Budget 5k: 10 moto d'epoca da regalarsi a Natale
Cosa c’è di più magico di una moto d’epoca che richiama ai tempi di quando eravate ragazzi e quelle moto le sognavate? Ecco 10 modelli da chiedere a Babbo Natale
Natale è ancora lontano ma cominciano a spuntare i panettoni e le luci. Avete già pensato al vostro regalo? Non a quelli da chiedere ma a quello da fare a voi stessi. Qualcosa di magico come può esserlo una moto d’epoca che richiama ai tempi di quando eravate ragazzi e quelle moto le sognavate. È così che funziona: diventando grandi si desiderano le moto che ci incantavano allora, ai nostri tempi. È anche in base a questo che variano le quotazioni: qualche anno fa per una bella Moto Guzzi Falcone Sport 500 ci volevano 12.000 €, oggi potete averla per 8000 perché la richiesta è precipitata. Quelli che comprano le moto d’epoca oggi erano ragazzi tra gli anni ‘70 ed ‘80, ed è a quelle che si rivolgono.
Il paese dei balocchi
Così eccovi una piccola selezione di sogni, ma non di sogni proibiti: limite di prezzo 5000 €, sapendo che è un dato del tutto indicativo perché varia a seconda delle condizioni del veicolo, della disponibilità dei documenti e tante volte anche in base alla fortuna, se incontrate qualcuno che fa poche storie pur di liberarsi di un oggetto ingombrante che non vuole più tra i piedi.
Dunque apriamo le porte del paese dei balocchi. Partendo dalle piccole cilindrate. E non crucciatevi se non trovate quella che pensavate voi: è una selezione in base al gusto personale, oppure in altri casi il “vostro “modello supera i limiti di prezzo.
Aprilia AF1 125 4000 euro
Quasi una leggenda per chi aveva 16 anni tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90., quando il mercato delle 125 cm³ tirava fortissimo e le moto avevano prestazioni impressionanti in rapporto alla cilindrata… e all’età del conducente. Per quei tempi, la AF1 125 tecnicamente era all’avanguardia: telaio a doppio trave quando molti erano ancora in tubi, forcellone monobraccio e ruote di 16”, con una carenatura estremamente aerodinamica. Quasi una moto da corsa. La prima versione del 1987 montato un motore Rotax V 127 monocilindrico due tempi, aveva 27 CV a 8800 giri/minuto e sfiorava i 160 km/h. Nel 1988 arrivò la seconda serie con la forcella a steli rovesciati e il nuovo motore Rotax 123 e la potenza salì a 29 CV a 10.500 giri/minuto, e successivamente arrivò a quasi 30 CV mentre la velocità aumentò fino a sfiorare i 170 km/h. Venne prodotta fino al 1992, oltre per che per la tecnica evolutissima spiccava anche per le colorazioni originalissime di numerose versioni.
Benelli T 125 2C 2200-2500 euro
Venne prodotta tra il 1971 e il 1986, in tre differenti versioni: la prima, la SE che significa “Seconda Edizione” e la Sport. A distinguerla il brillante motore bicilindrico a due tempi che la metteva in concorrenza con l’Italjet Buccaneer. Era piuttosto essenziale come tutte le moto di quei tempi, nella prima versione il freno anteriore era ancora a tamburo, e l’accensione a puntine. Però le prestazioni erano brillanti, e lo divennero ancora di più con la SE, quando i cilindri in ghisa vennero sostituiti da altri in lega leggera a canna cromata e la potenza salì a 17 CV a 8100 giri/minuto. La velocità massima era intorno a 120 km/h. Chi avesse intenzione di acquistarne una per usarla normalmente farà bene a ricordare che non ha il miscelatore, e siccome da moltissimi anni i distributori non vendono più miscela come invece avveniva allora, per fare rifornimento la miscela bisogna farsela da soli.
Honda NSR 125 4500 euro
Un’altra protagonista assoluta dei tempi d’oro del 125 cm³. Venne prodotta dal 1988 al 2001 in tre versioni, ed era caratterizzata dal telaio a doppia trave costituito da due semi gusci in lega di alluminio pressofusi, imbullonati. Una soluzione adottata per la prima volta in assoluto. Nella terza serie venne mantenuta la stessa costruzione ma fu modificata la forma del telaio, denominato Z-Frame.
Disponibile sia in versione Naked che carenata, aveva un motore monocilindrico a due tempi di 125 cm³ che nella versione più evoluta era arrivato a 27 CV; qualcosa in meno delle rivali Cagiva Mito, Aprilia RS e Gilera SP, in cambio però di una maggiore affidabilità e una maggiore trattabilità. Caratteristiche che, insieme alla forza del marchio Honda, la portarono a una grande diffusione.
Honda CB 350 Four 3500 - 5000 euro
La Honda aveva già sfondato sul mercato italiano con la CB 750 Four, una delle prime maxi di grande diffusione, e nel 1972 cominciò a produrre anche questa 350 cm³ resa molto appetibile dal motore a quattro cilindri, e dal fatto che sul mercato nazionale 350 cm³ erano il limite per i diciottenni; cilindrate superiori erano consentite solo a partire dal 21º anno di età. Piacevole e accattivante, aveva una bella linea e sfoggiava soluzioni all’avanguardia per l’epoca, come il freno a disco anteriore e l’avviamento elettrico. L’accensione invece era ancora a spinterogeno con puntine platinate e condensatori. Le prestazioni erano discrete, 34 CV a 9500 giri/minuto, ma era un motore che amava girare “allegro”, con l’aiuto di un cambio a sei marce che a quell’epoca non era una cosa scontata.
Il telaio era in tubi tondi e la sospensione posteriore a due ammortizzatori, sulla forcella ancora i copristeli come si usava al tempo. E tuttora un gran bell’oggettino, una delle moto di cilindrata minore più sofisticate mai prodotte, e per giunta si trova a cifre molto contenute.
Moto Morini 3½ 3500 – 4500 euro
Ai suoi tempi fu un successone e tuttora è una moto molto appetibile se avete intenzione di usarla sul serio: affidabile, con discrete prestazioni e ottime doti di guida. È quella con cui la Casa bolognese passò alle medie cilindrate, spinta da un motore bicilindrico a V di 72° di 350 cm³ progettata dal brillante tecnico Franco Lambertini. Diverse le particolarità: le testate Heron a camera piatta, uno dei primi cambi a sei rapporti montati su moto di serie, i due cilindri leggermente sfalsati per favorire il raffreddamento di quello posteriore. La distribuzione è ad aste e bilancieri.
Il motore era stato progettato per essere modulare e infatti venne usato per numerosi modelli bicilindrici di 250, 350 e 500 cm³, ed anche per i monocilindrici Morini di 125 e 250 cm³.
Il telaio era a doppia culla chiusa in tubi tondi, con la sospensione posteriore a due ammortizzatori, mentre il freno a tamburo anteriore della prima versione, del 1973, venne subito sostituito da un disco, poi diventati due. In un secondo tempo arrivò anche il freno a disco posteriore
La Moto Morini 3½ venne prodotta dal 1973 al 1983, sia nella versione GT, turistica, che nella più apprezzata versione Sport con i semi manubri. Era una delle 350 più brillanti dell’epoca con i suoi 40 CV, resa ancor più appetibile dal fatto che nel 1976 l’IVA per le moto oltre 350 cm³ passò al 36%, mentre per le 350 rimase al 18%.
Piaggio Ciao 650-4000 euro
Impossibile trascurarlo anche se stiamo parlando di moto, perché in questo momento sul mercato dell’epoca il signore dei ciclomotori è uno dei veicoli più ricercati. Chi, tra gli “anta”, non ha un ricordo legato al ciclomotore progettato dall’ingegner Bruno Gaddi? È rimasto sulla breccia la bellezza di 39 anni, dal 1967 al 2006, rivoluzionario all’esordio e un classico quando uscì dai listini. Costi di produzione e peso ridotti al minimo, stava sotto i 40 kg a secco, saliti poi a 43, e a 48 nelle versioni con miscelatore; il telaio era in lamiera d’acciaio, rigido al posteriore e dotato di una modesta sospensione anteriore a biscottini: il comfort era affidato al molleggio della sella. Freni a tamburo davanti e dietro, il motore era monocilindrico orizzontale a due tempi di 49,77 cm³, con distribuzione regolata da una spalla dell’albero motore e raffreddamento ad aria forzata per mezzo di una ventola ricavata sul volano magnete. Avviamento a pedali, che erano utili anche in salita perché il variatore c’è soltanto in alcune versioni. La velocità era intorno ai 45 km/h e con quella ciclistica andava bene così, ma molti preparatori si sono cimentati realizzando scarichi ad espansione e cilindri per incrementarne le prestazioni.
Attenzione che nonostante la semplicità del Ciao nel tempo sono state apportate numerose modifiche, ci sono state ruote di 19”, 17”! e 16”, profili coprimotore tondi e squadrati, fanali tondi e squadrati e tanto altro ancora, e sono cose che sul prezzo fanno molta differenza. Un “prima versione”, di quelli ancora con la forcella rigida e il freno a cavallotto come le biciclette, può costare uno sproposito. In generale, in questo momento le quotazioni sono salite ma un veicolo così semplice si trova a prezzi comunque molto accessibili.
Piaggio Vespa PX 2500 - 3500 euro
La Vespa, ancor più del Ciao, in questo momento è al vertice delle richieste e i prezzi sono saliti alle stelle. Quindi se ne volete una d’epoca e il budget deve restare entro i 5000 € la PX è una delle poche praticabili, e comunque una scelta molto interessante. Arrivò nel 1977 ed è rimasta in produzione fino al 2017, cioè la bellezza di quarant’anni nella quale ha mantenuto fondamentalmente la stessa struttura di base. La scocca in acciaio aveva dimensioni più generose di quelle della Primavera, la nuova sospensione anteriore antiaffondamento garantiva una maggiore stabilità in frenata e la sospensione posteriore aveva una maggiore escursione. Nuovo anche il motore, monocilindrico a due tempi r di 125 cm³affreddato ad aria forzata, con l’aspirazione nel carter controllate dalla spalla dell’albero motore. Venne affiancato dalle versioni di 200 e 150 cm³, nel 1984 arrivò anche l’avviamento elettrico.
Anche qui si sono succedute numerose versioni diverse per colorazioni, particolari di carrozzeria ma anche implementate con l’introduzione del freno a disco anteriore e di miglioramenti del motore: aveva il cilindro in ghisa, ma ci fu anche la versione 125 T5 Pole Position a cinque travasi con cilindro in alluminio cromato e differenti misure di alesaggio e corsa, arrivava a 12 CV contro i 7,7 della versione standard, velocità massima 105 km/h contro 97.
Prodotta in numerosissime versioni, venne pensionata nel 1988 con l’arrivo della Cosa, ma a seguito dell’insuccesso di quest’ultima venne riesumata nel 1994. Alla fine del 2007 l’uscita di produzione con il modello denominato non a caso Vespa P125X Ultima Serie. Non era vero: visto quanto vendeva la copia indiana LML, la PX tornò a listino nel 2011, per uscirne definitivamente nel 2017 a causa degli eccessivi costi che avrebbe avuto l’adeguamento alla normativa Euro 4.
Piaggio Vespa 50 Special 3000 – 4000 euro
È stato uno dei modelli più diffusi, prodotto dal 1969 al 1982, reso popolarissimo da una azzeccata campagna pubblicitaria con slogan che fecero colpo sui giovani, e riportato alla ribalta dal successo della canzone dei Lunapop “50 Special”.
Linea e finiture accurate, nella prima versione aveva il cambio a tre marce e le ruote di 9”, divenute di 10” nella seconda versione, quella di maggior successo, datata 1972. Nel 1975 arrivò anche la terza con il motore a quattro marce. Spinta da un monocilindrico a due tempi di 50 cm³, nel corso degli anni fondamentalmente è rimasta uguale a se stessa, modificata solo in alcuni particolari. Fu il cavallo di battaglia dei quattordicenni di allora, spesso modificata con il montaggio di una sella a due posti che permetteva di caricare un passeggero, nonostante il Codice della Strada non lo consentisse.
KTM 125 - 250 GS anni ‘70 2500 – 4000 euro
Nei primi anni ‘70 le moto austriache dominavano le gare di enduro, allora denominata regolarità, e i piloti italiani mietevano successi alle Sei Giorni. Una faccenda che non ha niente di speciale perché si è ripetuta molte volte nel tempo, ma in quegli anni il “Kappa” era diventato anche una questione di moda e non lo guidavano soltanto i fuoristradisti sfegatati: i ragazzi delle famiglie “bene” lo usavano come alternativa alla Vespa. Più ruvido, sporcava abbastanza per via dello scarico sfumacchiante del suo motore a due tempi, ma andavo forte. E poi… era il “Kappa”. Particolarmente apprezzati quelli che montavano il motore Sachs a sei marce, con serbatoio e fianchetti azzurri. Moto eccellenti per quei tempi, non soprattutto foriere di nostalgici ricordi oggi.
Moto Guzzi V35 Imola 2000 – 3000 euro
Verso la fine degli anni ‘70 la Moto Guzzi ricavò una versione ridotta del suo motore bicilindrico a V di 500 cm³ per rientrare nella fascia meno tassata e guidabile anche da chi non aveva ancora compiuto 21 anni. Vennero prodotte numerosissime versioni della V 35 di 350 cm³, custom, turistiche e anche sportive. Le due denominate Imola e Imola II furono tra le più apprezzate. La prima restò in gamma dal 1979 al 1983, la seconda dal 1984 al 1987. Erano sportive non esasperate ma piacevoli e impiegavano lo stesso solido telaio di tutta la serie V 35. Cupolino e semi manubri, nella seconda versione anche il puntale, erano stabili ma non troppo maneggevoli, la prima con motore a 2 valvole (qui sopra) non brillava per le prestazioni ma aveva una buona affidabilità, la seconda con motore a 4 valvole (qui sotto) era più potente ma molto più fragile: la distribuzione 4V è di cristallo, ed è meglio farla girare ben al di sotto del regime massimo.
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