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Moto d’epoca: le maxi a meno di 5000 euro che sono un affare irresistibile

Con un budget limitato a soli 5000 € sul mercato delle moto d’epoca si può trovare qualcosa di interessante pure tra le maxi moto, anche se bisogna diffidare dei prezzi troppo stracciati … Ecco qualche buona idea

Si resta quasi sorpresi nello scoprire che anche con un budget limitato a soli 5000 €, nel mercato delle moto d’epoca si può trovare qualcosa di interessante pure tra le maxi moto. Molto meno che nei segmenti delle piccole e medie cilindrate naturalmente, perché il prezzo d’acquisto originale ha comunque una certa influenza su quello dell’usato. Qualcosa di interessante comunque si può trovare.

Attenzione alle occasioni troppo ghiotte però: se il prezzo è troppo basso c’è il rischio che siano necessari grossi lavori per ripristinare la moto, e le cifre possono lievitare parecchio. Soprattutto se la scelta è caduta su una quattro cilindri, bella finché si vuole ma complessa e composta da un elevato numero di pezzi. Attenzione anche alla disponibilità di ricambi, sebbene questo sia un problema che riguarda tutte le cilindrate.

D’altro canto ci sono alcuni modelli che si sono notevolmente deprezzati, per l’arrivo di versioni più aggiornate o per quegli strani meccanismi di questo particolarissimo settore, per cui una moto rarissima può avere un notevole valore e un’altra, anch’essa prodotta in piccoli numeri, può non valere niente. Spesso a fare la differenza è la storia che c’è dietro a un modello, ma i criteri sono tutt’altro che rigorosi: a mo’ di esempio, la Ducati 125 quattro cilindri da Gran Premio degli anni ‘50 non ha mai corso e non ha una storia, quindi è solo un prototipo come un altro, ma quando la collezione Morbidelli di cui faceva parte venne messa all’asta, il prezzo di partenza era elevatissimo. Ma non sono questi vostri problemi: qui cerchiamo piuttosto di vedere quali moto di grossa cilindrata si possono comperare per quattro soldi, e poi usarle tranquillamente su strada, assaporando sensazioni dei bei tempi andati.

Kawasaki ER-6n/Kawasaki ER-6f                           2000 - 3500 euro

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L’alternativa per antonomasia alla Suzuki SV 650: una moto piacevole nell’aspetto, economica e facile da guidare. Solo, con minore personalità della rivale a causa del suo motore bicilindrico parallelo dall’erogazione talmente lineare che non trasmette forti emozioni. È stata in produzione dal 2005 al 2016 nelle versioni “f”, carenata (qui sopra), e “n”, naked (qui sotto). Il telaio è in tubi di acciaio al cromo molibdeno ed ha una struttura a diamante, ma nel 2019 è stato sostituito da una struttura a doppia trave perimetrale; vista la giovane età però quest’ultima non è più una moto d’epoca. Le sospensioni seguono schemi collaudati: forcella telescopica con steli di 41 mm Ø e sospensione posteriore con un solo ammortizzatore sul lato destro, senza  leveraggi. I tre dischi freno sono a margherita, soluzione cara alla Casa di Akashi, mentre le ruote sono di 17”. 

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Il motore bicilindrico parallelo a quattro tempi di 649 cm³ ha uno schema convenzionale ma il cambio a sei marce è estraibile come sulle moto da corsa, e la marmitta catalitica è tutta sotto il motore, soluzione che permesso di abbassare il baricentro. Ci sono 72 CV (53 kW) all’albero per una velocità massima di circa 205 km/h.

Leggera e maneggevole, è una moto alla portata di tutti, agile e sincera nelle reazioni. Nel 2009 ha visto modificati la strumentazione e il codino, più profondo il restyling del 2012 sia a livello estetico, sia con l’introduzione del nuovo telaio a doppio trave. 

BMW R 1100 GS                         3500 - 5000 euro

La GS è la GS ed ha sempre un certo blasone, ma non sono tutte uguali e non lo sono nemmeno le quotazioni. L’ultima versione o anche una delle primissime, soprattutto se nell’edizione Paris - Dakar, costano un occhio della testa. Molto più abbordabile questo modello prodotto dal 1994 al 1999, che conserva l’aria imperiale di una GS ma non costa come i gioielli della corona. È stato il primo di questa famiglia a utilizzare il motore raffreddato ad aria e olio, naturalmente sempre bicilindrico contrapposto con trasmissione finale a cardano, mentre quelli precedenti avevano il motore della vecchia generazione, raffreddato ad aria soltanto. Questo ha 80 CV (59 kW) a 6750 giri/minuto e una coppia di 9,8 kgm (97 Nm) a 5250 giri/minuto.

Le sospensioni sono quelle che da lunghissimo tempo caratterizzano l’ammiraglia della Casa bavarese: Telelever anteriore e Paralever posteriore.

Ducati 750/900 Super sport             3500 – 5000 euro

È una gran bella moto da usare su strada, caratterizzata da grande stabilità e un motore che “tira” sempre ed ha cavalli anche in alto. La prima serie è stata prodotta dal 1988 al 1998 ed ha forme tondeggianti caratteristiche di quegli anni. La 900 montava un motore bicilindrico a L due valvole di 904 cm³ derivato dalla serie Pantah, con cambio a sei rapporti; venne affiancata dalla 750 SuperSport, più economica, che invece aveva il motore della Paso 750 con cambio a cinque rapporti e all’anteriore un solo disco freno. La seconda serie. (qui sotto), lanciata nel 1998, manteneva più o meno le stesse caratteristiche ma era stata sottoposta a un profondo restyling ad opera di Pierre Terblanche: arrivarono una nuova carenatura che somigliava parecchio a quella della Ducati Supermono corsa e venne introdotta l’iniezione elettronica al posto dei carburatori. La SS era disponibile sia con la carenatura completa che con la semicarenatura, con il motore di 750 cm³ oppure con la più apprezzata versione di 900 cm³; entrambe rimasero in produzione fino al 2003, quando la gamma fu rimodulata e le nuove 620, 800 e 1000 cm³ sostituirono le 900 e 750.

Honda VF 1000 F                                4000 euro

La Honda produsse la VF 750 F dal 1983 al 1985, e verso la fine di una onorata carriera vi sovrappose la VF 1000 F che manteneva la stessa struttura generale e le stesse caratteristiche ma si poneva un gradino più in alto per quello che riguarda le prestazioni. Alla versione di minore cilindrata somigliava parecchio, sia esteticamente che tecnicamente. Semi carenatura e puntale, manubrio rialzato e una sagoma sottile grazie al motore quattro cilindri a V da cui prendeva il nome, “V-Four”. Le due bancate avevano un angolo di 90°, il raffreddamento era a liquido, la distribuzione era doppio albero a camme in testa con quattro valvole per cilindro e le misure di alesaggio e corsa superquadre, 77 x 53,6 mm. La frizione era a comando idraulico. Una moto all’avanguardia nel motore e nella ciclistica, con un bel telaio a doppia culla in tubi quadri e la sospensione posteriore monoammortizzatore. Veniva proposta nelle versioni VF 1000, VF 1000 F e la sportivissima VF 1000 R.

Kawasaki GPZ 750                2000 - 3500 euro

Il primo modello, quello del 1982, aveva il manubrio alto, un piccolo cupolino e la sospensione posteriore a due ammortizzatori, ma quella che fece la storia fu la versione dell’anno dopo, con la semi carenatura, il manubrio basso e la sospensione posteriore Uni-Track. Vennero modificate anche la geometria di sterzo e il motore, dotato di alberi a camme con maggiori alzate e carburatori Mikuni di 34 mm Ø, differenti camere di combustione e radiatore dell’olio. Era una delle sportive più in voga in quel momento e ottenne risultati significativi nelle gare per moto di serie, guadagnandosi una fama lusinghiera. In quel momento tutte le Case giapponesi stavano realizzando moto sovralimentate ed è su quella stessa base che la Kawasaki realizzò la versione con turbocompressore. La GPZ 750 R aveva 98 CV a 10.000 giri/minuto, la Turbo arrivava a 112 CV a 9000 giri/minuto. Quest’ultima non ebbe un gran successo, poco trattabile come lo erano tutte le turbo dell’epoca, ma se anche ne trovaste una il prezzo sarà molto superiore ai 5000 € del nostro budget.

Suzuki DR 750 S Big/800 S Big                    3800 - 5000 euro

Quando la Suzuki presentò questa endurona suscitò un certo scalpore perché la spingeva il monocilindrico più grosso mai andato in produzione fino a quel momento, primato che mantiene tuttora. Di qui il nome “Big”. Era il 1988 e la cilindrata era 750 cm³, poi nel 1990 diventò addirittura 779 cm³. C’era il boom di questo segmento ma la DR 800, ultima di una famiglia nella quale si erano succedute le DR 400, 600, 650 e 750, si distingueva ugualmente dalla massa. Aveva forme muscolose – il maxi serbatoio poteva contenere 29 litri di carburante, per un’autonomia dell’ordine di 450 km – ma azzeccate, e il suo “becco” sotto il fanale anteriore era destinato a fare scuola, ancora oggi impiegato su moltissime crossover. Il telaio era a doppia culla in tubi di acciaio a sezione quadrata, con la sospensione posteriore monoammortizzatore.

La particolarità però era il motore, con le sue gigantesche misure che avevano portato a scelte tecniche originali: aveva la distribuzione monoalbero con quattro valvole e un sistema a doppia accensione elettronica a transistor con due candele, era alimentato da due carburatori Mikuni eeper contenere le forti vibrazioni era dotato di due contralberi di equilibratura. Nella versione di maggior cilindrata disponeva di 54 CV a 6600 giri/minuto e di una coppia di 59 Nm a 5400 giri/minuto.

Yamaha TDM 850      1500 - 3000 euro

Fu la prima a introdurre il concetto di crossover anche se quando arrivò, nel 1991, questa parola non si usava ancora. Una moto stradale che poteva concedersi qualche uscita in fuoristrada leggero stuzzicò la fantasia di molti, necessitò di un po’ di tempo per sfondare ma già al secondo anno fu un successo. Aveva una silhouette piuttosto originale ma azzeccata e montava un bicilindrico parallelo a quattro tempi con cinque valvole per cilindro, raffreddamento a liquido e cambio a cinque marce. Il telaio era a doppio trave in alluminio. Nel 1996 il primo notevole cambiamento con l’adozione di un nuovo telaio, nuova silhouette e un motore profondamente rivisto nel quale la fasatura degli scoppi era stata portata a 270° per incrementare la coppia. Aveva 78 CV a 7500 giri/minuto e 8,1 kgm a 6000 giri/minuto, il cambio era a cinque marce. Nel 2002 la cilindrata passò a 897 cm³, l’alimentazione divenne a iniezione elettronica e cambiò nuovamente il design, aggiornato con linee più moderne. Rivista più volte in numerosi dettagli nel corso degli anni, è rimasta in gamma fino al 2014, quando è uscita dal listino per essere sostituita dalla Tracer 900.

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