Mai viste in Italia, Suzuki GS250FW: la prima quattro cilindri quattro tempi da 250 cm³
Che spettacolo sarebbe stato vederla sfrecciare anche da noi. Nata per portare anche nelle piccole cilindrate le sensazioni raffinate di un motore a quattro cilindri, la Suzuki GS250FW fece breccia nel cuore di molti appassionati
Le origini del progetto
Dopo aver introdotto nel 1976 la GS400 bicilindrica e la GS750 quattro cilindri, Suzuki seguì con decisione la strada del 4 tempi. Con la serie GSX del 1980, dotata di testata a 4 valvole per cilindro, arrivò a superare i rivali, schierando in pochi anni una gamma completa: GSX250E e 400E a due cilindri, GSX750E e 1100E a quattro cilindri. Nel 1981 debuttò anche la GSX400F, prima 400 cm³ con 4 cilindri e 16 valvole. Era inevitabile allora che qualcuno pensasse a un’analoga 250 quattro cilindri. Suzuki, però, inizialmente esitò: con soli 62 cm³ per cilindro, il rischio era di ottenere un motore scorbutico ai bassi regimi. Ma l’idea di offrire anche agli utenti della 250 la raffinatezza e la fluidità di un quattro cilindri era troppo allettante per essere accantonata…
Nasce la GS250FW
Così prese forma la GS250FW, la prima 250 cm³ DOHC quattro cilindri di serie al mondo. Per non sacrificare l’elasticità ai bassi, i progettisti optarono per una soluzione insolita: solo due valvole per cilindro e un sistema di alimentazione con due carburatori a doppio corpo invece dei classici quattro carburatori separati. Il risultato? Una moto fluida, godibile, con i suoi 36 CV a 11.000 giri/min. Numeri non da record, ma un pacchetto bilanciato che puntava a distinguersi più per qualità di guida che per pura potenza.

La concorrenza e la corsa verso l'alto
Purtroppo, nel giro di due anni lo scenario cambiò radicalmente. Il boom delle repliche e la corsa ai cavalli portarono Yamaha a lanciare nel 1985 la FZ250 Fazer (4 cilindri, 16 valvole, 45 CV) e Honda a rispondere l’anno dopo con la CBR250 Four, anch’essa capace di 45 CV. In quel contesto, i 36 CV della GS250FW rischiavano di sembrare pochi. Suzuki corse ai ripari: nel 1984 aumentò la potenza a 38 CV e trasformò la GS250FW in GF250, naked più accessibile e versatile, pensata per un pubblico meno interessato alle prestazioni estreme.

La versione naked e la nascita della GF250
La nuova strategia funzionò. La GF250, con il suo look più semplice e l’impostazione turistica, conquistò motociclisti diversi rispetto agli appassionati delle super sportive. La moto offriva stabilità, comfort e un feeling “adulto” che la rese unica nel panorama delle 250 dell’epoca. Il motore continuò a evolversi e nel 1986 arrivò finalmente ai 45 CV, allineandosi alla concorrenza. Nello stesso anno fu introdotta la GF250S, con semicarenatura ridisegnata, parabola del faro in vetro curvo e dettagli più ricercati. Non mancò neppure una versione speciale, la GF250S Special, con sella monoposto dotata di vano portaoggetti e grafiche dedicate.

Nonostante il progresso della concorrenza, la GS250FW/GF250 riuscì a ritagliarsi una nicchia stabile, rimanendo in produzione fino alla fine degli anni Ottanta, quando i tempi erano cioè ormai maturi per l’arrivo di un’altra grane protagonista Suzuki, la Bandit. Ma quella è tutta un’altra storia…
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