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I motori che sono durati di più nella storia delle moto

La tecnologia fa passi da gigante in tutti i settori, specialmente in quello delle moto, ma i motori, almeno nel loro principio base hanno tutti qualcosa in comune. Ecco sette unità storiche, tra le più resistenti e longeve del secolo scorso
Nella storia delle moto ci sono alcuni motori che per scelte progettuali azzeccate e per la loro versatilità non hanno sentito lo scorrere del tempo, restando immuni al cambiamento tecnologico che divampava attorno a loro. Ecco i propulsori e le rispettive moto con più anni “sul groppone” dal punto di vista della presenza sul mercato.
 

Moto Guzzi V50/V7 – 1978-2008

Con la V50 del 1978 Moto Guzzi inaugurò la cosiddetta “serie piccola”, nata per contrastare le concorrenti giapponesi di media cilindrata. Il motore era un bicilindrico a V trasversale di 500 cm³ raffreddato ad aria, con distribuzione ad aste e bilancieri, solido e facilmente adattabile. La formula si rivelò efficace: dalla V50 I alla V50 III, passando per la Monza sportiva e la versione custom “C”, il progetto rimase sul mercato per oltre un decennio, venendo anche adottato dalle forze di polizia italiane e straniere. La piattaforma fu successivamente rilanciata negli anni 2000 con le V7 Classic, V7 II e V7 III, mantenendo l’architettura a V frontemarcia e un’impostazione tecnica simile, segno della validità del progetto iniziale. Il motore, pur aggiornato per emissioni e consumi, conserva nel tempo l’identità storica della “piccola Guzzi”

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Suzuki GSX-R750 1985-1992 (foto in alto)

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Lanciata nel 1985, la GSX-R 750 nasce con un motore con raffreddamento misto ad aria ed olio (SACS) dotato di 106  CV di potenza erogati a 10.500 giri al minuto, ed un peso a secco di 179 kg. Questo motore, anche dopo l'introduzione nel 1992 del raffreddamento ad acqua venne utilizzato su molte altre Suzuki, a partire dalla famiglia GSX-F sia 600 sia 750, ma anche Bandit.




Triumph Speed ​​Twin 1937-1988

Il bicilindrico parallelo della Speed Twin divenne la base di una gamma di modelli che durò per decenni. Nato inizialmente come 500, nel corso degli anni è aumentato fino a 650, poi a metà degli anni 70 arrivò a 750. Questo propulsore, soprattutto nella cilindrata mediana, 650 fu uno dei più equilibrati e divertenti mai prodotti dalla casa inglese fino alla sua chiusura, proprio nel 1988.




Honda CB125 1973, 2003

Il piccolo monocilindrico Honda è stato montato su tre modelli storici della produzione Honda, tutti dotati di fascino e di un discreto seguito commerciale. Prima arrivò la CB125, poi fu la volta delle XL dal sapore vagamente fuoristradistico. Era prodotto nella fabbrica italiana di Atessa per dar modo a Honda di vendere moto di piccola cilindrata sul nostro mercato, aggirando così i limiti all'importazione di moto di cilindrata fino a 350 che vigevano in italia negli anni 70 e 80. Questa unità è arrivata fino al 2003, montata sul modello CityFly.




Ducati Pantah 1980-2025

La moto progettata da Fabio Taglioni provedeva un motore desmo inizialmente previsto in cilindrata 500, poi cresciuto a 600 e infine 650. Lo stesso motore, però venne riadattato e ampliato per andare a collocarsi su modelli altrettanto storici come la 750F1, la 750SS e la 900SS, arrivando alla alla Monster 796/1100 e le Scrambler tuttora in listino. 




Yamaha XT660 Ténéré 1991-1999

La media crossover Yamaha aveva un motore monocilindrico raffreddato a liquido con cinque valvole. Purtroppo, questa unità, dotata di prestazioni favolose e un'erogazione pressoché perfetta, non riuscì a compensare il resto della moto , fatta con pezzi troppo economici per poter restare nel cuore degli appassionati.




Kawasaki Z750 ad aria 1979-2004


Derivata dal Z650 la 750 venne prodotta dal 1976 al 1989 in cinque versioni, normale (senza sigla finale) "L", "GT", "sport", "LTD" e "Turbo", tutte con avviamento elettrico... Il quattrocilindri montato su questa moto rappresentò un punto di svolta andando a diventare un “volano” per lo sviluppo delle naked moderne.


BMW  R60 / 75/80/90/1000 1974-96


La sesta serie della serie R, presentata nel 1974 rappresentò la svolta moderna delle moto BMW. Il motore boxer salì da 500 a 600 cm3, per poi lievitare fino a 750 e 900. La successiva serie 7 replicò il successo della precedente tanto che la casa tedesca ampliò la gamma a tal punto da coprire quasi tutta la richiesta di mercato e il loro fascino (e la loro affidabilità), nonostante siano passati più di 40 anni, è rimasto invariato fino a i giorni nostri. 

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