultima evoluzione della monocilindrica orizzontale di Mandello del Lario. Il suo 498,4 cm3 erogava 23 CV a 4 500 giri/min, con un cambio a quattro marce e una trasmissione primaria a catena. Il telaio a doppia culla chiusa in tubi d’acciaio, la forcella telescopica anteriore e il caratteristico volano esterno a vista conferiscono un equilibrio perfetto tra eleganza “meccanica” e robustezza. Non per nulla, divenne la “pantera” della Polizia Stradale. Raggiungeva i 140 km/h per un peso a vuoto di 175 kg. Il prezzo iniziale era di 482.000 lire (per la Falcone Turismo), salito a 700.000 lire per la versione Sport, arrivata nel 1953 e differentesotto numerosi aspetti meccanici, dalla testata alla valvola di scarico, passando per biella, pistone, albero a camme e carburatore.
Motore e trasmissione
Erede del di quello nato nel 1921 con la “Normale”, il monocilindrico orizzontale OHV da 498,4 cm3 (alesaggio 88 × 82 mm) della Falcone sviluppava 23 CV a 4 500 giri/min, con un cambio a quattro marce con comando a pedale e accensione a magnete Magneti Marelli.
Ciclistica e sospensioni
Telaio a doppia culla chiusa in tubi d’acciaio abbinato a forcella telescopica anteriore rovesciata e forcellone oscillante posteriore con molla sotto il motore e doppio ammortizzatore a compasso.
Aspetto e linee

Inconfondibili il volano esterno rosso a vista ed il serbatoio cromato con fascia verniciata rossa. In abbinamento c’erano i parafanghi bombati e cofano dalle superfici arrotondate, espressione di un design ispirato alle turbine aeronautiche, mondo da cui fondamentalmente nasceva la stessa Guzzi.
Manutenzione e affidabilità
Circuito di lubrificazione a carter umido — pochi punti di ingrassaggio — percorrenze fino a 50 000 km senza interventi drastici; unica attenzione fissa: controllo del gioco della trasmissione primaria.
Due visioni differenti
La Falcone e la Saturno raccontano due visioni della moto italiana del Dopoguerra: la prima in nome della solidità e dell’eleganza “meccanica”, la seconda all’insegna dell’audacia tecnica e dello spirito racing che impazzava in quegli anni. Impossibile decretare una vincitrice. Tuttalpiù, potremmo dire che chi cercava una fedele compagna di viaggio dalla facile manutenzione avrebbe preferito la Falcone, mentre chi bramava il brivido di guida, l’assetto più sportivo e la meccanica “comlessa” avrebbe forse optato per la Saturno. Ovvio comunque che la scelta rimanesse (e rimane tutt’ora) una questione di feeling e di gusti…