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Moto Guzzi Galletto 192: lo scooter-moto di Mandello del Lario

Pratico come uno scooter, solido come una moto: il Galletto di Moto Guzzi fu il mezzo ideale per un’Italia che ripartiva. Nato nei primi anni Cinquanta, resta oggi un’icona a due ruote, testimone autentico di un’epoca che non c’è più…

Moto Guzzi Galletto

Unico per forme e linee, il Galletto di Moto Guzzi rappresenta un’icona dell’Italia del dopoguerra. Tra le diverse versioni, quella da 192 cm³ è stata la più prodotta, con oltre 40.000 esemplari realizzati. Ancora oggi è relativamente facile trovarne uno sul mercato, grazie anche alla meccanica robusta. Di ricambi se ne trovano ancora, per di più a prezzi decisamente accessibili. Cosa non scontata quando si parla di mezzi con quasi un secolo sulle spalle. Ma partiamo dagli inizi…

Quasi 60 anni dopo il suo debutto, il Galletto resta un oggetto familiare nella memoria italiana. Non ha avuto la stessa popolarità di Vespa o Lambretta, ma è stata comunque una presenza diffusa per anni sulle nostre strade. Guidato da operai, artigiani, maestri, sindacalisti e persino parroci, è stato per almeno dieci dei suoi sedici anni di produzione un successo unico nel suo genere. Le sue doti di affidabilità e comodità lo rendevano un mezzo inarrestabile, estivo e invernale, nonostante le prestazioni contenute. Da qui gli oltre 40mila esemplari prodotti e venduti in poco più di dieci anni…

La versione 192 cm³

Come detto, il modello più diffuso - e quindi anche più facile da reperire - è quello motorizzato con il monocilindrico da 192 cm³, disponibile sia con avviamento a pedale, con carrozzeria che richiama chiaramente le prime serie da 160 e 175 cm³ — considerate da molti le più belle — sia con avviamento elettrico (dinamotore), introdotto nel 1961. 

Motore, trasmissione e cambio

Progettato da Carlo Guzzi, il monocilindrico orizzontale con valvole in testa, monta un grosso volano esterno e adotta la lubrificazione a carter secco. La potenza non superava mai i 7,7 CV del 192 con avviamento elettrico, con una velocità massima intorno agli 85 km/h. La frizione era a dischi multipli in bagno d’olio, mentre la trasmissione ad ingranaggi con dentatura elicoidale tra motore e cambio. Quest’ultimo non era però tra i meglio riusciti: grattava e l’escursione della leva era troppo ampia. Se usato con calma si dimostrava però affidabile e funzionale. Nel corso degli anni, la meccanica è cambiata: il preselettore del cambio, esterno nel 150, diventò infatti interno nella versione da 160, mentre l’impianto elettrico si evolveva passando dal volano magnete al sistema con dinamo sul 192 cm³ (quello di cui vi parliamo oggi).  La potenza non superava mai i 7,7 CV del 192 con avviamento elettrico, con una velocità massima intorno agli 85 km/h. 

Telaio, sospensioni, ruote e freni

Il telaio, aperto e a struttura mista in lamiera scatolata con profilati di acciaio, lavorava sul Galletto insieme ad un forcella telescopica con bracci oscillanti inferiori davanti e ad un braccio oscillante con molle a spirale racchiuse in apposita custodia sopra il motore al posteriore. Le ruote: intercambiabili, erano a raggi con cerchi in lega leggera  da 17x2 calzate da  pneumatici nelle dimensioni 2,75-17 davanti e 3,00-17 R dietro.  Infine i freni, a tamburo sia davanti che dietro. Anteriore e posteriore a tamburo. Il tutto per un peso a secco di 120 kg. 

Tra moto e scooter 

Ciò che fin da subito colpì del Galletto furono le linee. In gran parte in alluminio leggero (paragambe, parafanghi e coperchi motore, il resto in acciaio), la carrozzeria avvolgeva sia la meccanica che il pilota, ben protetto da vento, pioggia e sporco. La possibilità di salire sul Galletto come su uno scooter, infilando la gamba tra sella e scudo anteriore, era una caratteristica molto apprezzata — tanto che molti parroci lo preferivano proprio per poter mantenere la tonaca pulita. Non mancava però la possibilità di salire come su una moto tradizionale, alzando la gamba oltre la sella. Tra i dettagli più ricercati non sfuggono all’occhio il faro da 150 mm (130 mm nella versione ad avviamento elettrico), la classica chiave di accensione che comanda luci e motore e, su tutti,  il tachimetro/contachilomi, per la prima volta di serie su di una Guzzi.

Numeri, omologazioni e colori

Il Galletto 192 è stato prodotto dal 1954 al 1966 in 40.250 esemplari. Omologato ufficialmente il 13 maggio 1954, venne ri-omologato il 6 agosto 1960 per adeguarsi al Nuovo Codice della Strada e nuovamente aggiornato nel 1961 con l’introduzione dell’avviamento elettrico. Per quanto riguarda le colorazioni, la versione con pedivella era disponibile in rosso e avorio, mentre quella con avviamento elettrico in rosso o grigio.

La fine

La produzione del Galletto si concluse nel 1966, segnando la fine di un'era per il marchio di Mandello del Lario. Con l'acquisizione della Moto Guzzi da parte della SEIMM, la nuova proprietà decise infatti di interrompere la produzione dei modelli considerati obsoleti o poco redditizi, tra cui il Galletto.

Un pezzo di storia

Oggi il Galletto è un mezzo da collezione. A metà degli anni Cinquanta la versione da 192 cm3 veniva venduta ad un prezzo di circa 250.000 lire, qualcosa meno della metà di quello che costava una 500. Oggi, fermo restando che condizioni e stato possono influenzare il prezzo, lo si può acquistare usato per cifre vicine ai 3.500 euro. Prezzo che scende anche sotto i 2.000 per i modelli ancora da restaurare.

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Mihawk
Ven, 08/08/2025 - 13:02
Ma davvero c'è gente che spende 3.500 Euro per un pezzo di ferro vecchio che a suo tempo costava 250.000 Lire?